Final Fantasy XIV: A Realm Reborn, Square Enix ci riprova!
Dopo due anni, Final Fantasy XIV chiude i battenti e lo fa con un filmato in CG, di ottima fattura, da quasi sei minuti, dal titolo End of an Era. Finisce così l'era di Final Fantasy XIV e inizia quella di A Realm Reborn, un’operazione che rende il quattordicesimo capitolo della saga di Square Enix un caso più unico che raro nel campo dei MMORPG. Nel 2013, quando finalmente verrà pubblicato Final Fantasy XIV: A Realm Reborn, non ci troveremo infatti di fronte a un nuovo gioco, né ad una “classica” espansione: assisteremo a un reboot. Si ripartirà insomma da zero... o quasi. http://youtu.be/sqL3-n2-3J4
Final Fantasy XIV, nonostante fosse in uno stadio fra l'alpha e la beta, fu pubblicato nel settembre del 2010 e venne massacrato - giustamente - da pubblico e critica. Ancora oggi, devo ammetterlo, fatico a trovare le parole per descrivere quel gioco: sebbene l'idea di base del job system non fosse male, tutto ciò che gli ruotava attorno, semplicemente, non funzionava. Final Fantasy XIV sembrava un titolo sviluppato da un team di persone che non solo non avevano mai giocato ad un MMORPG, ma non avevano neppure presente quale fosse lo stato del mercato.
Il risultato fu che Hiromichi Tanaka non arrivò a mangiare il panettone. Pochi mesi dopo, infatti, a sostituirlo nel ruolo di produttore e regista venne chiamato Naoki Yoshida. Era la fine del 2010 e FFXIV, siccome non raggiungeva "quel livello di godibilità che i fan di Final Fantasy si aspetterebbero dal franchise", come ebbe a dichiarare Yoichi Wada (presidente di Square Enix), diventava free-to-play e Naoki Yoshida ne prendeva le redini per cercare di rimediare al danno non solo economico ma anche di immagine.
Io me lo immagino, Yoshida, nella sua stanzetta, attonito di fronte al monitor con le mani fra i capelli, mentre man mano prende consapevolezza che, per salvare il salvabile, non sarebbero bastate qualche patch, ma sarebbe stato necessario ripartire da zero. Essendoci poi di mezzo il buon nome di Final Fantasy, immagino non fosse possibile prendere in considerazione l'idea di lasciarlo morire a poco a poco nel suo oblio, come una fiammella che pian piano si spegne da sola, un numero che si sbiadisce con il tempo fra il capitolo XIII e il XV (se mai ci sarà)... un disonore che in altri tempi sarebbe stato lavato nel sangue di un dignitoso e onorevole seppuku.
Ovviamente, se questo gioco non fosse stato il blasonato Final Fantasy, sarebbe finito nell'oblio, come è accaduto e accade a molti MMO i quali, nelle migliore delle ipotesi diventano free-to play (Lord of the Rings, Star Wars: The Old Republic) mentre nella peggiore vengono definitivamente fatti fuori (Tabula Rasa). Final Fantasy XIV, invece, fa caso a sé, un raro esempio di titolo “ristrutturato” e ripubblicato. Così, per il suo reboot, ci sono voluti due anni, durante i quali il Team di Yoshida, seguendo una roadmap scrupolosa, non solo lavorava per migliorare il migliorabile (per tenersi stretti i giocatori che nel frattempo si sono visti ripristinare anche il fee mensile) a suon di patch, ma contemporaneamente sviluppava un motore grafico più adatto ad un MMO e preparava tutte una serie di novità.
Mi sono sempre chiesta per quale motivo Square Enix, che possiede un franchise così forte come Final Fantasy, adorato da milioni di fan, invece di trattare i suoi MMORPG come fossero episodio in single player, non facesse un MMORPG che celebrasse anche la saga stessa, riprendendo elementi peculiari dei diversi Final Fantasy, che non si limitassero però solo al bestiario, ai chocobo o ai cristalli. Anche Yoshida deve aver compreso che una delle chiavi per attirare i fan passa attraverso l'auto-citazione, tant'è che, in una delle tante interviste rilasciate negli ultimi mesi, ha annunciato l’intenzione di inserire, oltre alle Limit Break anche il Golden Saucer Casino di Final Fantasy VII, le Magitek Armor di FFVI, nonché la già annunciata raid istance: Crystal Tower, dungeon finale di Final Fantasy III. Le novità promesse non si limitano comunque a questo: il PvP, un nuovo sistema di abitazioni personalizzabili, nonché la possibilità di allevare un proprio chocobo (dotato di abilità curativa, da tank o DPS), da utilizzare anche in battaglia, sono solo alcuni degli ingredienti che Yoshida vuol servire nel suo "nuovo” Final Fantasy XIV.
L'escamotage narrativo per traghettare i giocatori dal “vecchio” Final Fantasy XIV al nuovo è un cataclisma... sotto forma di meteora. Diventa però un po' difficile, vedendo il Bahamut del filmato di Square Enix, non pensare ad un altro drago e ad un altro cataclisma. Mentre però il cataclisma di World of Warcraft era il perfetto escamotage per giustificare un'operazione soprattutto di cosmesi, che consentiva a Blizzard non solo di aggiornare visivamente ma anche di snellire la vecchia Azeroth, che ormai aveva raggiunto i sette anni di età, il cataclisma di Yoshida è più catartico: va a distruggere per far rinascere un mondo (e un gioco) dalle sue ceneri. Forse sarebbe stato d’uopo evocare la Fenice, ma era necessario il Megaflare di Bahamut Zero, per cancellare FFXIV e far rinascere Erzoea.
Così, dall'11 novembre, Final Fantasy XIV non esiste più, mentre A Realm Reborn già da fine ottobre entrava in fase di alpha e per la fase di beta si dovrà invece attendere - più o meno - la fine di gennaio. Se tutto andrà come deve, profezie dei Maya permettendo, entro il primo trimestre del 2013 dovrebbe uscire Final Fantasy XIV: A Realm Reborn, in versione PC e a seguire per PS3 .
Non è possibile, a questo punto, pronosticare gli esisti di questa complessa e costosa operazione ed è lecito chiedersi se riuscirà Yoshida a creare un “top-tier MMORPG” competitivo per l’attuale mercato. Ora come ora, però, la mia curiosità è stata stuzzicata - in parte anche per colpa di quelle Magitek Armor che si vedono nel trailer e che forse un giorno potrei cavalcare - e una seconda possibilità gliela voglio concedere. Non resta quindi che attendere la beta e incrociare le dita. Magari questa sarà la volta buona.