La prima stagione di The Last Door è da brividi
Qua su Outcast abbiamo parlato per la prima volta di The Last Door oltre un anno fa, quando il prode checco segnalò il progetto del team spagnolo (di Siviglia, per la precisione) The Game Kitchen all'interno della sua oggi defunta rubrica dedicata al mondo delle avventure grafiche. Poi una menzione nella rassegna Kickstarter di Chiacchiere Borderline e quindi l'oblio. Nel frattempo il gioco è stato pubblicato, interamente giocabile via browser in forma gratuita, ed è in lavorazione la seconda stagione, che continuerà ad essere finanziata tramite raccolta fondi. Ne torno a parlare oggi in occasione dell'arrivo su Steam di The Last Door – Collector's Edition, una riedizione potenziata dell'intera prima stagione , che raccoglie i quattro episodi in un pacchetto unico, giocabile "in formato desktop", forte di un impianto audiovisivo rimesso un po' a nuovo (coi pixel meno grossi, in pratica) e con dalla sua alcune piccole aggiunte, sotto forma di interessanti contenuti extra, qualche puzzle inedito e gli immancabili achievement per Steam.
Ma che cos'è The Last Door? È una piccola avventura punta e clicca a episodi, dallo stile a dir poco minimalista, che si appoggia su una veste grafica molto curata nel carattere ma estremamente semplice sul piano tecnologico. Si esce dalla zona pixel art a cui siamo abituati e si sconfina quasi in quella Commodore 64, con lo schermo che viene invaso da quadratoni enormi ma sorprendentemente suggestivi. Il primo stupefacente (o forse no) tratto del gioco sta infatti nella capacità di risultare mortalmente evocativo nonostante sia tutto un tripudio di pixelloni enormi. Da un lato, certo, questo avviene grazie al potere della fantasia e della suggestione, fondamentale più che mai quando si tratta d'inquietare: meglio due quadratelli e tanta atmosfera che l'iperrealismo impossibile. Dall'altro, è evidente, la cosa funziona perché attorno ci sono uno studio e una realizzazione di primo livello, fra le splendide, splendide musiche, l'ottima scrittura delle varie situazioni e un'incredibile capacità di mettere in scena le trovate giuste per inquietare, oltre a dei momenti "buh" da antologia. Insomma, con The Last Door ci si spaventa e ci si spaventa molto più che con tanti altri giochi ben più blasonati.
Il racconto parte subito a mille e mostra fin dai primi istanti di non guardare in faccia a nessuno con le sue trovate ad effetto. Proseguendo nei quattro episodi si capisce in fretta che il team non si è fatto certamente problemi a toccare temi scomodi ed è anche grazie a questo se The Last Door funziona così bene nelle sue suggestioni e nel riuscitissimo tentativo di omaggiare in maniera plateale l'epica di H.P. Lovecraft. C'è pure un pizzico di Edgar Allan Poe, banalmente nell'utilizzo che viene fatto, soprattutto nel primo episodio, della figura del corvo, ma le vicende scivolano in fretta verso la ricerca di altri mondi, l'ansiogeno tuffo verso l'angoscia dell'impossibile, la totale assenza di salvezza e la presenza di creature mitologiche, che ci osservano da chissà dove e sarebbero in grado di far scappare a gambe levate anche Godzilla.
Tutto questo viene messo in scena attraverso una classica struttura da avventura grafica "moderna", che punta tantissimo sulla potenza della narrazione, su una ricerca registica sopraffina e sulla voglia di raccontare una storia completamente fuori di cozza, spiazzando il giocatore con flashback, cambi di prospettiva, visioni allucinate, racconti inquietanti e trovate di montaggio da far accaponare la pelle. Insomma, uno spettacolo e un'esperienza horror davvero subdolamente inquietante, come non mi capitava di viverne davanti a un monitor da parecchio tempo.
In tutto questo, come detto, The Last Door è anche un'avventura grafica e riesce ad esserlo trovando un ottimo equilibrio fra esigenze narrative e desiderio di non rinunciare a una classica struttura ad enigmi. I puzzle ci sono e sono quasi sempre molto ben contestualizzati nel racconto, senza trovate che sfondino il limite dell'assurdo e rischierebbero di rovinare l'atmosfera così perfetta. Ci si trova quindi a cercare modi per illuminare il proprio cammino nell'oscurità, a esplorare magioni abbandonate cercando di capire come accedere a quella stanza chiusa dall'interno, a mescolare sostanze chimiche per sviluppare fotografie e, soprattutto, a interpretare indicazioni contenute in manoscritti e lettere per risolvere puzzle o esplorare territori ignoti. Quest'ultima tipologia di enigmi è senza dubbio quella più affascinante, che per certi versi mi ha ricordato i momenti migliori delle avventure di Jane Jensen e che offre i passaggi in cui la fusione fra gioco ed esperienza cinematografica raggiunge il suo punto più alto, regalando grande soddisfazione.
Insomma, The Last Door è uno spettacolo ed è un gioco che qualsiasi amante dell'horror “classicheggiante” e delle avventure grafiche non dovrebbe perdersi. Questa Collector's Edition, fra l'altro, include quattro piccole scene aggiuntive, per lo più prive di enigmi, che offrono brevi sguardi su situazioni incastonate nel racconto globale, permettendo di cogliere dettagli aggiuntivi di un affresco dipinto con grande cura. Un racconto che va fra l'altro a chiudersi con un finale azzeccatissimo e “giusto”, per quanto un po' brutale nel suo lasciarti addosso una voglia pazzesca di giocare l'annunciata seconda stagione. Speriamo solo non ci sia da attendere troppo.
Ho ricevuto un codice Steam da Phoenix Online Studios, che si è presa in carico il compito di fare da publisher per questa riedizione di The Last Door, e mi sono spolpato i quattro episodi e gli extra impiegando, se Steam non mente, circa tre ore. Non ho però sbloccato tutti gli achievement, perché mi sono perso per strada qualche segreto nascosto fra le piume del maledetto corvaccio.