Outcast

View Original

Layers of Fear: intima arte, tiepida follia

Una "Dama con ermellino" non proprio... solare.

Disponibile da diverso tempo in accesso anticipato su PC e Xbox One, Layers of Fear taglia infine l'ambito traguardo della pubblicazione, uscendo ufficialmente per computer e console, pronto a mettere in discussione la vostra sanità mentale. Strizzando l'occhio a quel P.T. tanto osannato tra i fan dei survival horror, il gioco polacco - con l'aiuto del passaparola e i feedback degli utenti - si è rivelato una piacevole sorpresa, pur patendo alcuni grossolani peccati di gioventù.

Layers of Fear potrebbe apparire come uno degli innumerevoli "simulatori di passeggiata" tanto in voga negli ultimi tempi. In realtà, l'ambiente circoscritto, il susseguirsi fitto di eventi e la presenza - pur blanda - di qualche enigma donano al gioco un'identità decisamente peculiare. Ambientato all'interno di un'abitazione vittoriana, Layers of Fear vede protagonista uno sciagurato e confuso pittore, intento a ricostruire gli ultimi eventi della propria vita, costellata da grandi traguardi ma anche incrinata da immani tragedie. Da secoli la figura dell'artista maledetto ha dato vita a miti e leggende, alimentate dalle reali peripezie di molti autori famosi. La pittura, in particolar modo, ha spesso delineato personaggi tragici e inquietanti. Con i loro viaggi interiori, la trasfigurazione dell'io, la ricerca ossessiva dell'ispirazione e l'insanabile volontà di imporsi nell'indifferenza generale, i pittori accarezzati dalla follia sono stati innumerevoli, nel corso della storia. In questo senso, Layers of Fear non spicca tanto per profondità narrativa, quanto per il tortuoso dipanarsi della sua forma, che tanto deve a quell'arte surreale e tenebrista cui si ispira.

Il livello di dettaglio e maniacale tanto quanto il protagonista.

Nei panni del protagonista ci troviamo inizialmente in uno stato di vacua normalità. Attraverso un incedere claudicante, dobbiamo esplorare l'appartamento, aprendo cassetti e armadi alla ricerca di indizi che possano fare luce sul nostro passato. Si tratta principalmente di lettere, appunti o ritagli di giornale, ma non mancano oggetti chiave in grado di stimolare i nostri ricordi attraverso linee di dialogo discretamente recitate. Come già accennato poco prima, nulla di propriamente innovativo, soprattutto per il genere di appartenenza: il pregio di Layers of Fear, infatti, sta nella sua splendida forma, rappresentata con un crescendo emotivo simile a uno stillicidio. La percezione della realtà va via via scivolando, per lasciare il posto a torbidi surrogati, specchio malsano della nostra sofferenza. Dopo i primi rumori sinistri, scricchiolii anomali e lampadine bizzose, l'appartamento comincia a ingoiarci letteralmente, in un susseguirsi di eventi sempre più sinistri e inquietanti. Anche in contesti apparentemente normali, elementi estranei intervengono quasi sempre a corrompere l'atmosfera generale, concorrendo a un senso di ansia e disagio.

Un ambiente caldo e soffuso saprà comunque come inquietarci.

Gli oggetti stessi che adornano la casa si muovono silenziosamente, mentre siamo intenti a guardare altrove, accatastandosi in inspiegabili mucchi o formando bizzarre figure, pronte a sparire al primo indugiare del nostro sguardo. Porte che si aprono da sole, corridoi distorti capaci di cambiare forma mentre li attraversiamo, stanze capovolte rappresentano solo alcune delle soluzioni visive adottate dagli sviluppatori. In questo senso, Layers of Fear va vissuto necessariamente con l'ausilio delle cuffie (o un buon impianto stereo), magari accompagnato da un ambiente buio e silenzioso. Nulla vi vieta di giocarci diversamente, sia chiaro, ma in tal caso gran parte dell'esperienza va a farsi friggere, visto che il livello di immedesimazione, il senso di smarrimento e il graduale viaggio nella follia, sono di fatto il cuore del gioco.

L'appartamento comincerà presto a vivere di vita propria.

Prendendo a prestito tutta quell'arte inquietante e tenebrista nata a cavallo tra il 1600 e il 1800, gli sviluppatori polacchi hanno disseminato il gioco di opere più o meno note: Giuditta che decapita Oloferne della Gentileschi, L' incubo di Johann Füssli o Saturno che divora uno dei suoi figli di Francisco Goya sono solo alcuni dei sinistri capolavori che adornano lo scenario. Soccorsi da un eccellente uso dell'illuminazione e caratterizzati da ottime texture, gli ambienti riescono a restituire un vivo senso di realismo, caratteristica assai importante ai fini dell'immedesimazione. Gli unici elementi stonati arrivano da alcuni cali di frame rate ed episodi di tearing, per fortuna confinati alle primissime sessioni di gioco. Pur essendo, in sostanza, un'esperienza esplorativa con elementi ludici prossimi allo zero, Layers of Fear gioca tutte le sue carte puntando sulla curiosità morbosa e la straordinaria atmosfera. La lucida follia che accompagna il protagonista, con le sue manie, le sue angosce e la sua rabbia, rivive nella casa, plasmandola a ogni passo. Eccetto che per qualche salto dalla sedia piuttosto telefonato, il gioco monta un senso di claustrofobia e inquietudine con rara maestria, grazie anche a un sonoro di grande qualità.

Pur con qualche cliché di troppo, il titolo non lascia mai nulla al caso.

Qualche timido tentativo di "puzzle solving" sembra inserito più per dovere che per reale necessità, anche se in un paio di occasioni alcuni passaggi sono così ben contestualizzati da fare rimpiangere la quasi totale assenza di enigmi. Il gioco, tuttavia, dà il meglio di sé proprio quando si limita a raccontare tramite immagini, senza piegarsi (troppo) alle logiche di mercato e rifulgendo  - in tal modo - come un prodotto dalla spiccata impronta autoriale.

Se siete davvero disposti a intraprendere un allucinato e ispiratissimo viaggio nella psiche distorta di un artista, Layers of Fear è la migliore occasione per farlo, nello stanco panorama horror-videoludico degli ultimi anni.

Ho giocato Layers of Fear grazie a un codice PS4 fornitomi dagli sviluppatori. Ho portato a termine l'avventura in poco più di cinque ore, ma data la mia cronica attitudine ad esplorare minuziosamente ogni angolo, è possibile che i più solerti ce la facciano in molto meno. La suddivisione in capitoli può essere utile ai completisti nel caso volessero scovare tutti i collezionabili.