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Honkai Impact 3rd: mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare

Le vacanze andrebbero vietate, ché l’ozio porta l’uomo alla noia e nella noia, questi, diventa facile preda per le tentazioni. “L’ozio è il padre dei vizi” dicevano i nostri saggi nonni; “Le mani ferme sono lo strumento del diavolo” dicevano; “La frutta non ha più il sapore di una volta”, dicevano; “ma cosa butti l’asso che la briscola è ancora in giro, orco can!” dicev… Ho un po’ perso il filo del discorso, scusate.

Comunque, vacanze, sì. Uno parte per la villeggiatura per rompere la routine a base di serate con gli amici, di un supporto decente su cui vedere serie televisive e di quelle due o tre console con una pila di giochi da smaltire, e finisce per caricare sul tablet un action RPG multiplayer tra i più massicci degli ultimi tempi.

Parliamo di Honkai Impact 3rd, gioco che sta assorbendo molte delle mie serate da qualche settimana a questa parte. I dati di targa vengono via in fretta: sviluppato su Unreal Engine dallo studio miHoYo “Tech Otakus Will Save the World”, con base a Shangai, e orientato con precisione millimetrica verso le sinapsi degli otaku maschi di tutto il mondo (eccomi!). Ad affrontarlo con occhio critico si può dire che nulla, e ripeto, NULLA di HI3rd è anche solo lontanamente originale; a partire dalla trama che vede l’umanità combattere misteriose entità aliene schierando ragazze adolescenti - qui chiamate Valkirje - vestite secondo i vari feticismi del caso, nonché armate con strumenti medioevali, pistole o cannoni particellari maneggiati con una disinvoltura inversamente proporzionale alla goffaggine sentimentale in ballo.

Non c’è colpo di scena, svolta di trama, evoluzione delle relazioni che un lettore di manga non riuscirebbe a prevedere fin dal primo dialogo, né innominabile segreto che non sia evidente dall’istante stesso che qualche personaggio, quasi sempre goffamente, tenti di tacerlo.

Hub principale del gioco in forma di ponte di comando, completo di protagonista-con-tremendo-segreto™.

Né sono originali, ne consegue, i personaggi in ballo. Abbiamo la consueta pletora di waifu distribuite secondo una scala che va dalle loli alle mature maggiorate (laddove per mature si intende “sopra i venticinque anni”), secondo un casellario di personalità che prevede l’obbligatoria presenza di protagonista energica e sventata, deuteragonista calma e materna, loli afasica & entusiastica loli centenaria, veterana, occhialuta prima della classe, samurai silenziosa e via così.

Mei, la deuteragonista con tremendo segreto.

Il gameplay, da parte sua, fonde la più classica azione hack ‘n’ slash da arena con la gamma completa delle attività comuni ai JRPG e ai social game: crafting di armi e potenziamenti (qui chiamati “stigmata”, e visualizzati come tatuaggi associati a versioni femminili dei grandi personaggi di storia, mito e letteratura), smarcatura degli achievement, missioni secondarie, backtracking, minigame di vario genere e, naturalmente, il classico “appartamento” da decorare a proprio piacere e pronto a accogliere le versioni super deformed delle sudette waifu.

L’obbligatoria loli corazzata, indovinate un po’, ha un segreto.

Il modello freemium implementato utilizza da una parte il classico limitatore delle missioni giocabili, e dall’altra il sistema dei gacha games. Le risorse conquistate o acquistate sono destinate innanzitutto ad aprire le scatole sorpresa tramite cui ottenere le varie Valkirje, per poi passare alle armi, ai potenziamenti e agli abiti.

Da una parte Honkai Impact 3rd è il classico esempio di gioco fatto seguendo a menadito il manuale dei giochi online freemium, ma contemporaneamente rappresenta la testimonianza che una produzione attenta all’equilibrio generale delle parti, se non può aspirare al capolavoro, può almeno somministrare agli utenti un’esperienza piacevole e coinvolgente.

La loli pluricentenaria con tantissimi segreti, ma tanto è una sventata irresponsabile.

E questa attenzione si nota a partire dai metodi con cui miHoYo cerca di garantirsi il ritorno economico senza buttarla nella tassa obbligata. Giocando quasi quotidianamente per le ultime tre settimane non mi sono mai trovato a dire “ho finito troppo presto”, e grazie agli achievement sbloccati curando tanto le missioni quanto le attività collaterali sono riuscito ad aumentare in maniera consistente il mio parco Valkirje, ottenendone senza colpo-ferire pure una “premium” legata a un evento in corso.

Sempre parlando di cura, è significativa anche quella riposta nell’equilibrare giocabilità, dettaglio grafico e necessità di supporto: giocato inizialmente su un tablet nVidia Shield con più di quattro anni sul groppone, appena rientrato dalle vacanze ho proceduto all’istallazione su PC, un portatile high-end acquistato sette anni fa, senza perdere in fluidità e rapidità di caricamenti, e apprezzando una grafica che non mostrerà il dettaglio di una goccia di rugiada dispersa da un filo d’erba tranciato da una spada radente, ma è senz’altro più che adeguata per gestire ambienti e waifu varie mentre fanno a pezzi i nemici.

Himeko è la classica tanker lentissima, colpa del peso che porta… sulla schiena.

La varietà delle tipologie di combattenti è poi ideale per compensare un gameplay necessariamente monotono (entra nell’arena, picchia tutto quello che si muove cercando di sbloccare le sfide, raccogli i bonus ed esci), e come tipico per questo genere di giochi ne abbiamo per tutti i gusti: dalle picchiatrici alle long-range, da “legni” completamente inutilizzabili a meno di non dedicare lacrime, sudore e sangue a studiarne le dinamiche (ciao Himeko, ti voglio comunque tanto bene), fino a veri e propri tritacarne che trasformano il più ignorante button mashing in combo infinite, imparabili, imprendibili e decisamente coreografiche (indovinate cosa ha scelto il vostro affezionatissimo “Mr. Boncibonciboncibo”?).

Seele è una brava bambina che farebbe tutto per la sua sorellona, compreso TERMINARE OGNI FORMA DI VITA IN POCHI SECONDI.

Infine, trattandosi di un prodotto per otaku, la ciliegina sulla torta è la rifinitura dell’immaginario. Banale, certo; prevedibile, certo; improntato alla più sfacciata marchetta, certo, ma anche curato a puntino. Il character design non trascura alcun dettaglio per dare a ogni personaggio un’immagine coerente; la sceneggiatura cura situazioni e dialoghi che vanno dal telefonato al “telefonato ma dall’altra parte c’è Mina che canta e io piango”, e le mette poi in bocca a una squadra di doppiatori di serie A (almeno per quanto riguarda la lingua giapponese). Il tutto, infine, viene condensato in una quantità apprezzabile di video animati dal livello produttivo medio-alto che aiutano a immergersi nella storia.

Tirando le somme, Honkai Impact 3rd è il classico prodotto commerciale concepito unicamente pensando alle vendite - cosa che non si vergogna di nascondere. Difficilmente vi cambierà la vita, ma devo ammettere che mi sta divertendo parecchio.