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eXistenZ #23 – Need for Speed: le auto con lo schifo intorno

eXistenZ è la nostra rubrica in cui si chiacchiera del rapporto fra videogiochi e cinema, infilandoci in mezzo anche po' qualsiasi altra cosa ci passi per la testa e sia anche solo vagamente attinente. Si chiama eXistenZ perché quell'altro film di Cronenberg ce lo siamo bruciato e perché a dirla tutta è questo quello che parla proprio di videogiochi.

Andando a curiosare sui soliti Metacritic e Rotten Tomatoes, vediamo che Need for Speed può vantare invidiabili medie del 40% da una parte e del 23% (!) dall'altra. Ora, io non posso dire di essere uscito dal cinema soddisfatto, eh, ma 23? Seriously? Onestamente, mi pare un po' un'esagerazione. Più che altro perché, dai, va bene tutto, ma se vai a vedere il film di auto diretto da un ex stuntman e ispirato a un videogioco e basi il tuo bocciarlo completamente sul fatto che la trama fa cacare, non so, secondo me stai un po' perdendo di vista il punto. Il che non significa che ci si debba bere e far andare bene la scrittura agghiacciante e la recitazione pietosa di quasi tutti gli attori, eh, però, insomma, bisogna anche un po' cercare di inquadrare un film per quello che è. Ma mi sto mettendo troppo sulla difensiva, proviamo a ripartire da capo.

Nei mesi che ci hanno portato all'uscita di Need for Speed al cinema, si è fatto un gran parlare dell'approccio scelto dal regista Scott Waugh, che ha esordito due anni fa con Act of Valor e si è vantato di aver approcciato la materia "macchine che sfrecciano e si sfrociano" come si faceva una volta. Niente effetti al computer, se non magari per qualche ritocchino poco invadente, e solo ruspanti, muscolari, unte e rabbiose riprese dal vivo, con attori messi realmente al volante ogni volta che era possibile farlo e auto "vere" che si schiantano, si cappottano, saltellano in giro, esplodono e soprattutto corrono fortissimo. Ora, le virgolette su "vere" sono obbligatorie, un po' perché la sceneggiatura spinge i veicoli a fare cose che, tolta magari la corsa iniziale, tendono spesso a non avere molti appigli con la realtà, un po' anche perché le auto usate sono in realtà riproduzioni e, parola di Fotone, si sgamano lontano un miglio, ma la sostanza è quella giusta.

E infatti le varie corse di Need for Speed, nonostante magari un certo abuso del rallentatore in qualche momento chiave, sono uno spettacolo. Certo, risultano meno esageratamente assurde e spettacolari che in tanti film i cui registi spostano le macchinine in sala di montaggio, ma c'è una forza vibrante e palpabile, coadiuvata da un accompagnamento sonoro che ti fa rombare le budella – nonostante le musiche facciano pietà – e messa in scena con uno stile aggrappato all'asfalto e al volante, che mescola soggettive dall'abitacolo, panoramiche e tutti i trucchi del mestiere di una volta, dando vita a un film di macchine come, fondamentalmente, non se ne fanno più. Non solo: i vari inseguimenti sono stati realizzati infilando con discreta intelligenza le diverse modalità di gioco esplorate da Electronic Arts nel corso degli anni e proponendo quindi situazioni sempre differenti, che riescono a rielaborare furbescamente il materiale d'origine. E, se la mettiamo giù così, Need for Speed sembra un centro perfetto. Purtroppo, ci sono i "ma" menzionati sopra e sono belli grossi.

Aaron Paul alle prese con Scott "Ma" Mescudi.

Quando sono uscito dal cinema, m'era rimasta addosso l'impressione di un film deludente che, se fosse stato approcciato in stile The Raid (parafrasando: 1 minuto di romance, 99 minuti di corse no stop), sarebbe stato un mezzo capolavoro. E invece no. Invece, se vai a guardarti Need for Speed, ti devi sucare due ore di malloppone in cui alla storia viene dato peso pari a quello delle corse (bene) ma la storia fa cacare (male). E fa cacare in una maniera fastidiosa, perché è scritta male, con dialoghi insostenibili, svolte narrative alla come capita più completa, piani ultra-complicati basati su assunti quantomeno discutibili, comicità da distaccamento scrotale istantaneo e, oltretutto, una fastidiosa tendenza a infilare le BATTUTONE anche nel bel mezzo degli inseguimenti, distruggendone l'atmosfera. Sei lì che ti stai gasando sui motori rombanti ed ecco che regolarmente, nel momento peggiore, salta fuori il Jamie Foxx del discount che fa il cretino in elicottero. Una roba insopportabile.

E poi c'è il problema degli attori. Al di là del fatto che l'altezza media lo fa sembrare un film dedicato alle gare clandestine degli Hobbit, Aaron Paul s'impegna e riesce a dare al suo personaggio un'intensità pazzesca, al punto che sembra quasi stia recitando in un film diverso da quello di tutti gli altri. Certo, con quel suo costante grugnire, sembra anche che stia disperatamente combattendo attacchi fulminanti di emorroidi, ma insomma. Poi c'è Imogen Poots, che interpreta un personaggio intollerabile nella sua totale banalità e incoerenza, ma fra l'accento, gli occhioni e il sorrisone sei sempre lì che ti viene voglia di abbracciarla e farle due carezze. Per il resto, Dominic Cooper fa il broncetto e gli occhi cupi, Michael Keaton gigioneggia e stacca l'assegno senza fregarsene particolarmente dell'assurdità del suo ruolo e tutti gli altri fanno pena. Ci si può passare sopra? Certo, possibilmente con un'auto da corsa lanciata a tavoletta.

Il volto più espressivo del film.

Insomma, Need for Speed è un filmetto, per carità, però, e si torna al punto di partenza, bisogna concedergli che s'impegna fortissimo per proporre il suo contenuto principale nella miglior maniera possibile e, soprattutto, seguendo una via poco battuta. Talmente poco battuta che un film sostanzialmente ispirato a un modo di girare l'azione un po' passé finisce per dare l'impressione di essere fresco, nuovo, addirittura videoludico, quando poi, alla fin fine, si potrebbe quasi dire che sono i videogiochi di guida, ad essersi ispirati a questi film qua. Il problema è che bisogna tapparsi occhi e orecchie ogni volta che vengono spenti i motori. E che i motori stanno spenti troppo a lungo. E che quella sceneggiaturaccia (l'ho detto che fa cacare?) non riesce a fare a meno di infilarsi fra le scatole anche quando i motori sono accesi.

Se si riesce a passare sopra a ciò che non funziona, concentrandosi sulle corse in macchina e godendosele, magari anche perché ebbri delle secchiate d'acqua in periodo di siccità, tutto sommato si può trovare un film perfino ottimo. Se ci si fa calpestare dallo schifo al punto di non riuscire a godersi quel che c'è di buono, beh, capisco anche il 23, per quanto mi sembri davvero esagerato e fuori luogo. Nel mezzo c'è tutta quella zona grigia di chi non riesce a far quagliare le due cose assieme e, pur essendosi moderatamente divertito quando c'era da divertirsi, alla lunga è stato sfiancato dai lati negativi. Tipo il sottoscritto, per dire.