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Hatoful Boyfriend: una giovane fanciulla e un sacco di uccelli

L'aereo che deve portarmi dall'isola di Oahu e Maui è decollato, il segnale delle cinture si è spento e posso finalmente estrarre il mio fido portatile per dedicarmi al sano passatempo dei videogiochi. La signora accanto a me, un'americana sulla quarantina, mi sorride cortesemente. Indosso le cuffie e faccio partire lui: Hatoful Boyfriend. Dall'istante in cui appare la schermata del titolo, con i suoi bei colori pastello e l'allegra combriccola di volatili, percepisco lo sguardo della mia compagna di viaggio. È discreta, è educata, ma in aereo il concetto di privacy è relativo e il suo occhio continua a cadere sul mio monitor. È curiosa. Persino un po' inquieta, e la capisco. Come reagireste se vi trovaste bloccati in un tubo d'acciaio a trentamila piedi di quota con un giovane baldanzoso che cerca di rimorchiare dei piccioni digitali? Ma io vado avanti per la mia strada, perché qualcosa, in Hatoful Boyfriend, mi ha conquistato dal primo istante. È diventato famoso per il suo colossale fattore WTF, non a caso, ma dietro all'apparenza del nonsense si nasconde una storia avvincente, che si rivela piano piano, a suon di piccoli dettagli, per poi esplodere in un meraviglioso delirio nipponico.

In Hatoful Boyfriend vestiamo i panni di una giovane liceale che frequenta una scuola molto particolare: un istituto riservato ai piccioni e ai volatili più intelligenti della loro generazione. La nostra protagonista avrà modo di conoscere compagni di corso e docenti e di flirtare con loro come in un dating sim giapponese. La prima volta che si incontra un volatile, la potente tecnologia di Hatoful Boyfriend mostra come sarebbe la sua forma umana, ma da lì in poi, di fatto, si ha che fare con colombe, bengalini e topi volanti. Se siete degli appassionati di cultura giapponese, noterete anche come i vari personaggi corrispondano ai grandi archetipi degli anime e dei manga: c'è il ragazzo generoso che lavora per supportare la sua famiglia, lo sprezzante nobile, il misterioso donnaiolo... la collezione di cliché è ovvia e intenzionale, ma la sua declinazione pennuta la rende ancora più comica. Il tutto si svolge secondo il gameplay (pressoché inesistente) delle visual novel, in cui il 90% dei compiti del giocatore consiste nel cliccare per fare scorrere i testi dei dialoghi. Di tanto in tanto si presenta una scelta che, come in un vecchio librogame, fa partire una diramazione diversa del racconto.

Il gioco ha tantissimi finali, più di uno per ogni pennuto, e arrivare a vederne uno richiede poco più di un'ora (o meno, se si usa la comoda funzione di fast forward). In un primo momento Hatoful Boyfriend sembra solo e soltanto un gioco demenziale, ma tra un'ora di matematica e un litigio alla mensa della scuola si notano dei dettagli molto particolari. Perché siamo l'unica ragazza in un mondo apparentemente abitato da soli volatili? Come mai i pennuti sono in grado di parlare e comunicare con noi? E soprattutto, come mai viviamo in una grotta? Ecco, davvero, su questo non posso dirvi niente, ma sappiate solo che un motivo c'è, e che Hatoful Boyfriend è progettato ad arte per farcelo scoprire e apprezzare. Dopo un paio di run, infatti, il mio primo pensiero è stato: “OK il WTF, OK il LOL, ma io di cliccare all'infinito per vedere finali diversi mi sono stufato.” Ed è così che, come tutti, ho iniziato a sfruttare la funzione per velocizzare i testi, fermandomi solo nei punti delle scelte chiave e metabolizzando tutte le varianti della trama in meno tempo (leggasi: ho corteggiato a trecento all'ora uno stormo di uccelli). A un certo punto, quando ero ormai convinto che Hatoful Boyfriend fosse solo un simpatico esercizio di gaming dell'assurdo, è successa una cosa. Il gioco ha cambiato nome, letteralmente.

Dopo tanti playthrough tutti simili tra l'oro, sono stato travolto da un twist narrativo allucinante, che affronta le domande del gioco dando risposte sorprendentemente coerenti. Ed è proprio questo il senso di aver obbligato il giocatore a spupazzarsi tanti finali diversi: dopo qualche ora di cliccaggio estremo, infatti, conosciamo i personaggi, le loro paure, i loro segreti. Abbiamo notato alcuni dettagli strani, abbiamo dei dubbi, abbiamo delle ipotesi. È da questa base che Hatoful Boyfriend si scatena, con una cavalcata di colpi di scena e pennuti che mi ha tenuto incollato al portatile, fino a che non ho visto i titoli di coda, anche se ero sull'isola di Maui a cento metri dall'oceano. Un'esperienza surreale, ma avvincente, che mi sento di consigliare a chiunque voglia farsi sorprendere da un gioco che è molto più di quello che sembra. Sia chiaro: vi sto comunque proponendo un simulatore di romanticismo liceale a base di piccioni, con un gameplay ridotto all'osso e un ritmo che potrebbe scoraggiare i più sani di mente. Però ecco, se siete su Outcast secondo me fate parte del target ideale del gioco: feticisti dei piccioni con un amore per il Giappone.

Devolver Digital ci ha fornito il codice per giocare a Hatoful Boyfriend, che giopep mi ha poi inviato mentre ero alle Hawaii, in viaggio di nozze. Me lo sono sparato tutti in vena nell'arco di tre giorni. Mia moglie è una donna fortunata.

Voto: 7,5