Le piattaforme zen di Knytt Underground
Nicklas Nygren, per gli amici Nifflas, è uno sviluppatore indie svedese nato il 6 gennaio 1983, che ha oggi alle spalle una carriera quasi tutta fatta di produzioni underground, una valanga di giochini dalle dimensioni molto ridotte e alcune realizzazioni un po' più corpose, di cui fa parte anche la serie Knytt. Negli ultimi tempi ha anche fatto il suo esordio nel mondo console, grazie alla versione 3DS di Nightsky (se interessa, ne ho scritto su IGN) Knytt Underground, arrivato sulle console Sony a fine 2012 e manifestatosi anche sull'eShop di Wii U lo scorso dicembre.
Il genere di riferimento, per Nifflas, è chiaramente quello dei giochi di piattaforme dai forti elementi puzzle e Knytt Underground non fa eccezione: lo si potrebbe sostanzialmente descrivere come una specie di metroidvania totalmente privo di combattimenti, seppur non avaro di nemici. Di fronte a questa affermazione, qualcuno potrebbe andarsene sbuffando un "Cheppalle" e magari, dal suo punto di vista, avrebbe anche ragione,. In Knytt Underground non solo non c'è azione in senso stretto, ma l'atmosfera è quasi sempre estremamente rilassata, con il giocatore che saltella in giro accompagnato da uno stile grafico e sonoro dalle parti dello zen. Agevolo il trailer per rendere al meglio l'idea.
Se il trailer non basta e volete essere sicuri al centopeccento, sappiate che è disponibile anche una demo, perfetta non solo nel far capire il genere di azione proposto dal gioco, ma anche nel mettere in luce lo stile sopra le righe e un po' sbracato della narrazione. La demo, tra l'altro, propone un livello non presente nell'avventura vera e propria e infatti è disponibile fra gli extra del gioco, perché vale la pena di farci un giro anche se si è già effettuato l'acquisto. Ma sto divagando, vediamo di andare al dunque.
Knytt Underground si divide in tre capitoli, dei quali due – più intermezzi – fungono sostanzialmente da introduzione e il terzo rappresenta l'avventura vera e propria. Nel primo capitolo si controlla una tizia capace di arrampicarsi in giro e saltellare in totale spensieratezza, nel secondo una palla dalle strabordanti capacità di rimbalzo, con cui spararsi in tutte le direzioni, nel terzo una fusione di queste due creature, che può cambiare in qualsiasi momento da uno stato all'altro. Alle azioni base, poi, si aggiungono alcuni poteri "temporanei" che è possibile raccogliere in giro e sono tipicamente legati alla risoluzione di puzzle nei dintorni. Il gioco, nella sostanza, è tutto qui. O forse no.
Il mondo di Knytt Underground si sviluppa lungo una mappa dalle dimensioni ragguardevoli, la cui esplorazione è lasciata completamente nelle mani del giocatore. C'è un obiettivo finale, costituito da alcune campane che vanno raggiunte e fatte suonare, ma è possibile raggiungerlo in modi diversi, a seconda di quanto si voglia davvero scoprire ogni singolo anfratto della mappa. Per raggiungere le campane, infatti, sono necessari degli oggetti precisi, ma i guardiani di turno possono essere anche ridotti a più miti consigli dietro lauto pagamento e le monete sono un po' più semplici da recuperare.
Portare a termine il gioco, quindi, è questione dalle diverse possibili interpretazioni: le campane possono essere attivate recuperando tutti gli oggetti richiesti, oppure raccogliendone magari un po' più di metà e compensando con le monete o ancora impuntandosi nel completare ogni singolo millimetro dell'enorme mappa. Sta insomma al gusto del giocatore e al suo livello di ossessione compulsiva. Sul fronte dell'esplorazione, comunque, Knytt Underground sa essere molto amichevole: la mappa, che fra l'altro su Wii U può essere visualizzata tramite il GamePad, offre sempre indicazioni utili sull'ubicazione dell'obiettivo "attivo", delle quest disponibili e di altri elementi, quindi di certo non ci si può perdere o dimenticare cose per strada. In compenso, ci si può stancare di esplorare, anche perché esiste un sistema di teletrasporti, ma il suo funzionamento non è affidabile al cento per cento e, oltretutto, va pagato.
