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L’insostenibile leggerezza del pass

Phil Spencer è sicuro: il modello di business del loro pass è redditizio sia per loro che per tutti gli sviluppatori che ne fanno parte. Quello che Phil Spencer dimentica, però, è che il mercato esiste anche al di fuori del loro servizio e forse, dico forse, il loro modello di business non è un bene per tutto il settore.

C’è stato un momento, in pochi lo ricorderanno, nel quale non era un reato comprare giochi su PC. Prima delle chiavi grigie e dei saldi Steam, prima degli Humble Bundle, prima dei regali di Epic e Twitch, potevi acquistare un gioco indie senza avere la certezza che prima o poi ti sarebbe stato regalato. Era una bella sensazione, giocare a quello che si voleva senza scoprire, magari un attimo dopo, di aver semplicemente buttato dei soldi dalla finestra.

È evidente che a certe soluzioni, come per i free to play per mobile, si è arrivati non per caso. Un mercato sano non svaluta mai troppo il suo prodotto, qualcosa non andava anche prima. Ma tutti i motivi, a volte anche ottimi, che ci hanno portato a dove siamo oggi, non hanno fatto altro che restituirci un’utenza terrorizzata dallo spendere anche pochi euro su prodotti di qualità. La stessa società che non lesina di arricchire Apple, storce il naso se deve spendere quattro euro e cinquanta per Hollow Knight o Dead Cells. E il problema non è solo economico.

Spesso si sottovaluta un’altra clamorosa controindicazione dei pass, quella del tempo sottratto al mercato. I videogiochi non sono film o telefilm, quasi sempre chiedono più ore della vostra vita di qualsiasi cosa appaia su Netflix, e agli altri non restano che le briciole del vostro tempo libero. Quindi, da una parte abbiamo titoli che scendono facilmente di prezzo, dall’altra un backlog spaventoso a poche decine di euro al mese (se non addirittura gratuito)… cosa potrà mai andare storto?

Se il Pass, da una parte, garantisce introiti sicuri agli sviluppatori nel programma, dall’altra impedisce che quegli introiti possano arrivare nelle mani talentuose del settore che non possono o non vogliono farne parte. Perché le persone hanno già da giocare, perché sanno di dover aspettare pochissimo per risparmiare molto e perché, mentre aspettano, qualcuno regalerà loro ottimi titoli, che ne impegneranno completamente il tempo a disposizione, spesso poco. Questo cane che si morde la coda non intaccherà le felici casse di Microsoft ma cosa resterà, dopo i bombardamenti, per tutti gli altri?

Sono un romantico e, come ho già detto in passato, amo troppo i videogiochi per vederli nei cestoni insieme ai CD di Rita Pavone. Ma questo è il futuro, inevitabile, e bisogna accettarlo come viene, nella speranza che non resteranno solo macerie. Oppure… puoi essere Nintendo e impedire ad Amazon di scontare i tuoi prodotti, perché hanno un valore soltanto finché avranno un prezzo e quel valore potrebbe essere più importante delle copie vendute.