Ludophìlia #27 - Questo non è un Ludophìlia, guarda…
Ludophìlia (con l’accento così) non è una malattia venerea, ma una rubrica di approfondimento che corrobora mente e joypad, curata da uno che l’avrebbe addirittura voluta intitolare “I Love Naomi Kyle”.
Andate in strada a giocare a pallone, fatevi una vacanza o scopatevi l'amante, ma non andate mai all'E3 di Los Angeles, perché fa schifo proprio, guarda. Al di là della probabilissima eventualità che l'aeromobile diretto in America si squarci in volo svegliandovi di soprassalto (e morte), credo che l'Electronic Entertainment Expo sia la manifestazione dell'idiozia e del superfluo, l'amore di un'idea e la prova della sua stessa natura utopica.
All'E3, a ogni nuovo E3, i miei sogni muoiono, perché i videogiochi sono sempre più brutti. Anzi, fanno cacare. Anche quelli belli sono un po' brutti e fanno un po' cacare. Non sono mai quello che vorremmo fino in fondo, non sono mai quello che potrebbero essere fino in fondo, hanno sempre troppe carenze, lacune, mancanze, caratteristiche esclusive, versioni disponibili, DLC, beta, chiavi di accesso alla beta, glitch, bug, cazzi, mazzi e ataviche legnosità oggigiorno intollerabili.
Fanno-proprio-schifo-guarda (fanno cacare), come lo stesso E3 che li esibisce, per il loro essere – per l'appunto – "solamente" dei videogiochi. Li vorremmo come la realtà, lo andiamo dicendo da sempre, ma il risultato è tutte le volte una finzione estetica imbarazzante, una fascinazione inaccettabile, una barocca baracconata interattiva che vorrebbe-ma-non-può. E mai potrà, per certi riflessi strutturali e tanti limiti rappresentativi che non sto qui a ridire. Dunque, si limita a sfolgorare, credendo di far colpo come non mai.
Verosimilmente, un gioco con la grafica brutta (nel senso che fa davvero CACARE) come Deadly Premonition: Director's Cut sarà sempre migliore di Titanfall, Destiny e Watch Dogs messi assieme. Tuttavia, appena l'alternativa è rifiutata, appena il paradigma viene confuso, comincia l'utopia: il senso e il sesso diventano l'oggetto di un gioco libero, in seno al quale le forme polisemiche e le pratiche più sensuali, liberate dalla prigione binaria, si mettono in uno stato di espansione e di godimento infinito. Così possono nascere un testo videoludico gongoresco, una sessualità felice e pure Trials Fusion.
Ora, purtroppo, sto andando di fretta all'E3 di Los Angeles e non posso dilungarmi. Se fosse per me, però, me ne starei bello a casa a giocare a California Games su Commodore 64, guarda.