La splendida inutilità del multiplayer
Siamo tutti connessi a Internet ma non tutti giocano online, per le ragioni più varie. Nella perenne guerra dei numeri tra i grandi produttori, nessuno fornisce cifre esatte e quantificabili. Su circa 70 milioni di Xbox 360 venduti, ad esempio, 40 milioni sono collegati a Xbox Live, ma non è detto che giochino. I 70 milioni di utenti PSN millantati da Sony li lascerei proprio stare, dato che si tiene conto degli account multipli, quindi una cifra più realistica sarebbe attorno alla metà. Come sempre vince l'indagine empirica: chiedete in giro a chi usa la rete e ama i videogame, quanti ci giocano abitualmente. E magari fate la cosa anche online, se proprio volete perdere tempo. Certo, una partita in multiplayer la fanno tutti, ma non è la maggioranza degli utenti che vive per il multiplayer, se non su PC.
Perché? Difficile dirlo: per come si era pronosticata l'ascesa di Internet a fine anni '90, avremmo dovuto trovare, a 2012 inoltrato, soltanto videogame basati sul gioco in rete. Ricordo i tempi di Quake III e Unreal Tournament, o di Phantasy Star Online su Dreamcast: allora c'era un senso di meraviglia che, con gli anni, ha lasciato spazio alla noia.
Più che altro è stato sovrastimato l'impatto che giocare online avrebbe avuto su questo passatempo, che è nato dal principio come un'attività più o meno solitaria. Ma anche riflessiva, approfondita e in certi casi introspettiva, tutte condizioni negate dal caos che si trova oggigiorno in una qualsiasi partita di rete.
Per quanto i produttori spingano sull'inserimento del multiplayer nei giochi moderni, al chiaro fine di vendere spesso più DLC ed espansioni dedicate alla rete, talvolta è solo uno spreco di soldi. Quanti titoli avrebbero giovato di più spese per il "cuore" dell'esperienza ludica, invece di un gioco online fatto tanto per fare? D'altro canto esistono categorie che ormai non potrebbero vivere senza la rete: giochi di guida, tutti gli sportivi e gli shooter militari.
Sono solo alcuni esempi, ma del resto è impensabile immaginare un Halo qualsiasi senza gioco online, oppure un picchiaduro a incontri che non abbia il multiplayer via Internet. Ma quante persone hanno giocato tutta la serie Halo senza mai andare online? E quante preferiscono una sfida testa a testa a Street Fighter IV dal vivo, evitando accuratamente la rete? Più di quante immaginiate, ed è perché il multiplayer, con tutte le sue fissazioni e il suo variegato popolo, non è l'ambiente accogliente e idilliaco che sognavano tutti.
E inoltre, non è cambiato molto negli ultimi dieci anni come pura e semplice offerta: combattimenti in arena, testa a testa su un campo da calcio, duelli che iniziano e finiscono perdendosi nel nulla digitale che li accoglie. Mentre una buona campagna, e una bella storia, restano impresse ad anni di distanza. Purtroppo, pur amando di tanto in tanto giocare online, non ho alcuna ricetta contro l'appiattimento del multiplayer contemporaneo. Ma sono certo che una rete più veloce, o un maggior numero di utenti supportati non siano l'unica soluzione.
Forse puntare di più sul co-op, legare sempre storia e multiplayer nei giochi d'azione, o semplicemente sforzarsi di offrire idee originali e non solo nuove modalità nello stesso, identico, contesto.
E, se proprio non si è capaci di farlo, risparmiare soldi e puntare di più sul gioco in singolo. Come insegna Rocksteady con la serie Batman, splendida eccezione a una regola ormai accettata da tutti.