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Lunar Lander Beyond, in questa casa obbediamo alle leggi della dinamica!

Ah, Atari, hai cambiato più mani tu che una moneta antica al mercatino delle pulci! Eppure, eccoti ancora qui a riprovarci, nonostante tutto. Per un'azienda che ha praticamente inventato il concetto di videogioco come lo conosciamo oggi (e che ha ancora il logo più bello nella storia dei videogiochi), è sorprendente quanto Atari sia poco rilevante nel panorama videoludico odierno. Negli ultimi anni, però, sembra aver imboccato una strada migliore, sfornando remake competenti dei suoi titoli storici e quella meraviglia di Atari 50 - The Anniversary Celebration, in collaborazione con i sempre ottimi ragazzi di Digital Eclipse.

In questo filone di remake a basso budget si inseriscono i titoli della serie Recharged, ma anche altri che non portano questo brand (sì, è un po’ un casino). Per Lunar Lander Beyond, una modernizzazione del classico Lunar Lander, Atari si è affidata a Dreams Unincorporated, un giovane e competente studio colombiano noto soprattutto per CrisTales.

No, niente approccio vettoriale, a questo giro.

L’ho provato con giopep in una camera d’albergo nei dintorni della GDC 2024, con ottime impressioni. Nelle ultime settimane ho avuto modo di dedicargli più tempo, ora che il gioco è uscito su più piattaforme, per vedere se quelle impressioni fossero veritiere.

Il gameplay di base rimane fedele all’originale Lunar Lander: pilotare una navetta spaziale con una fisica realistica. La navetta risente pesantemente dell'inerzia e l’unico motore disponibile è quello posteriore, utilizzato per tutte le manovre. È possibile girare la navetta su sé stessa, ma anche solo decelerare diventa un’operazione delicata. Il tutto, ovviamente, tenendo sotto controllo il carburante. Se avete giocato all’originale, sapete di cosa parlo.

L’astronave “Libellula” ha un approccio molto fresco e particolare al sistema di controllo di Lunar Lander.

Ora, aggiungete ogni sorta di modernizzazione possibile. La novità più importante è l’aggiunta di uno stabilizzatore: premendo un pulsante, la navicella si auto-stabilizza in pochi istanti, al costo di una discreta quantità di carburante. Questa funzione è essenziale e geniale per evitare la frustrazione legata a manovre sbagliate o calcoli errati dell’inerzia. Anche perché i livelli sono molto più complessi del classico Lunar Lander: non più semplici superfici su cui atterrare, ma vere e proprie caverne con cunicoli, spazi aperti, piazzole di atterraggio e bonus da raccogliere. Questo mi ha ricordato un po’ Sub-Terranea per Mega Drive, un gioco misconosciuto e frustrante con meccaniche simili a quelle di Lunar Lander Beyond. In quest’ottica, lo stabilizzatore è una manna dal cielo che permette manovre più ardite, sapendo che può tirarti fuori da quasi ogni situazione.

Ma la modernizzazione non si ferma qui. Oltre a una discreta varietà di livelli e situazioni legate a una storia carina ma dimenticabile, ci sono anche forti elementi gestionali. È possibile scegliere tra una buona varietà di piloti e navette, ognuno con caratteristiche particolari. Per spingere il giocatore a sperimentare, Lunar Lander Beyond integra un sistema di stress: se la navetta subisce troppi danni, il pilota ne risente. Ad alti valori di stress, il livello potrebbe riempirsi di mostri e creature strane, diventando una tela psichedelica.

“Ma maiiii gli elefantiiiii volaaaaaar!”

C’è anche una moneta di gioco che si può usare per migliorare le caratteristiche di piloti e navette o per pagare la terapia ai piloti più stressati. Meccanicamente, sembra abbiano aggiunto un po’ di tutto alla formula classica di Lunar Lander, sperando che qualcosa funzionasse. E qualcosa funziona, in effetti. La base rimane però quella: un gioco in cui si fa i conti con l’inesorabile principio di inerzia, che non sempre è divertente nonostante i tanti ammennicoli aggiunti da Dreams Unincorporated.

Stilisticamente, il gioco ricorda i cartoni occidentali degli anni Novanta, con colori, uniformi e gradazioni leggere. Personalmente, non ho apprezzato molto questo approccio, che mi riporta al look dei giochi Flash. Ma, ad esempio, giopep sembrava apprezzare lo stile grafico più di me, quindi immagino sia una questione di gusti. Caruccia anche la storia e i personaggi, con particolare plauso allo spassoso dottore/ingegnere di bordo cocainomane, un po’ Duccio Patanè dello spazio profondo.

Passare negli spazi stretti è sempre uno stress assurdo, nonostante le personalizzazioni concesse al giocatore.

La passione e le competenze degli sviluppatori ci sono tutte. Tuttavia, ho avuto l’impressione che abbiano provato ad aggiungere un po’ di meccaniche a caso, caratteristiche di giochi più moderni, senza una visione d'insieme chiarissima. Le possibilità offerte dal sistema di piloti e navette sono interessanti, ma non cambiano troppo il fatto che bisogna costantemente fare i conti con un sistema di controllo inerentemente frustrante, nonostante tutte le aggiunte.

Un esperimento intrigante e, tutto sommato, riuscito, ma personalmente non ho resistito più di tanto (una trentina di livelli) alla prima legge di Newton. Consigliato sicuramente se avete amato l’originale e non vi spiace un approccio moderno all’idea di pilotare una navetta più o meno realisticamente.