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Gran Turismo (7) mon amour

Me lo ricordo parecchio simpatico, Massimiliano. Veniva a casa nostra credo due o tre volte a settimana per dare lezioni di pianoforte a me e mio fratello. Se ancora suonicchio lo strumento penso sia in parte anche grazie a lui. In quei giorni non facevo altro che alternare pianoforte e PlayStation, PlayStation e pianoforte. Ricordo che in sua compagnia mi divertivo parecchio, ma non ho altre immagini particolarmente vivide; solamente che da un giorno all'altro non venne più a darmi lezioni. Scomparso. Sarà stato il 1998 o il 1999, ed in quei giorni d'estate ero impegnatissimo a fare gli esami della patente di guida. In canottiera, sudatissimo, e ancora nemmeno adolescente, ero lì a farmi venire i calli alle dita nel tentativo di ottenere la patente B1 a Gran Turismo.

Gran Turismo è stato per molti anni una costante nella mia vita: nonostante non fossi mai stato particolarmente appassionato di motori (né in passato, né tantomeno oggi), la saga di Polyphony ha sempre avuto un quid di eleganza e divertimento che l'hanno sempre resa unica e inimitabile. In quegli anni che sembrano ormai lontanissimi (e in realtà lo sono, cazzo!) ricordo che trovavo ogni nuovo capitolo con annessa copertina dall’inchiostro sbiadito dentro una bustina di plastica, piratato, tra le bancarelle del mercatino in città. Erano altri tempi. Una volta messo il disco dentro la Play e miracolosamente superata la prima schermata a sfondo bianco del boot, cominciava a salire l’adrenalina. Ricordo l'intro meravigliosa di Gran Turismo 2, in cui si vedevano spezzoni della storia dell'automobile, ma anche l'aggressività mostrata alcuni anni dopo da Gran Turismo 3: A-Spec, con il brano Just a Day dei Feeder a corredo del video di apertura, quel Doodoo doodoo doodoo doodoo per sempre impresso nel mio cervello.

Fu poi tempo del glorioso quarto capitolo - con la sua minimalista copertina bianca - che segnò anche l’inizio del mio amore per la virtual photography, in un contesto in cui la sua Photo Mode risultava essere assolutamente pionieristica, un 2004 in cui si percepiva un certo avvicinamento al fotorealismo. Certo, comparando questi titoli con il dettaglio grafico che l’hardware di oggi ci permette di ottenere, è praticamente assurdo parlare di fotorealismo per un gioco uscito su PlayStation 2 quasi vent’anni fa, ma Polyphony era lì a spingere poligoni e performance, alzando costantemente l’asticella del livello qualitativo di modelli, riflessi, e illuminazione. Mentre scrivo questo pezzo ho in loop tanti video di gameplay, ed è veramente stupefacente soffermarsi sulla qualità della veste grafica dei vari GT, sin dal primissimo capitolo.

Gran Turismo 4 fu il mio ultimo capitolo di pieno innamoramento: una volta presentato Gran Turismo 5 Prologue mi venne un certo senso di malessere interiore; avevo percepito questa mossa di marketing come uno scam dei massimi livelli. Ma cosa significa che mi vendi un prologo? La cosa non mi andò proprio giù. In realtà il gioco vendette molto bene, ma da quel momento è come se qualcosa fosse cambiato e così, senza praticamente preavviso, finì la mia relazione con Gran Turismo. Niente Gran Turismo 5 Prologue, niente Gran Turismo 5 e niente Gran Turismo 6. Sarà che avevo altri cazzi per la testa e mi ero anche un pò allontanato dai giochi di guida.

