Ludophìlia #20 - Tropico del trattore
Ludophìlia (con l’accento così) non è una malattia venerea, ma una rubrica di approfondimento che corrobora mente e joypad, curata da uno che l’avrebbe addirittura voluta intitolare “I Love Tara Long”.
C'è un universo essenziale, in Farming Simulator 2013, che è quello dei gesti ben oliati, fermati sempre a un punto preciso e previsto, quasi somma della pura efficacia.
Il gesto del trattore (non è logos, ma praxis), ad esempio, possiede tutto il potere concertato di un arresto; senza slancio, rapido nella ricerca infallibile del suo punto terminale, rompe il tempo e sconvolge la retorica videoludica tout court.
Ma questo gesto, per significare che si fonde con l'atto via joypad, deve eliminare ogni enfasi, assottigliarsi fino alla soglia percettiva della sua esistenza; deve appena avere lo spessore di un legame tra la causa e l'effetto: la disinvoltura del trattore, in Farming Simulator 2013, è il segnale più malizioso dell'efficacia.
Ciascuno vi ritrova l'idealità di un mondo reso alla mercè dal puro gestuario agricolo, che non è più frenato dai soliti intralci del gameplay: i contadini di Farming Simulator 2013 non parlano e non saltano. Accelerano, e tutto si compie: cresce la natura, muore VanGogh.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che il trattore è anche il miglior portatore del soprannaturale: c'è, al suo interno, tutta una trasformazione della terra, della materia in vita. Esso risponde a un gusto della pesantezza, in senso magico. In aratura con moro trivomere su un Lamborghini R8 270 - una linea aggressiva e imponente, che fa salire l’adrenalina solo a guardarla e sotto il cofano d’acciaio zincato, realizzato in un unico pezzo, un’autentica valanga di cavalli - si fa visibilmente ritorno a un certo aerodinamismo, nuovo nella misura in cui è più massiccio, tagliente e disteso di quello vigente in altri ambiti di gameplay.
La velocità qui si esprime in segni meno aggressivi, come se passasse da una forma eroica a quella di una patata. Al bestiario della potenza, qui, si sostituisce quello degli spannocchiatori, delle botti spargiliquami, dei frangizolle, delle mietitrebbie e di una smodata quantità di altre lame. L'oggetto trattore è totalmente prostituito.
Farming Simulator 2013 possiede una morale ambigua: il piacere del lavoro si mescola continuamente ai richiami brutali del puro spirito di successo. È una morale che non sa o non vuole scegliere tra la lode dell'abnegazione e la necessità dell'empirismo. Il sacrificio è grande, nobile, testimonia di una pienezza morale nella guida a 4 km/h sui campi di console. Mediato in (almeno) quattrocentomila ore, il paradosso di Farming Simulator 2013 è che il giocatore mezzadro invoca la naturalezza del suo isolamento proprio nel momento in cui l'assenza dal lavoro nei campi virtuali – la realtà! -lo piega sotto l'evidenza della sua subordinazione.
Il trattore è vita, Farming Simulator 2013 per sempre.
Se volete - anzi, dovete - leggere la recensione di Farming Simulator, fatelo su IGN Italia.