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Ma chi se ne frega di Dark Souls. From, caccia i robottoni!

Io mica lo so, cosa dovrei scrivere qui.

giopep voleva due chiacchiere su From Software e io sono l'unico mammifero da qui alla stella Aulos (lasciate perdere, è una vecchia storia) privo di infatuazione pruriginosa per Dark Souls numero-a-caso, figurati che me ne frega della remastered. Per quel che mi riguarda, fino al 1997, From Software poteva restare a realizzare software gestionale nel più umido scantinato di Shibuya, tanto King's Field mi procurava massicce dosi di rigetto. Mai amato: all'alba di PlayStation pensavo ad altro, tipo recuperare quanti più giochi potessi per Super Famicom e Mega Drive, approfittando di tutti quelli che svendevano intere collezioni in nome del progresso tecnologico.

E sì che amo i dungeon crawler e ho finito le peggio schifezze, tra Xenomorph e Bloodwych. Niente, troppo crudo, troppo legnoso, specialmente dopo che, un paio di anni prima, Ultima Underworld aveva mostrato al mondo come si fa.

Però lo ringrazio, King's Field, per averci donato uno fra i doppiaggi più belli della storia.

Che bei momenti, davvero. Però, a un certo punto, From divenne rilevante ai miei occhi, ovvero all'uscita di quella figata pazzesca di Armored Core. L'estetica era giustamente ( = From Software) spartana, ma il gioco era il sogno bagnato del mecha fan megalomane. E nel 1997, con l'arrivo di Internet e il boom di Shin Seiki Evangelion, lo eravamo un po' tutti.

Dopo una settimana dal suo arrivo nel negozio di videogiochi dove ero solito parassitare, ce l'eravamo cop... lo avevamo regolarmente acquistato tutti, e la vita era seriamente magnifica. Costruire il robot dei sogni con decine di parti intercambiabili, facendo attenzione a peso, consumi e i dannati proiettili che finivano sempre?

Pare scarno e mediocre, ma all'epoca era un sogno che si realizzava.

Che gioia, che festa, che palle vedere la serie riciclarsi senza particolari ambizioni andando avanti.

Per qualcosa di nuovo, avrei dovuto attendere addirittura l'epoca Dreamcast, con Frame Gride e i suoi fichissimi robot medioevaleggianti. In un'epoca in cui Escaflowne pareva addirittura bello se ci toglievi Hitomi, sempai Amano e il resto della banda dello sbattimento di maroni, mandando avanti veloce e assistendo unicamente ai duelli tra guymelef, Frame Gride aveva il suo porco perché. Poi sparì da dove era venuto, innescando un periodo triste, che sarebbe però terminato con l'avvento della Tamarraggine somma, con la maiuscola di rito.

Metal Wolf Chaos su XBox non sarà il gioco perfetto, ma ci si avvicina parecchio.

Tamarro!

Immaginate Armored Core più maschio, ovvero più casinista, dinamico e con una teatrale propensione per i set piece, retto da una dose di cattiveria formato famiglia da sfogare su robot e soldati appiedati.

Tamarro, ho detto!

Immaginatelo tecnicamente all'avanguardia (ricordo con stupore gli effetti particellari in seguito alla distruzione di insegne al neon) e con una trama OGGETTIVAMENTE stupenda, che vede il Presidente degli Stati Uniti prendere di petto il colpo di stato organizzato dal suo vice, salendo su un robot armato fino ai denti e nuclearizzando tutto. Voglio un seguito ambientato ai giorni nostri, con personaggi reali. Make it happen.

Vi assicuro che è tamarro!

E basta, potrei dire che From Software si ferma qui, per me, forse sul gradino più alto dell'evoluzione videoludica.

Però mentirei. Un po' perché il sistema di combattimento a base di carte con me vince sempre, e ammetto di aver apprezzato parecchio Lost Kingdoms e seguito su Gamecube, un po' perché From si sarebbe alleata con Banpresto per creare la serie ACE (Another Century Episode), una sorta di spin-off del premiato Super Robot Taisen. I familiari scontri tra robot in terza persona, stavolta su licenza. Purtroppo si tratta di una serie di giochi facili e banali in maniera imbarazzante e non li ho amati particolarmente. 

'tacci tua.

Principalmente, però, From Software continua a conservare un posticino nel mio cuore grazie a Demon's Souls, che ho apprezzato davvero tanto. Credo di essere stato tra i primi in Italia a giocarci, affascinato dai commenti provenienti dal Sol Levante, tanto da procurarmi una versione coreana, localizzata però in inglese. Ho amato la tensione, i boss, gli stage da scegliere à la Mega Man e il livello di sfida. Principalmente, ho amato la Torre di Latria. Affrontata per la prima volta di notte, con le cuffie e senza sapere a cosa andassi incontro. Tra la litania dei prigionieri e l'odioso campanello dei mind flayer, dire che me la sono fatta sotto non comincia neppure lontanamente a rendere l'idea.

È stato davvero uno fra i momenti più intensi della mia vita assieme ai videogiochi, e mi fa chiudere un occhio sul Ninja Gaiden wannabe degli scappati di casa. Non Kaiba, l'altro.

Tamarro done wrong.

Questo articolo fa parte della Cover Story “Ricordati che devi morire”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.