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Guardiani della Galassia, il film che mi aspettavo ma che non credevo possibile

Quando i Marvel Studios hanno annunciato i titoli che avrebbero composto quella che era la Fase 2 di questi primi dieci anni di universo condiviso al cinema, tra i titoli che avevano fatto alzare più sopracciglia, assieme ad Ant-Man, c’era Guardiani della Galassia. “E chi sarebbero?” era una tra le frasi che più sentivo dire dagli amici, appassionati ormai di film Marvel, magari lettori occasionali. Io, da lettore vorace della Casa delle Idee, conoscevo bene i Guardiani, che erano stati annunciati in quella che era la loro nuova formazione. Nel 2008 leggevo le serie cosmiche che Panini pubblicava su albetti antologici e qui appariva la neonata nuova serie dedicata al gruppo, scritta dal duo Abnett e Lanning. Questi avevano deciso che Star-Lord, un personaggio un po’ dimenticato dalla Marvel, sarebbe dovuto tornare alla ribalta. Era già sbruffone, seppur meno cazzone, e gli scrittori decisero di lavorare un po’ sul personaggio. Poi l’idea di fargli rifondare i Guardiani della Galassia, eroi del futuro (di cui abbiamo visto una versione omaggio nel secondo film, capeggiata da uno Stallone/Starhawk) a protezione del cosmo. La nuova formazione era folle, passando sopra a gente come Drax il Distruttore o Gamora, già conosciuti dai lettori Marvel, a Star-Lord si affiancarono Rocket Racoon e Groot, un alieno dalla forma d’albero. Personaggi magari già comparsi in altre forme o in qualche vecchia storia sci-fi pubblicata decine di anni prima, qui riplasmati per dare vita a un super gruppo decisamente fuori dagli schemi.

E quindi, si diceva, l’annuncio di un film su questo manipolo di scappati di casa, non mi aveva davvero sorpreso, li conoscevo bene. Anzi, era il film che aspettavo con più curiosità, ben conscio che non sarebbe stato facile trasporli per evitare che sembrassero totalmente ridicol (un po’ lo sono, è la loro natura). James Gunn alla regia, per direttissima dalla Troma, con le sue produzioni folli e sboccate, dove aveva co-diretto Tromeo & Juliet. Poi c’era stato Super - Attento crimine!!! che deve aver fatto pensare agli Studios che Gunn fosse perfetto per gestire personaggi simili e al contempo raccontare una storia di eroi, visto che Abnett e Lanning avevano infuso nella loro Guardians of the Galaxy un sacco di ironia, l’unica chiave per rendere credibile un uomo albero e un procione che guidano delle navi spaziali.

Per una volta, le stelle si sono allineate a dovere ed è uscito fuori quello che è a mio avviso il miglior film dell’universo cinematografico Marvel, e in generale uno tra i film “spaziali” migliori degli ultimi, boh, quindici anni? Mi immagino un bimbo nato intorno al 2010, oggi ragazzino, che cerca (e trova) ne I Guardiani della Galassia il suo Star Wars. La sua space opera, le sue avventure nel cosmo. Perché anche le guerre stellari sono tornate, nel frattempo, incassando non poco, ma mi è sembrato di vedere più zaini dei guardiani che spade laser in mano ai bambini, con i Jedi rimasti appannaggio dei vecchi demmerda.

Guardiani della Galassia mixa in maniera perfetta umorismo e azione, presenta bene tutto il cast di personaggi, rendendoli praticamente tutti adorabili, e senza aver avuto la possibilità di comparire in film singoli come era stato per gli Avengers. Eppure, tutti i protagonisti hanno il giusto screen time, la costruzione del gruppo è molto solida, con le interazioni fra i personaggi semplicemente perfette. Chris Pratt è uno Star-Lord perfetto e gli si perdonano anche alcune facce da pesce tipiche dell’attore. Sul versante femminile, troviamo una Zoe Saldana in stato di grazia, sia fisico che attoriale, e la sua Gamora è in lizza fra le mie Marvel girl preferite, anche perché, se hanno la pelle verde, sono migliori. A Dave Bautista vogliamo tutti bene, più da attore che da wrestler, incredibile, e Drax è stato riscritto per risultare più umano, ma comunque ugualmente tontolone e inadatto alle regole sociali. Poi ci sono Rocket e Groot: figli della computer grafica, sì, ma in originale le loro voci (e un parziale mocap del viso) sono di Bradley Cooper e Vin Diesel. Quest’ultimo dice solo “Io sono Groot” in diversi modi e con diverse intonazioni, e ogni volta sembra di capire quello che sta dicendo. Fra l’altro, Diesel ha voluto doppiarsi in molte altre lingue (non la nostra).

Con un Collezionista magistralmente portato a schermo da Benicio del Toro, a Guardiani della Galassia si perdona il solito cattivo un po’ sottotono, che in questi dieci anni è stato uno fra i nei dell’universo cinematografico Marvel, con rare eccezioni. Compare anche Thanos, fra l’altro, stavolta per più di una scena e con molte linee di dialogo, che aprono la via per i successivi film e per Infinity War. Tutto è collegato, nei film Marvel, anche ad anni luce di distanza. James Gunn ha davvero saputo prendere il meglio dal nuovo corso di fumetti e creare una vera e propria parentesi cosmica, destinata a proseguire nel sequel e ad ampliarsi nel futuro post Avengers: Endgame. Anche perché, dopo le polemiche e la cacciata di qualche tempo fa, è ufficiale il ritorno di Gunn alla regia del terzo film sui Guardiani, quindi le dichiarazioni che lo volessero gran burattinaio di tutto il lato cosmico dei film (anche solo come supervisore) potrebbero diventare realtà.

Non l’ho ancora nominata, lo faccio in chiusura: la musica. La colonna sonora di Guardiani della Galassia sta tutta su una musicassetta, intrisa di sapore anni ‘70/’80, posseduta dal protagonista. Ascoltata spesso con il suo walkman, o filodiffusa nella Milano, l’astronave del gruppo, così nominata in onore della mitica Alyssa, crush giovanile del piccolo Peter Quill, prima che la vita gli togliesse la madre e lo trasportasse nello spazio. Grazie fra l’altro a Yondu, un meraviglioso Michael Rooker, che lo farà diventare lo Star-Lord che conosciamo. Tutta la vita di Quill è ferma al periodo dei primi anni Ottanta, quindi, e l’intero film è costellato di note del periodo. Un tripudio di citazioni pop, anche visive, completa il tutto, rendendo Guardiani della galassia davvero una figata. Ciò non toglie che il casino di Infinity War sia tutta colpa di quel coglione di Star-Lord.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata agli Avengers, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.