Saltando tutti i capitoli della generazione PS3 - perdonami, Kuta! - è stato solo nel 2017 che mi sono trovato nuovamente a flirtare appassionatamente con il lavoro di Kaz Yamauchi. Intrigato forse anche dal mega price-cut avvenuto pochissimo tempo dopo la distribuzione del gioco, Gran Turismo Sport (qui, a proposito, trovate un delirio in tema di Fotone) mi aveva subito colpito dritto al cuore. Nonostante i contenuti relativamente limitati, negli scorsi anni ho speso centinaia di ore a perfezionare i miei tempi e a raggiungere l’oro su tutti i tracciati offerti. Ricordo con tanta gioia le sudate per ottenerlo, ad esempio, sul Nürburgring o sul tracciato completo. Una faticaccia assurda. Grazie anche ad una roadmap che ha aggiunto nuovi contenuti mese dopo mese sin dall’uscita, ho passato mesi ininterrotti gareggiando online e dedicandomi completamente a questo primo titolo non numerato di Polyphony. Che stile inconfondibile quello di Gran Turismo, con i suoi menù super eleganti e la musica di sottofondo un po’ lounge bar ma anche un po’ porno.

(Scegliete voi quale sia quella più porno).

Ed eccoci arrivati finalmente al presente, a circa venticinque anni dall’uscita del primo capitolo, con l’ultimo della saga - Gran Turismo 7 - uscito poco più di un mesetto fa sia su PS4 che su PS5. Pensavo di riuscire a parlarne in tempi più brevi, ma in primis ho avuto la pazza idea di coronare un mini-sogno e spendere una vagonata di soldi su un racing rig che è arrivato solo a fine Marzo. A questo si sono aggiunte due settimane di vacanza, e il desiderio di vedere i risvolti delle polemiche scoppiate subito dopo il lancio. Ma andiamo con ordine.

Gran Turismo 7 mi sta facendo godere tantissimo. Le prime due settimane passate giocando col pad della nuova console Sony sono state veramente spettacolari, se non addirittura emozionanti: non pensavo di arrivare a tanto, ma durante la prima gara sotto la pioggia e con scarsissima visibilità ho avuto veramente un momento di debolezza che quasi mi scendeva giù una lacrimuccia. “Esagerato!”, penserete, ma che vi devo dire... Mi sono veramente venuti i brividi in modalità cockpit con il rombo incessante del motore, il rumore della pioggia sul cruscotto (ASMR, scansati) e quegli effetti particellari volumetrici sulle pozzanghere che non mi facevano vedere una minchia di nulla. Un’esperienza con un livello di immersione clamorosa, complice una veste grafica con un livello di dettaglio pazzesco, un sistema di illuminazione a tratti fotorealistico (nonostante si notino netti limiti in certe condizioni meteo), ma anche un feedback dettagliatissimo dato da un DualSense che qui fa tutta la differenza. Sono passato dal controller PS5 ad un rig da corsa Fanatec, e devo sinceramente ammettere che, in alcuni casi, ritengo il DualSense riesca addirittura a trasmettere in modo un pelo più granulare certe informazioni di gameplay. Certo, il livello di immersione quando si sta con il volante in mano rimane un mondo totalmente a parte, e Gran Turismo 7 da questo punto di vista si fa giocare che è veramente un sogno. Tutto fallirebbe, comunque, in mancanza di un sistema di guida di qualità, ma Polyphony ha messo su un gameplay volto alla simulazione e, come da tradizione, con un tocco leggermente arcade che lo rende non solo molto accessibile, ma estremamente divertente.

Quando ci si stanca di gareggiare, la modalità fotografica Scapes è lì, pronta a rubare decine e decine di ore di tempo libero a chiunque ami la fotografia. Io credo di avere una quindicina di ore spese in photo mode: in tarda serata decido di spegnere tutto, ma “aspè che faccio giusto una bella foto prima di staccare”, ed ecco che sono le tre del mattino e sono ancora lì a perfezionare qualsiasi scatto, trovando bellissime location e mettendo in risalto anche i dettagli più minuziosi di ogni vettura (tutte le immagini di GT7 che adornano questo pezzo sono state scattate dal sottoscritto). Se proprio devo dare dello stronzo a Kaz, lo faccio volentieri relativamente al fatto che il trailer del gioco mostrato al PlayStation Showcase 2021 faceva vedere sul cofano di una stupenda Supra RZ del 1997 il riflesso dei Quattro Canti di Palermo. Ero esaltatissimo all’idea di poter scattare foto nella mia città, ma questa si è purtroppo rivelata essere una mega truffa, in quanto il capoluogo della Sicilia non è proprio presente tra gli Scapes. Cuore letteralmente infranto.