A livello di meccaniche “spicciole”, come detto, Knytt Underground è un platform/puzzle game, che propone tanta azione piattaformica interamente incentrata su puzzle ambientali, spesso “costretti” all'interno di singole stanze, ma in molti casi articolati su sezioni più ampie. In sostanza, il tempo di gioco si divide fra momenti in cui si cerca di capire quale sia il modo giusto per raggiungere il tal punto della mappa e momenti in cui si cerca di farlo. La divisione è abbastanza paritaria, anche sul piano delle capacità richieste: capire il metodo non significa necessariamente essere in grado di metterlo in pratica, dato che, soprattutto nelle situazioni più complesse, sono spesso necessari ottimo tempismo e rapidità nell'attivare trasformazioni e poteri, oltre all'evitare ostacoli, nemici e via dicendo.
Rispetto però a tanti altri giochi di piattaforme, vuoi per l'atmosfera placida, vuoi per l'assenza di una qualche forma di combattimento, sotto un certo punto di vista sembra mancare qualcosa. Knytt Underground è un gioco che scorre placido dall'inizio alla fine, smussando anche i suoi improvvisi picchi di difficoltà – che non mancano – grazie al respawn immediato, imprescindibile in un platform moderno, e propone un ritmo, un incedere, un'esperienza meno trascinante rispetto a diversi altri giochi. Per molti, forse, questo rappresenta un difetto non da poco e non a caso, nel mare delle recensioni apparse online, questo aspetto viene inquadrato come limite pesante. E ci sta.
Ma ci sta anche fino a un certo punto, perché l'impressione mia è più che altro che Knytt Underground sia un gioco poco adatto al consumo ossessivo, rabbioso, veloce e immediato. Il gioco di Nifflas, se trangugiato senza masticare o tirare il fiato, funziona male e, sì, indubbiamente stanca. Il che, magari, non lo rende troppo adatto alle condizioni in cui tipicamente ci si trova a recensire un videogioco. Se invece lo si prende con comodo, una seduta ogni tanto, quando se ne ha voglia, ecco che il suo stile placido diventa confortande, gradevole, avvolgente, e se ne patisce molto meno la mancanza d'azione, che per altro non implica necessariamente scarsa varietà.
Le non poche ambientazioni in cui si suddivide la mappa, infatti, propongono soluzioni di gioco piuttosto diverse fra loro, che lavorano sulle opportunità offerte dalle meccaniche base per porre di fronte a situazioni molto meno ripetitive di quanto possa sembrare a una prima analisi. Ciò non toglie che sulla distanza Knytt Underground arrivi a mostrare un po' la corda e sembri non avere i polmoni necessari per gestire un così ampio respiro, ma nel complesso è un gioco che ha parecchio da dare. E da dire, anche, grazie a un elemento narrativo surreale, sopra le righe, talvolta magari un po' esagerato nei suoi discorsi "meta", ma comunque voglioso di sfiorare temi neanche banalissimi e staccarsi un po' dalle convenzioni del genere. Insomma, chi è disposto a tollerare un platform/puzzle game in cui non si fa molto altro che saltare, arrampicarsi e schivare gli dia una chance.
Ho scaricato Knytt Underground dall'eShop grazie a un codice per il download fornitomi direttamente da Nintendo Italia. Non sto a spiegare per l'ennesima volta che le mie recensioni su Outcast se la prendono quasi sempre comoda perché il ginocchio fa contatto col gomito: va così, facciamocene una ragione (e poi a volte succede pure su IGN, se vogliamo proprio dirla tutta). Ad ogni modo, secondo il contatore interno di Wii U, ho impiegato dieci ore e mezza, sparse in dieci sessioni di gioco, per completare l'avventura. Va detto che ho lasciato alcune, piccole zone della mappa inesplorate e in almeno un paio di stanze che ho scoperto non sono riuscito a scardinare il relativo puzzle, quindi mi sento di dire che per completare tutto tutto tutto ci vogliano almeno altre due o tre ore.