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Horizon Chase, che è più bello di Out Run

Ho scritto più bello, non necessariamente migliore. Del resto, cosmeticamente (e solo cosmeticamente), il virgulto racing dei brasiliani di Aquiris sta a un maglioncino multicolore firmato Missoni, come l'icona cabriolet di Yu Suzuki sta a una tuta acetata degli anni Ottanta. Che, per carità, erano comode, colorate e le indossa(va)no con fierezza anche i mafiosi italiani emigrati in America. Ma basta coi paragoni bizzarrissimi, accendiamo i motori e partiamo con la recensione di Horizon Chase

Se un gameplay raffinato è sempre un attributo della perfezione, quello di Horizon Chase fa ritorno a un certo aerodinamismo, nuovo nella misura in cui le auto sono tutte ferme e si muove solo l'asfalto. Anzi, non si muove neppure l'asfalto, ma strisce trasversali colorate, compiendo in questo artificio un paradosso d'altri tempi: l’eliminazione della velocità. Horizon Chase, bello più di Out Run, è perfettamente immobile. Il suo movimento (o quel che è) non è percezione ottica dei punti e delle superfici, ma una sorta di turbamento fatto di inebrianti contrazioni e curve, sorpassi e offuscamenti, nitro e taniche di benzina.

Come sull'Amiga, insomma. Che poi, la vera differenza con Out Run sarebbe questa: sebbene immobile anch'esso, il gioco di Yu Suzuki viaggiava verso nuovi orizzonti e il futuro dei giochi di guida, mentre quello di Aquiris resta sul posto, in splendido surplace dal gameplay fenomenale. Differenze filosofiche del cazzo, se vogliamo. Vogliamo?

Per godere al pieno di tale giochetto, dunque, bisogna entrare in un paradosso, che d’altra parte si può ammettere benissimo e consumare perfino come una prova di modernità: troppa velocità si trasforma in mirabile staticità. La sua velocità sensibile, lo spazio divorato, il movimento inebriante fatto di rollii e stridii sono solo attributi della sua pregevole estetica.

Insomma, se non s'è capito, Horizon Chase è davvero bello. Guardate:

Low poly è stra-bello.

Si parte sempre ultimi (frechete), l'obiettivo è la rimonta fino alla prima posizione, cercando di evitare il contatto con l'altrui bolide gommato, che rallenterà di schianto la folle corsa su circuito (due, tre, cinque o enne giri, a seconda della conformazione del tracciato). Se nei primi stage e nelle prime coppe il combustibile fossile non rappresenta certo un problema di cui curarsi, dal terzo mondo saranno cazzi. Ogni tanica disseminata sul tracciato diverrà alimento prezioso, al pari delle nitro, capaci di spingere le gradevoli copie di Ferrari, Lamborghini, Audi, BMW e compagnia bella sino a velocità considerevoli. Nel caso in cui si rimanga senza benzina, niente paura, non scaglierete a terra l'iPhone 6 nuovo di zecca per tanta rabbia: l'inerzia della vettura consentirà di percorrere qualche centinaio di metri in più (sempre sul posto, il movimento, qui, è un'illusione), alla ricerca di carburante.

Guidarlo sfruttando i controlli di default è cosa buona e giusta, affidarsi al giroscopio del melafonino è robetta da bimbetti scalmanati che perderanno nel gioco e, un domani, anche nella vita. Gas automatico, un pulsante (virtuale) per lo sprint e due per la sterzata, che sotto il polpastrello risulta gradevole, mai sincopata, fluida, precisa e latrice di lunghe e poderose sgommate. Ogni tanto bisogna frenare, o quantomeno rallentare per non carambolare contro barriere o avversari.

Lacalifornia.

Auto e potenziamenti sbloccabili, otto campionati suddivisi in vari eventi (standard e bonus), una colonna sonora che ha stile da vendere (bravo Barry Leich, altro che Paolo Giacci... ) e non merita affatto l'azzeramento dell'audio, una freschezza che su iCoso non si sperimentava da tempo, neppure la minima traccia di microtransazioni in-game, una grafica che… okay, lo sto per dire… vorrei parcheggiare l'auto, scendere e incominciare un'avventura grafica nei mirabili boschi di Horizon Chase.

Compratelo a dismisura.

Ho giocato Horizon Chase vieppiù su iPhone 6, iPad Mini e iPad Air in qualsiasi momento libero/tempo morto/sarcazzo delle ultime settimane della mia vita da sposato. C'ho giocato anche mezz'ora prima di sposarmi, tanto per dire. Che poi, dicevano tutti che sarebbe cambiato tutto, e invece non è cambiato assolutamente nulla. A parte un anello, che forse pregiudica la percorrenza delle curve a sinistra. Ma ci si abitua presto.