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eXistenZ #37 – Pixels: un crimine contro l'umanità?

eXistenZ è la nostra rubrica in cui si chiacchiera del rapporto fra videogiochi e cinema, infilandoci in mezzo anche po' qualsiasi altra cosa ci passi per la testa e sia anche solo vagamente attinente. Si chiama eXistenZ perché quell'altro film di Cronenberg ce lo siamo bruciato e perché a dirla tutta è questo quello che parla proprio di videogiochi.

Pixels, non dimentichiamocelo, nasce come simpatico cortometraggio, realizzato dal francese Patrick Jean nel 2010, che a suo tempo fece abbastanza parlare di sé diffondendosi grazie a quel meraviglioso coacervo di geek che è l'internet moderna. Mostrava un'invasione planetaria da parte dei personaggi dei videogiochi, usciti in maniera brutale da una vecchia TV e intenti a trasformare tutto quello che incontravano in una massa di pixel. Bello? Bello. Riguardiamocelo.

Bello. O perlomeno simpatico, dai. Ed è il classico cortometraggio che ha senso e funziona proprio in quanto tale. Racconta quel che ha da raccontare nei suoi due minuti e mezzo e non si lascia dietro nient'altro da dire. Per aggiungere qualcosa senza ottenere il risultato di levargli quel che conta, vale a dire il fascino, serve probabilmente il contributo un genio. E non è detto che basti. Insomma, è perfetto per fare da spunto di partenza su cui basare un film hollywoodiano (a scanso di equivoci: sto facendo del sarcasmo). Ma in effetti, via, se vuoi realizzare un film basato sui videogiochi, forse, è meglio partire da una cosa del genere, da un'ideuccia, un concept azzeccato, invece che cercare di adattare saghe infinite dalle storie multiformi e tendenzialmente brutte (a scanso di equivoci: non sto facendo del sarcasmo). Meno problemi. I problemi, più che altro, stanno nel fatto che in genere, ad occuparsi di questi film, c'è gente impresentabile. Fa eccezione il film su Assassin's Creed, che per il momento ha un cast tecnico e artistico onestamente insensato e non riesco a capire come possa andare realmente in porto una cosa del genere. Ma non divaghiamo.

All'epoca, nel lontano 2010, appena pochi mesi dopo la pubblicazione del cortometraggio, il nostro amico Patrick Jean vendette i diritti per un adattamento cinematografico. Del resto, se si mette in produzione un film basato su Battaglia navale, perché non mettere in produzione un film basato su un cortometraggio senza una trama precisa? Fin da subito Adam Sandler mise le mani sul progetto come produttore, anche se solo nel 2014 venne poi annunciata la sua presenza come protagonista, e pian piano andarono al loro posto i vari pezzetti, come in una bella partita a Tetris, fra un Chris Columbus alla regia (poteva andare peggio), un Kevin James a fare dalla spalla (mi sa che non poteva andare peggio) e un sorriso di Michelle Monaghan a scaldare il cuore (a posto così). Fast forward al marzo 2015 ed ecco che appare il primo trailer. Ve lo agevolo.

Un sacco di gente, davanti a questo trailer, si è gasata e ha iniziato a sognare un film della madonna. E ora io, onestamente, devo proprio chiedervelo: ma siete cretini? No, non rispondete. Comunque, all'epoca, da questo trailer, ho dedotto che Pixels sarebbe stato quel che era lecito attendersi, visto il cast: una commedia cretina, dalla comicità a tasso zero, per la quale si poteva quantomeno sperare che il regista ci mettesse del buon mestiere nel confezionarla, che gli effetti speciali fossero adeguati nel dare un minimo di senso al lato più giocoso della faccenda, che ci fossero molte inquadrature con Michelle Monaghan sorridente e che Sandler e James non dessero troppo fastidio. La buona notizia è che abbiamo ottenuto più o meno questo risultato, la cattiva notizia è che, ovviamente, non si tratta di un buon film. È il miglior film che si poteva trarre da un progetto simile? No, perché se lo affidi a uno sceneggiatore brillante e a un regista virtuoso, beh, ne viene fuori qualcosa di molto più divertente. Voglio dire, immaginatevi un Pixels firmato da Edgar Wright e Joe Cornish. Anche con gli stessi attori, eh! Ché alla fin fine Sandler, quando si mette in mano ai registi giusti, sa fare bene il suo lavoro e se perfino Monica Bellucci è riuscita a non distruggere un paio di film, via, può farcela anche Kevin James. Quindi, insomma, in senso assoluto poteva andare meglio di così. Ma da un punto di vista pratico, vista la gente coinvolta, secondo me abbiamo ottenuto il risultato migliore possibile, o quasi.

Patrick Jean, intanto, se la ride serenissimo.

Sul serio, mica scherzo. Pixels è un film mediocre? Certamente. Possiamo anche definirlo brutto, per carità. È il disastro e il crimine contro l'umanità di cui ho letto in giro? Mah. È la solita commediola cretina e grezza con Adam Sandler e Kevin James, mirata ai bambini ma con dentro un po' di gag per accontentare anche i papà. La differenza rispetto ai loro film standard sta principalmente nel fatto che in questo caso le gag per i papà che accompagnano i bambini, invece che a sfondo sessuale, sono più che altro a sfondo geek. E sta anche nel fatto che perlomeno Chris Columbus garantisce una confezione dignitosa che spesso i film con quei due attori non hanno. Una roba di poco conto, insomma, che probabilmente senza i suoi due attori più noti, dei comici ormai sfiatati che non sanno più cosa siano la carica e l'inventiva, sarebbe venuta fuori migliore, ma che comunque galleggia placida ai limiti del dignitoso. Anzi, rilancio: ci sono tre momenti del film in cui per qualche secondo mi sono addirittura gasato: quando Adam Sandler imbraccia il fucile, salta sui funghi e smitraglia Centipede, poi il finale della battaglia con Pac-Man e infine l'inizio di quella con Donkey Kong. Inoltre, gli effetti speciali sono molto ben realizzati e Columbus ci mette il mestiere previsto, soprattutto nel dirigere lo scontro finale, che per altro recupera molto del cortometraggio.

Ha dei momenti imbarazzanti? Sì. Ha delle gag che ti lasciano addosso la sensazione di stare guardando lo zio ubriaco che racconta male barzellette brutte all'aperitivo a casa della nonna? Sì. Ma ha anche qualche momento divertente, passaggi che strappano più di un sorriso e uno spirito fanciullesco mirato ai bambini. Insomma, Pixels è una commedia scema per i più piccoli, che racconta di alieni che invadono il pianeta sfidandoci ai videogiochi: ha davvero senso vedere spettatori adulti che s'incazzano perché i rappresentanti dell'esercito e del governo vengono ritratti come personaggi buffi e poco credibili o perché ci sono svolte di sceneggiatura poco realistiche? In un film in cui fra i protagonisti c'è Q*bert? Poi, sì, sarebbe stato meglio avere una pixarata adatta a tutte le età, o magari quella specie di nuovo Ghostbusters a cui Sandler stesso sembrava mirare. Certo. Grazie al [inserire a piacere], anche. Ma insomma, non è che sia sempre necessario perdere il controllo e trattare una commediola poco riuscita come se fosse un documentario nazifascista che nega l'olocausto e mostra orde di bambini passati allo spiedo perché MI HANNO STUPRATO L'INFANZIA!!11!!11!!111 Essù.