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Novembre 1980 – Cannonate in sala giochi | Old!

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

A novembre del 1980, dopo aver ottenuto risultati confortanti con una prima distribuzione di prova in California nel 1979, Mattel lancia l'Intellivision, la prima console della storia a poter vantare un processore a 16 bit, un controller a 16 direzioni e il download dei giochi via cavo. A remare contro ci pensano un titolo di lancio tutt'altro che convincente, tale Las Vegas Poker & Blackjack, e un prezzo di cento dollari superiore a quello dell'Atari 2600. Rispetto all'avversario imbattibile, la macchina targata Mattel vanta una potenza hardware superiore e una maggior spinta innovativa ma, pur diventando coi suoi tre milioni di pezzi venduti il concorrente più serio della console Atari, non impensierirà mai realmente i suoi trenta milioni di macchine piazzate in casa della gente.

Konami scaglia invece in sala giochi The End, sparatutto dal titolo inquietante che prova a variare un pochino la formula di Space Invaders con un’idea abbastanza azzeccata: le canoniche tre “barriere” a difesa della nostra astronave vengono assalite da degli alieni insettiformi, che provano a smantellarle portando via un mattone alla volta. Aggiungiamoci una qualità grafica più che dignitosa e c’è da stupirsi che il gioco non riesca a riscuotere maggior successo rispetto a decine di altri sparatutto molto meno fantasiosi, rimanendo quindi nell’anonimato.

Va un po’ meglio a Nintendo con Radar Scope, che si gioca la mossa del clone di Space Invaders variando la prospettiva, con un’inquadratura che restituisce un vago effetto di tridimensionalità. Il gioco riscuote un buon successo in Giappone ma si rivela un flop clamoroso negli USA, con Nintendo che non sa letteralmente che fare dei tremila cabinati prodotti. Shigeru Miyamoto viene convocato per dare una ritoccata al gioco ma lui decide di cestinarlo e ne ricicla l’hardware per creare Donkey Kong. E hai detto niente.

Il grande successo del mese arriva però il 26 novembre, quando Atari spara in sala giochi un titolo super innovativo, Battlezone. Il gioco propone un ambiente tridimensionale, con grafica vettoriale, all’interno del quale si controlla un carro armato con due joystick, affacciandosi sull’azione attraverso un visore che riproduce l’estetica di un periscopio, con un filtro verde a colorare la grafica monocromatica. Battlezone verrà fondamentalmente ricordato come il primo vero videogioco tridimensionale di successo e finirà convertito su tutte le piattaforme casalinghe degli anni Ottanta. Arriveranno poi seguiti, riproposizioni e reboot, fra cui, nel 1998, una rilettura particolarmente riuscita, che mescola l’azione in prima persona a una componente da RTS.