Appurato, comunque, che GT7 diverte tantissimo, è difficile parlarne in termini assolutamente positivi senza soffermarsi sulla sua necessaria componente online. Il gioco, come già era il caso per GT Sport, si avvale di una connessione ai server Polyphony che è indispensabile per usufruire praticamente del 90% dei contenuti. Vuoi prendere le patenti? Bisogna essere connessi. Vuoi modificare la tua vettura? Bisogna essere connessi. Vuoi fotografare le tue auto? Bisogna essere connessi. Vuoi gareggiare nei vari tornei single-player? Hai indovinato. Puoi comunque fare qualche semplicissima gara e giocare alla nuova mediocre modalità Music Rally (una sorta di Out Run lineare con musica brutta), ma senza una connessione non puoi salvare i tuoi progressi, non puoi ottenere nemmeno crediti da utilizzare più avanti. Che gran cosa... .

E per certi versi uno può dire “Cosa sarà mai? Al giorno d’oggi siamo tutti costantemente connessi”. Non fosse per il fatto che il problema è anche inverso: quando i server del gioco sono offline, nessuno può accedere alla quasi totalità del gioco. Questo è, di fatto, quanto è successo il 17 marzo, quando Polyphony ha messo i server di Gran Turismo in manutenzione per più di 24 ore. C’è chi quel giorno ha speso ottanta euro per il gioco e, arrivato felicemente a casa, non ha proprio proprio potuto farci granché. Una nuova patch è stata poi distribuita, sistemando alcuni problemi e diminuendo la quantità di crediti dati ai giocatori per il completamento di molte gare (roba che non mi ha dato particolarmente fastidio, ma che ha scatenato l’ira della community). La cosa che però più mi sconforta è che nella lettera di scuse pubblicata da Yamauchi non si è minimamente discusso delle feature online, ma solamente di alcune azioni relative alla monetizzazione. Ci rendiamo conto che un giorno i server Polyphony andranno definitivamente offline e di Gran Turismo 7 potrebbe non rimanere praticamente più nulla? Certo, avremo un’idea migliore una volta che staccheranno la spina a GT Sport, ma rimane un problema enorme in un contesto in cui siamo sempre più sensibilizzati sul tema della preservazione del medium. Al venticinquesimo anniversario possiamo tranquillamente giocare a Gran Turismo, ma saremo in grado di dire lo stesso di GT7 quando la saga spegnerà 50 candeline?

Ricordate Massimiliano, il mio insegnante di pianoforte di cui scrivevo sopra? A distanza di tanti anni, discutendo con i miei, sono venuto a sapere che non era, come io inizialmente credevo, scomparso misteriosamente. Un giorno, a quanto pare, mio padre era rientrato a casa un po' prima del solito e, invece di trovarlo al piano ad insegnarmi la scala di Re, Massimiliano era lì, comodo sul divano, che sgommava insieme a me a bordo di una bellissima Subaru Impreza, controller alla mano. Ma io che ne dovevo sapere di come va il mondo, di come funzionano le lezioni private, del fatto che i miei stessero pagando il mio insegnante per fare testa a testa con me su Trial Mountain? Certo, un pò stronzo ‘sto Massimiliano, ma non posso mica dargli torto: era l'anno del real driving simulator.

Gran Turismo 7 mi regala tantissime gioie, ma mi rende anche un po’ nostalgico di quando c’era l’always-offline, tutto stava lì sul disco, giocabile anche a venticinque anni di distanza. Mi fa tornare anche un po’ bambino, mi fa entusiasmare per le corse, per la storia dell’automobile, per il cambio dell’olio e per il test di frenata su rettilineo a quaranta chilometri orari. Mi regala gioia perché permette di ottenere quel capolavoro su quattro ruote che è l'Autobianchi A112, la macchina di mia madre in cui ho passato tante ore da bambino, bloccato nel traffico, a guardare di passaggio gli scorci della mia città. Mi fa pensare a quanto sia meraviglioso quel countdown ai semafori che sarebbe stato destinato a rimanere per così tanti anni, immutato, nella storia del medium.