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Epistory e la gioia di scrivere

Epistory – Typing Chronicles è proprio il gioco delle sorprese. Titolo di cui ignoravo completamente l’esistenza fino alla mail di giopep che mi ha proposto la recensione, e il parto dei per me sconosciuti Fishing Cactus, studio belga che, a quanto pare, è specializzato nei “Serious game”. Sì, dai, ne avrete sentito parlare anche voi qualche volta: sono quei giochi in cui, a fianco dell’aspetto ludico, la componente educativa è molto forte, tanto da essere affiancati a programmi di formazione aziendali tradizionali. Ed Epistory, con il suo uso intenso della tastiera, ad una prima occhiata può proprio assomigliare a un software educativo. Nei panni di una ragazza al galoppo di una volpe a tre code (o viceversa, boh), il gioco in realtà narra la storia di una scrittrice in preda a una crisi creativa, con lo strambo duo di cui sopra che costituisce la “musa” pronta a riportare l’ispirazione alla donna. Insomma, Epistory è un gioco sul blocco dello scrittore e sulla paura della pagina bianca.

Il mondo del gioco è composto proprio da fogli di carta che, come in un origami, si piegano e combinano a formare strutture e animali. Non pensate però al look “piatto” tipico di Paper Mario: qui la visuale è semi-isometrica, con corpi tutti “pieni” e ben solidi. Inutile dire che, mai come in questo caso, screenshot e video sono meglio di cento parole: da vedere, ancor più in movimento, Epistory è veramente magnifico, un gioco di rara bellezza per stile e ispirazione. Quando, durante il proseguimento, nuove zone della mappa si apriranno all’esplorazione, l’effetto è davvero da restare a bocca aperta, con fogli di carta che prendono vita e compongono le nuove aree.

I primi passi in Epistory possono un po’ ricordare quelli di Zelda. Ci si muove in questa mappa, esplorandone i vari angoli, combattendo con mostriciattoli vari fino ad arrivare nei dungeon, zeppi di avversari ed enigmi che ci separano dal nuovo potenziamento in grado di farci proseguire nell’avventura. Ma Epistory non è il classico action adventure con qualche puzzle. Come suggerisce il sottotitolo del gioco, alla base di tutto c’è il “typing”, il battere a mano parole per compiere azioni. Sì, proprio come sto facendo ora mentre scrivo questa recensione. Il sistema è intelligentissimo: le parole non sono scelte a caso ma, anzi, hanno spesso un collegamento con l’elemento con il quale andremo a interagire. Per distruggere una roccia, per esempio, sarà necessario scrivere un nome di un minerale; per abbattere un mostro molto grosso la parola adatta sarà invece particolarmente lunga, quando invece per un piccolo e sfuggente insetto andrà bene “BUG”. Ah ecco: vi chiarisco fin da subito che io, Epistory, l’ho giocato in lingua inglese. La traduzione italiana pare essere in fase di lavorazione e credo necessiterà un bel po’ di lavoro capace, visto l’importanza di ogni singola lettera al posto giusto.

Le scritte sul suolo sono (alcuni) dei frammenti di una storia da ricomporre.

Se la storia è infatti narrata da brani e frammenti che, minuto dopo minuto, andranno a districare una matassa all’inizio piuttosto complessa e vaga, ogni singola parola a schermo è parte del gioco. A partire dalle voci dei menù, cliccabili o semplicemente “scrivibili” dall’utente per essere selezionate. Nel corso dell’avventura si sbloccano poteri elementali in grado di infondere peculiari proprietà alle parole che si andranno a scrivere. Ed ecco che il potere del fuoco incendierà bracieri e nemici, infliggendo danni progressivi, mentre quello del ghiaccio solidificherà pozze d’acqua – rivelando prevedibili passaggi – e rallentando i mostri, congelandoli per qualche istante.

Caratteristiche più che benvenute durante i combattimenti, in alcuni casi molto frenetici, che ci vedranno alle prese con orde di insetti e vermi giganti. In queste fasi sarà necessario non solo battere velocemente e correttamente le parole giuste, ma anche passare da un potere all’altro (proprio scrivendo “ICE” per il potere del ghiaccio e “FIRE” per quello incendiario); così come è fondamentale assimilare le diverse velocità di movimento dei differenti mostri, elaborando così rapide strategie su quale colpire per primo e quale invece rallentare o lasciar cuocere a fuoco lento. Il gioco non manca poi di un sistema di combo, il cui sfruttamento intensivo è in grado di far ottenere una marea di “punti” da spendere poi per migliorare le caratteristiche della volpe.

Citazioni zeldose in dungeon zeldosi.

Raccogliendo un determinato ammontare di punti, come in un buon RPG, sarà possibile scegliere quali perk potenziare, tra abilità offensive ed altre legate al movimento e all’esplorazione. Anche in questo aspetto il gioco dei Fishing Cactus si rivela molto intelligente, costringendo il giocatore, volta dopo volta, a decidere se rendere più facile il raggiungimento del dungeon successivo – è possibile sbloccare “l’istinto” che rivela la strada da seguire – o invece agevolare gli scontri, ad esempio potenziando i poteri elementali delle vostre parole.

Epistory è un gioco ispiratissimo e ben curato, in grado di ammaliare sia con le sue idee che con il suo stile audiovisivo. Certo, per chi è proprio impedito nella dattilografia o mastica davvero poco la lingua inglese, il gioco può risultare a tratti molto difficile: in tal caso, suggerisco di attivare nelle opzioni la difficoltà “adattiva”, che cambia a seconda della bravura dimostrata dal giocatore. O di aspettare l’eventuale versione italiana: basta che non vi fate sfuggire Epistory, perché sfrutta davvero in maniera magistrale un’idea che, su carta, può sembrare bislacca.

Ho giocato a Epistory per circa cinque ore su Steam grazie a un codice di gioco inviatomi dagli sviluppatori. Ho lasciato per strada qualche “frammento”, segreti in game per chi è particolarmente dedito all’esplorazione della mappa e del dungeon. Mi reputo decisamente soddisfatto.