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Ho pagato un controller tanto quanto un Playdate

C’è stato un periodo in cui non mi vergognavo delle mie spese folli. Dischi, fumetti, edizioni limitate varie: sui forum di GamesVillage o ad amici mostravo orgoglioso edizioni da libreria di Daredevil gli absolute di Watchmen, gli import dagli Stati Uniti con le sceneggiature originali di Grant Morrison, videogame direttamente dalla Terra del Sol Levante. Ero decisamente uno spendaccione vanitoso.

Oggi invece vivo una sottile sensazione di vergogna strisciante per alcune delle mie spese più superflue. Sarà che metto tutto in relazione al mutuo;  sarà invece che metto  tutto in proporzione alle pizze di Biga, metro di misura infallibile, che vi consiglio di provare subito. O probabilmente è causa dei vari traslochi di qualche anno fa, che hanno palesato un po’ l’inutilità, se non quando la molestia, di elementi tanto ingombranti quanto belli da vedere sugli scaffali di casa. Insomma, rispetto a una decina o più di anni fa: faccio ancora spese sceme, ma ne sono molto meno orgoglioso.

Tra le mie “spese pazze” recenti di cui vi voglio raccontare ce ne sono due, accomunate dalla quantità di euro spesi ma divergenti su molti altri aspetti.

Ho scritto più volte di come sia un amante delle console portatili. Adoro utilizzarle, anche a casa, considero il Game Boy Advance la mia console preferita di sempre (come parco titoli, beninteso) e trovo un’immensa soddisfazione nel continuare le mie partite a Metaphor nei viaggi routinari in metropolitana. E sono anche molto suscettibile all’estetica del mondo Teenage Enginering (anche lì, potrei parlarvi della pazzia per l’OP-Z o di un altro strumento musicale portatile, l’M8), quindi non potevo che restare affascinato da quella piccolissima console gialla che risponde al nome di Playdate.

Esteticamente è forse la console più bella di sempre dopo il GameCube.

Certo, il prezzo, la dogana, le scorte limitate: ho dovuto inizialmente desistere. Poi l’annuncio di Mars After Midnight, gioco esclusivo di Lucas Pope. Ma come!?! Proprio su quella console portatile che non ho! L’indecisione svanisce, l’ordine appare subito. E mentre si aspetta la consegna, ci si prepara osservando altri giochi papabili, ché preso un Pope se ne fa un altro. Quante cose intriganti tra i giochi inclusi nella prima Season, quanti altri nel catalogo di giochi a pagamento.. per non parlare di tutto il sottobosco di produzioni ancora più piccole si itch.io.

Il Playdate poi arriva. Lo avvio carico a molla, anzi a manovella. E pago i miei euri aggiuntivi per Mars After Midnight. Ma dopo un paio di ore sul titolo del buon Lucas Pope, mi si dipinge in volto un grosso “boh”. Se altro giochi sono carinissimi e veramente ingegnosi (Crankin's Time Travel Adventure su tutti), Mars After Midnigh personalmente mi ha detto quasi nulla. Tanto è bello da vedere quanto mi dà l’impressione di avere un Papers, Please depotenziato di tutta la sua carica politica. E se paragono l’acquisto di PS4 per Bloodborne all’acquisto di Playdate per Mars After Midnight, insomma… Qualcuno di voi potrebbe definirlo “fail”, e non sbaglierebbe. Su Playdate fortunatamente continuo, saltuariamente, a sfiziarmi con piccolissime produzioni o trovando delle vere e proprie perle nell’affollato quanto discontinuo catalogo (Reel-istic Fishing, ad esempio), ma devo riconoscere il parziale buco nell’acqua delle mie - forse troppo alte - aspettative.

Un gioco che mi ha fatto bestemmiare più di Elden Ring, DLC incluso.


Atteseinvece decisamente mantenute per quella che per molti sarebbe una spesa estremamente folle ma che, per le abitudini di gioco del sottoscritto, non lo è. Mi sono fatto creare un hitbox da quei bravi signori di Save Your Games, sito specializzato in componenti per periferiche da gioco arcade (e non solo). O meglio, dovrei dire un “leverless controller”, visto che hitbox è un marchio registrato. In sostanza, si parla di una versione un po’ diversa degli arcade stick, dove al posto della classica leva, sulla parte destra ci sono quattro pulsanti. Lo scopo può essere poco intuitivo per i non avvezzi ai picchiaduro a incontri, ma è presto detto: maggior precisione per chi, come me, a volte ha problemi con le “diagonali”. Il mio modello è questo, che è di ottima fattura, leggero come una piuma ma resistente come il cemento armato. 

Mi ha aiutato molto su Guilty Gear Strive, dove ho iniziato con Axl - personaggio con diverse mosse “a carica”, con cui avevo un po’ di problemi sul mio vecchio arcade stick - e oggi continuo imperterrito con Ryu su Street Fighter 6. Non è stata una spesa da poco, lo so, ma dopo centinaia e centinaia di ore di utilizzo, sempre con estrema soddisfazione, posso ben dire che in questo caso la spesa è valsa la resa. Ma poi, poter evitare così ogni scusa relativa alla periferica di gioco in caso di sconfitta? Al non poter più dire “ma io avevo premuto questo e invece ha fatto quello”? Priceless, come direbbe la pubblicità di una nota carta di credito.

Il mio SYGBox è così bello che è diventato l’immagine ufficiale sullo store. Se dite che è una cafonata, non capite un cazzo.


Insomma, Playdate e il mio SYGBox (questo il suo nome sullo store) sono stati entrambi spese pazze sullo slancio di un entusiasmo forse fanciullesco, con diversi gradi di soddisfazione ma di cui, nonostante un po’ di vergogna per le cifre in ballo, non mi pento. Sì anche del Playdate, nonostante l’estrema delusione di Mars After Midnight e di pochi giochi che, finora, davvero sfruttano bene e con intelligenza quella manovella.

Però scrivendo ho ribaltato, forse, il punto di vista. E se queste “spese pazze” sono forse la testimonianza che, all’alba dei quarant’anni, ancora riesco ad avere fiammate di entusiasmo per i videogame? E se fosse invece solo un modo di indorare la pillola?

Come diceva un grande saggio: un bellissimo brivido di incertezza mi pervade.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata alle spese pazze che affrontiamo (o non affrontiamo) per le nostre passioni, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.