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Gli enigmi e i colpi di scena di Resonance

Ci sono voluti cinque anni, ma finalmente Resonance è arrivato. Ed è bellissimo. L'avventura grafica indie distribuita da Wadjet Eye Games regge serenamente il difficile paragone con l'altro grande cult uscito sotto la stessa etichetta (Gemini Rue) e si conferma un titolo imperdibile per gli amanti del genere. Articolato, intelligente nella struttura degli enigmi, appassionante nel racconto, curatissimo sul piano audiovisivo, perfino attento alla rigiocabilità. Cosa si poteva chiedere di più?

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Resonance è un racconto di fantascienza, ma va molto lontano da Gemini Rue, come ambientazione, tematiche, atmosfera, tono. Il futuro riprodotto è prossimo, possibile, e mette al centro dell'azione una tecnologia (la Resonance del titolo) col potenziale per cambiare il mondo. I quattro protagonisti si trovano coinvolti per ragioni diverse in un disastro imminente, finendo come da copione per essere gli unici in grado di impedirlo. Da qui si sviluppa una storia raccontata benissimo, con una scrittura dei personaggi davvero notevole per credibilità e naturalezza dei dialoghi e un tono che riesce a giocare meravigliosamente bene sull'equilibrio fra ironia e dramma. Resonance è insomma proprio scritto bene, nelle trovate con cui presenta il racconto, nel ritmo degli eventi, nella caratterizzazione spicciola dei personaggi e anche nella gestione dei colpi di scena, con almeno una svolta davvero capace di tirare un pugno nello stomaco di quelli forti. E attorno a tutto questo c'è anche un gran bel gioco.

La struttura di base è da avventura grafica classica, ma Vince Twelve ha lavorato in maniera tutt'altro che pigra e, anzi, cercando anche di innovare un po'. Una volta terminato un primo atto abbastanza lineare, ci si trova con quattro personaggi da gestire contemporaneamente per affrontare una serie di compiti. Gli enigmi sono quasi tutti pensati in maniera molto credibile, con soluzioni che raramente vanno sopra le righe ma non per questo risultano semplicistiche, anzi: su alcuni passaggi c'è davvero di che spaccarsi le cervella. Non mancano soluzioni multiple per il singolo enigma e anche passaggi facoltativi, sotto forma di sezioni extra utili per approfondire alcuni aspetti della vicenda o di brevi sequenze al limite dell'arcade che è possibile saltare a piacere. A tutto questo il team di sviluppo ha aggiunto una serie di trovate inedite, su tutte una sorta di inventario dedicato alla raccolta di argomenti da conversazione utilizzabili coi vari personaggi, che costringe a un lavoro più attivo sulla gestione dei dialoghi. Certo, il rischio è che a volte ci si trovi "incastrati" per aver dimenticato di inserire un argomento di conversazione nell'apposito menu, ma si tratta più che altro di abituarsi a ragionare in questi termini e, comunque, va anche detto che gli argomenti più importanti vengono aggiunti in automatico a un menu supplementare.

Il sistema di gioco include poi un sacco di piccoli accorgimenti extra, che riescono nel compito di rendere ancora più articolata la struttura e dare maggiore sostanza all'esperienza. Uno dei personaggi, per esempio, possiede uno smartphone ricco di funzioni, che fornisce diversi elementi accessori in grado di arricchire il racconto e viene anche integrato nella risoluzione degli enigmi. Inoltre ci sono elementi più o meno "esterni" all'avventura in senso stretto, dal sistema di punteggio in stile Sierra agli Achievement, passando anche per un punteggio accumulabile che si "consuma" in caso di morte, permettendo una resurrezione immediata. Già, perché in Resonance si muore, anche se piuttosto di rado e in maniera comunque sempre ben contestualizzata. Il grande impegno è evidente poi anche dal punto di vista della realizzazione tecnica. L'impianto grafico segue la corrente pixel art ma è tutt'altro che pigro o semplicistico. Ogni singola schermata è carica di lavoro, dettagli, effetti grafici, con un'attenzione pazzesca per la regia, la messa a fuoco dei dettagli, l'illuminazione, gli elementi in primo e secondo piano. E a questo si aggiunge un ottimo doppiaggio, con il Logan Cunningham di Bastion a guidare la carica.

Insomma, Resonance è un grandissimo gioco, curato in ogni suo aspetto, ricco nella struttura e anche discretamente longevo. L'inventario dedicato agli argomenti può risultare a volte un po' impacciato nella gestione, e lo stesso si può dire della necessità di controllare singolarmente quattro personaggi sparsi in diverse location, ma si tratta degli unici (discutibili) limiti di un gioco scritto, pensato e realizzato in maniera meravigliosa. Davvero imperdibile per i fan del genere.

Ho ricevuto il gioco direttamente da Wadjet Eye Games e l'ho portato a termine nell'arco di circa dieci ore. Chiaramente la durata è molto variabile in base all'abilità nel risolvere gli enigmi. Resonance propone anche un certo tasso di rigiocabilità grazie agli achievement, al sistema di punteggio, ai modi diversi con cui è possibile risolvere alcune situazioni e ai due (volendo anche tre) finali disponibili.

Voto: 9