💉💉💉💉💉💉💉💉💉💉 (L'inevitabile articolo su Football Manager)
Non ho veramente idea di cosa mi sia passato per la testa quando decisi di acquistare una copia fisica di Football Manager nell’estate del 2010 (una frase che, presa pezzo per pezzo, lascia presagire un sacco di cose sbagliate: copia fisica, Football Manager, estate). Tra l’altro senza nessuno stimolo esterno, ché di solito la siringa sporca te la passano. Forse volevo giocare a qualcosa dopo un sacco di tempo e, LOL, su Mac all’epoca non era disponibile davvero niente. Forse ero ancora ebbro della vittoria dell’Inter a Madrid, o più probabilmente triste dall’addio di Mourinho e l’arrivo di jamón serrano. Forse ero semplicemente meno pigro di oggi, e ho cavalcato la curiosità molto meglio di quanto non faccia oggi, di nuovo a scrivere un articolo piuttosto che mettere da parte Hades e scaricare DOOM Eternal dal GamePass.
Centocinquanta ore di gioco più tardi, era già il tempo per Football Manager 2011, comprato al day one e consumato oltre ogni decenza, un po’ come quelle campagne europee affrontate con la spocchia di chi non può perdere dall’impossibile Inter di Mattia Destro, capocannoniere dell’Universo raccolto dal settore giovanile (dopo il prestito al Genoa) e buttato a raccogliere la pesantissima 22 di Diego Milito. Partita dopo partita, anche al giocatore più pigro appare sempre più evidente che Football Manager è soprattutto uno straordinario strumento di lavoro, un database in continuo aggiornamento in grado di aprire una finestra sul futuro del calcio e dei calciatori, osservati ossessivamente da una rete di professionisti nel mondo reale, che riversano nel gioco una quantità di dati francamente imbarazzante. E per ogni leggenda ascolana che non è mai uscita dalla provincia (lascio decidere a voi se in questa frase ci sia o meno una frecciatina al Milan), ci sono gli Hazard, gli Hakimi, gli Halaand e tutta una serie di giocatori il cui nome non comincia con l’acca, diventati davvero delle stelle di primo calibro nel calcio vero dopo essere stati fortissimi anche in qualche salvataggio di Football Manager.
Perché fondamentalmente, se non sei Fabio Capello che “scopre” Ibrahimovic, Football Manager è il grimaldello con il quale spaccare le aste del fantacalcio, o la scusa perfetta per sfondarsi di Borghetti a fine campionato perché il giovane fenomeno azero “rubato” a settembre, che ti ha fatto vincere tutto con la Pro Patria, nella realtà ha giocato venti minuti su trentotto partite di campionato, e tu adesso stai pagando cinquanta sacchi al primo in classifica. Quel senso di preveggenza, di visione, di futuro alternativo ma comunque possibile, e soprattutto quel delirio di onnipotenza che ti fa credere di poter controllare la fibra del calcio è uno dei milioni di motivi che rendono imperdibile Football Manager, ogni singolo anno. Perché, se è vero come è vero che dopo quel 2011 non ci sono più state edizioni in grado di azzerarmi totalmente, è anche vero che il lavoro di Sports Interactive continua ad essere assolutamente abbacinante. Credo che siano pochissime le software house che detengono de facto il monopolio su un genere videoludico, e credo siano ancora meno quelle che passano il periodo che intervalla un episodio da quello successivo a migliorarne ogni aspetto approfondendo, limando e arricchendo un titolo che non ha concorrenza, e che potrebbe tranquillamente limitarsi a un aggiornamento delle rose ogni anno.
Invece ogni anno torno, guardo cosa hanno cambiato della grafica, prendo in giro i modelli 3D sempre più allucinanti, capisco se valga la pena di non-delegare l’ennesima funzione aggiunta per approfondire un gioco già profondo quanto i solchi nelle vene di Slash e ricomincio, come se la pausa estiva non fosse mai esistita e le nazionali fossero solo una brutta allucinazione collettiva. Football Manager è una creatura enorme e senziente che ogni novembre si presenta sul mio schermo, che approccio con l’avventatezza di chi ama il rischio virtuale e la cautela di chi sa che, se va male, perde 100 ore di vita come minimo. E poco importa che tutti sappiano che sia meglio aspettare la patch di febbraio per non incappare nei difetti di gioventù, nei bug e nelle idiosincrasie di un software che ha l’ardire di prevedere e programmare dei comportamenti umani su larga scala: quella prima carriera si fa sempre con gioia e curiosità, anche solo per capire quale nuova squadra sarà particolarmente avida di successi e di “wonderkids”, quale panchina sarà (quasi matematicamente) sempre la prima a saltare e, insomma, dove punteranno gli immancabili meme di r/FootballManagergames.
Perché per quanto aneli a esserlo, e paradossalmente nonostante lo sia in moltissimi frangenti, Football Manager non è un software perfetto. Alla base di tutto c’è infatti un database che cerca di calcolare tutto - dalla squadra dominante del calcio dei prossimi cinque anni agli esiti della Brexit - e che non ha paura di pensare alle conseguenze di ogni minima variabile. Ed è per questo che, ogni anno, Football Manager è un campione di narrativa emergente clamoroso, in grado di rapirti anche più di giochi che mettono al centro del villaggio una storia scritta da qualche sceneggiatore pluripremiato. Qui lo sceneggiatore sei tu, e le tue scelte di campo fanno la differenza tra i libri di storia e Knack. Poco importa se devi sopportare qualche settimana con le ali che non la passano mai all’attaccante smarcato al centro dell’area, o se le interviste con la stampa offrono le stesse risposte da dieci anni… alla fine, quel che conta, è l’ambizione. L’ambizione di essere perfetti. L’ambizione di rimanere la squadra più forte d’Europa. L’ambizione di conoscere il futuro prima che accada. L’ambizione di poter fare un lavoro impossibile meglio di chi piega il proprio corpo per anni nella speranza di alzare un trofeo mediamente brutto. L’ambizione di rompere un giocattolo che torna ogni anno più bello che mai, incapace anche di farsi rompere da quella realtà che non ha saputo prevedere, ché quando ci hanno detto di restare chiusi in casa l’abbiamo presa come scusa perfetta per cominciare un’altra stagione, altro che backlog, servizi in streaming e quant’altro. Football Manager gioca in un campionato tutto suo da decenni, e non si può battere.
Questo articolo fa parte della Cover Story pallonara, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.