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Librodrome #37: Dead Space a fumetti

Attenzione. Ogni due settimane, in questa rubrica si parla di cultura. Niente di strepitoso, o che ci farà mai vincere il Pulitzer, ma è meglio avvertire, perché sappiamo che siete persone impressionabili. E tratteremo anche dei libri. Sì, quelle cose che all’Ikea utilizzano per rendere più accattivanti le Billy. E anche le Expedit.

Quella di ampliare l'universo narrativo di un videogioco attraverso altre forme espressive non è certo una novità dell'ultima ora, anzi, è una pratica che si insegue da tempo immemore. Electronic Arts, però, ha portato forse la cosa a un livello superiore con Dead Space, creando un affresco di opere multimediali che ruotano attorno ai tre episodi e mezzo del videogioco e ai suoi DLC per arricchirne e impreziosirne l'affresco, mantenendo per altro una coerenza e una costanza qualitativa abbastanza ignota a tante operazioni simili. Intendiamoci: non tutto ciò che è stato pubblicato attorno alle avventure di Isaac Clarke è di qualità impeccabile e, anzi, avrei parecchio da ridire soprattutto sui due lungometraggi animati, ma nel complesso EA, su questo fronte, si è mossa molto bene.

Da queste parti si è già parlato tempo fa dei due romanzi (più che altro del secondo, Dead Space: Catalyst), senza contare che ascoltando la Monografia dedicata alla saga potete sentirci chiacchierare di un po' tutte le sue declinazioni, ma oggi, reduce dalla lettura di Dead Space: Liberation, m'è presa una strana voglia di scrivere dei vari fumetti. E allora facciamolo.

I simpatici necromorfi di Ben Templesmith.

La prima infornata di fumetti a tema Dead Space è stata scritta dallo sceneggiatore britannico Anthony Johnston, in un periodo in cui il ragazzo firmava le sceneggiature di praticamente qualsiasi cosa uscisse a tema necromorfi. Sue sono infatti le storie dei giochi Dead Space, Dead Space: Extraction e Dead Space: Ignition e suoi sono i due fumetti graziati dalle suggestive e inquietanti matite di Ben Templesmith, disegnatore australiano famoso soprattutto per il suo lavoro su 30 giorni di notte. Dead Space è sostanzialmente un prequel, che racconta gli eventi sul pianeta Aegis VII precedenti all'inizio della serie di videogiochi e mostra quindi l'esplosione del contagio in tutto il suo splendore. Pubblicato sia in forma cartacea che in formato digitale (anche come contenuto extra allegato a Dead Space: Extraction per Wii), il Dead Space a fumetti è composto da sei capitoli, più un episodio zero disponibile solo in versione fumetto animato, ed è arrivato anche dalle nostre parti, in un'edizione italiana che è stata distribuita in edicola.

A lui si accompagna Dead Space: Extraction – il fumetto, non il videogioco – altro prequel, molto più breve, che si concentra sulla triste vicenda di Nicole Brennan e sul suo destino segnato fin dalla prima pagina. In entrambi i casi si tratta di storie non particolarmente ricche o profonde, che permettono però di lanciare uno sguardo sui retroscena delle vicende dei giochi e di immergersi nelle tavole di Templesmith, spettacolari come al solito. Se le storie, infatti, sono abbastanza ordinarie, i disegni fanno fare al tutto un salto di qualità e seducono grazie alla loro capacità di inquietare, sporcando lo sguardo col un taglio sanamente malato. Il paradosso sta nel fatto che nel tratto di Templesmith, forse, sono molto più inquietanti gli esseri umani, con le loro espressioni di follia deformante, rispetto ai mostruosi necromorfi.

A fine 2010, un mesetto prima dell'uscita di Dead Space 2, ecco che si manifesta la seconda vita fumettistica della saga, affidata dal punto di vista grafico al lavoro di Christopher Shy (che fra l'altro avevo intervistato alla Lucca di quell'anno, casomai interessasse). Shy, illustratore dal tratto pittorico e dall'immaginario visivo potente, è una scelta per molti versi naturale. Il suo è un linguaggio ancora meno classicamente fumettistico rispetto a quello di Ben Templesmith e a sfogliare le sue tavole sembra di osservare più una lunga serie di splendide, evocative ma statiche illustrazioni, che una storia a fumetti, ma l'impatto è comunque fortissimo, soprattutto nella rappresentazione dei mostri che popolano gli incubi di Dead Space.

Sempre scritto da Anthony Johnston, Dead Space: Salvage è l'unico fumetto legato all'universo di Dead Space a non avere funzioni strettamente da prequel, a non essere legato a doppio filo a uno specifico episodio della serie di videogiochi. Nonostante l'uscita ravvicinata col secondo capitolo, infatti, le vicende si ricollegano a quelle del primo Dead Space e raccontano quel che succede se hai la sfiga di imbatterti nella USG Ishimura. Ma i collegamenti si limitano per l'appunto all'ambientazione, dato che il tutto è ambientato dopo le disavventure di Isaac Clarke e racconta una storia abbastanza indipendente, ma ancora una volta efficace soprattutto per le suggestioni estetiche e di tono più che per un racconto un po' sconclusionato.

E infine arriva Dead Space: Liberation, uscito quest'anno per accompagnare il lancio di Dead Space 3. Alle illustrazioni c'è di nuovo Christopher Shy, ma alla sceneggiatura subentra Ian Edginton. La storia torna ad essere quella di un prequel fatto e finito e si dedica ad approfondire il personaggio di John Carver. Il brutale compagno di Isaac Clarke nella tanto criticata cooperativa di Dead Space 3 mostra già nel gioco parecchi tratti interessanti, che lo caratterizzano come qualcosa in più del semplice bruto che ci si poteva aspettare, e Liberation ne arricchisce la storia con elementi che nel gioco, semplicemente, non trovano posto.

Si tratta quindi del classico prequel sfruttato per dare maggior profondità a un personaggio e ampliare il discorso in favore dei fan più appassionati. Non che emergano chissà quali rivelazioni, ma chi – come me – ha apprezzato Carver nel gioco non può che godersi questa lettura, nonostante, ancora una volta, il racconto in senso stretto sia davvero poca cosa. Al resto ci pensano le tavole di Christopher Shy, davvero spettacolari, soprattutto quando danno il massimo nella rappresentazione dei necromorfi.

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E insomma, è tutto qui. Al momento non sembrano essere previsti altri fumetti dedicati a Dead Space, e del resto le varie uscite hanno sempre accompagnato i diversi giochi della serie, attualmente ferma al terzo episodio e un po' nel limbo del “Chissà se/come la riprendono nella next gen?”. I vari fumetti sono quel che sono: splendidi da osservare, ma con storie che tendi a dimenticarti dopo cinque minuti. Il che è comunque più di quel che si possa dire della maggior parte dei fumetti ispirati a videogiochi. Chi apprezza l'universo allargato di Dead Space, comunque, non dovrebbe perderseli.