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Gray Dawn, e che Dio abbia pietà di noi

Padre Abraham è un sacerdote oppresso dai sensi di colpa più oscuri che un uomo possa sopportare. È la vigilia di Natale del 1920 e troviamo il prete nella sua stanza, circondato da icone religiose, suppellettili, abiti di chiesa. Tutto è molto sfarzoso, estremamente carico di colori e con ornamenti d’oro, il tutto tipico della cristianità ortodossa. Fuori dal lucernario, dei corvi neri scrutano l’interno della stanza, mentre in sottofondo si sente un’allegra versione di Deck the Halls, tipica canzone natalizia.

La macchia nera che opprime la vita del sacerdote è l’accusa della scomparsa di un chierichetto, David, e di altri bambini della zona. Il radiogiornale parla dei ragazzini scomparsi e proprio Padre Abraham viene descritto come il responsabile, anzi viene descritto come Satana in persona. Questo è l'allegrissimo incipit di Gray Dawn, avventura in prima persona sviluppata da Interactive Stone, studio rumeno che sino ad oggi si era cimentato per lo più con titoli mobile.

Gray Dawn è appunto un gioco che viene vissuto dagli occhi del protagonista e, come spesso accade, questa scelta permette di immedesimarsi in maniera molto più profonda nelle bizzarre e inquietanti atmosfere. Fugando qualsiasi dubbio su che tipo di avventura sia, possiamo dire senza troppi problemi che il titolo di Interactive Stone è un gioco semplice per quanto riguarda le meccaniche, addirittura troppo facile per un avventuriero navigato, ma è evidente che il team rumeno non aveva il gameplay come obiettivo principale.

Quello che colpisce il giocatore è e deve essere Padre Abraham stesso, con le sue visioni, i suoi incubi e le sue allucinazioni. Il sacerdote, infatti, nell'affannosa ricerca del ragazzino e della verità, ovvero il capire se sia veramente lui il mostro, passa dal nostro mondo, colmo di ansia e sangue, a luoghi onirici come boschi immacolati, a luoghi inspiegabili dove la presenza del maligno è forte e quasi tangibile. Sì, perché Gray Dawn non si fa problemi a mettere in mostra situazioni scomode, al limite del blasfemo, riuscendo quasi sempre ad evitare gli stereotipi classici delle opere con riti satanici et similia (OK, i tentacoli lovecraftiani ci sono, ma quelli ormai li considero mobilio standard).

Per poter raccontare la storia di Padre Abraham, e non perdersi in qualche rompicapo spaccacervello, è stato deciso dai ragazzi di Interactive Stone (di cui potete leggere un’intervista dell’ottimo Andrea Peduzzi) di limitare la difficoltà degli enigmi, che pure non mancano, eh, e di mescolare le caratteristiche classiche di un’avventura, la raccolta e l’uso di determinati oggetti, per esempio, con parti più contemplative più simili ad un walking simulator.

Per chi, sentendo queste due parole, rischia un attacco di rabbia, bisogna dire che le varie anime del gioco sono ben armonizzate e il pericolo “cammino ma non c’è niente da fare” è discretamente scongiurato.

Tecnicamente il gioco non fa, purtroppo, gridare al miracolo, in quanto il tutto sa un po’ di obsoleto, come texture, come illuminazione e via discorrendo. Però, l’ottimo lavoro fatto a livello di design, di “messa in scena”, riesce in parte a mitigare le problematiche tecniche. Spesso, infatti, ci si ritrova a rimirare alcuni oggetti o situazioni con vero stupore, sia per il modo decisamente poco ordinario di trattare la religione (un maiale su cui sono incise frasi sulla morte di Dio come possiamo definirlo?) sia perché alcuni momenti sono davvero evocativi.

Niente da dire invece sul sonoro, ottimo sotto tutti i punti di vista. La colonna sonora riesce ad accompagnare la peregrinazione di Padre Abraham in maniera decisamente azzeccata e il parlato è di livello molto, molto buono. Da segnalare che il gioco è completamente in inglese, testi, sottotitoli e parlato. Cosa da tenere in conto, perché per godersi appieno il tutto, è necessario ascoltare non solo la radio, le varie voci che sono nella nostra testa, ma anche gli stessi pensieri di Padre Abraham.

Gray Dawn è un gioco che, nonostante le pecche grafiche, riesce a raccontare una storia interessante, lo fa in maniera abbastanza originale e, giocando spesso con alcune convinzioni religiose, può colpire diverse persone più “sensibili”.

Non si tratta, come è chiaro, di un’avventura per coloro che vivono a pane e Guybrush, ma chi vuole addentrarsi nell’anima di un uomo perduto e capire chi o cosa sia il male può serenamente prendere in mano mouse e rosario e svegliarsi nella vigilia di natale del 1920.

Ho giocato a Gray Dawn su PC grazie ad un codice review Steam gentilmente fornitoci dagli sviluppatori. Ho accompagnato Padre Abraham per quasi sei ore, cercando di capire se fosse veramente lui il male assoluto. Non nascondo che di fronte a certe immagini mi è nato un sorrisetto mefistofelico in viso. Ricordo che il gioco è disponibile esclusivamente in (un ottimo) inglese e solo su PC.