Medal of Honor Warfighter punta forte sul realismo
Due anni dopo il buon successo di pubblico e i giudizi perlomeno contrastanti raggranellati sul fronte della critica, Medal of Honor è pronto a tornare in scena, forte di un lavoro ancora più accurato dal punto di vista del realismo e della credibilità, oltre che del passaggio completo all'utilizzo del Frostbite Engine 2.0 creato da DICE. Lo sviluppatore svedese, però, questa volta fornisce solo la tecnologia, ma non dovrebbe stare partecipando direttamente ai lavori: l'executive producer Greg Goodrich ha infatti affermato che il gioco – e, quindi, presumibilmente, anche il multiplayer – è interamente sviluppato dal suo team Danger Close. E il tutto avviene grazie anche al preziosissimo lavoro di due dozzine di consulenti militari, reduci da operazioni di spessore in giro per il mondo, che dicono la loro sulla maniera in cui il team sta lavorando per dare vita a un FPS bellico dal taglio estremamente credibile e, nei limiti delle inevitabili concessioni del caso, vicino alla realtà. Nel corso della presentazione alla GDC 2012 sono anche intervenuti due di questi consulenti, identificati come Kevin e Tyler.
Il primo dei due è un soldato Tier 1 e Tier 2 con sedici anni di esperienza sul campo e che in passato si è fatto notare per aver messo nero su bianco in maniera molto accorata, seppur modificando nomi e specifiche di alcuni eventi, le proprie esperienze di battaglia. Proprio da quella base narrativa è nato lo spunto per la creazione del Medal of Honor uscito un paio di anni fa. Medal of Honor che ha stupito per fedeltà e credibilità l'altro consulente, Tyler, quando si è ritrovato a giocarci, al punto da fargli intuire che dietro allo sviluppo dovesse esserci qualcuno che ne sapeva parecchio. Ferito in azione e per questo ritiratosi dalla stessa, Tyler è entrato in contatto col team di sviluppo e si è unito ai lavori su questo seguito, contribuendo con la sua esperienza in ogni aspetto possibile, dal realismo delle armi al lavoro sul motion capture. Il risultato è un gioco dalle grandi pretese di realismo e che ambisce a riprodurre una notevole varietà di situazioni. L'ambientazione è ancora una volta moderna, ma questa volta non ci si troverà di fronte a un singolo, specifico scenario: Medal of Honor Warfighter, infatti, punterà a riprodurre una serie di diverse situazioni effettivamente verificatesi nella storia recente, trascinando il giocatore dalla guerra al terrorismo filippino a quella contro i moderni pirati.
Inoltre, Greg Goodrich ha svelato di aver voluto trarre ispirazione dai vari FIFA per proporre una maggiore varietà in termini di personaggi da controllare. In fondo, dice Goodrich, "i Tier 1 sono americani, ma un ragazzino britannico sogna piuttosto di entrare nelle SAS". E infatti il nuovo Medal of Honor aprirà uno sguardo su diversi corpi speciali del mondo, gli equivalenti "stranieri" dei Tier 1 che dominavano il precedente episodio. I corpi militari specializzati più cazzuti del pianeta, insomma, passando per Gran Bretagna, Germania e Polonia, nel tentativo di garantire ai giocatori di ogni dove la possibilità di interpretare gli eroi del proprio paese e provare quindi il relativo orgoglio sulla loro pelle, proprio come possono farlo in un FIFA selezionando nazionale e squadre di club per cui tifano. La cosa prenderà corpo soprattutto sul fronte del multiplayer: si parla di ben dodici squadre diverse, provenienti da dieci paesi, che si potranno scontrare fra loro, buoni contro buoni, per provare a scoprire quali super soldati siano i migliori. Non si hanno invece notizie di nuove "opposing force".
La cosa, comunque, ha una certa influenza anche sul gioco in singolo, per esempio sotto forma di missioni che portano di volta in volta a cooperare con le forze locali. Nella porzione di gioco mostrata su grande schermo durante la presentazione, per dire, ci si ritrova impegnati a sbrogliare un sequestro di ostaggi avvenuto in una Manila colpita da un tifone. Il team Mako, composto dai protagonisti del primo episodio e da un rappresentante del corpo anti terrorismo filippino, si introduce in un edificio martoriato dagli elementi e affronta gli avversari bucherellandoli a colpi di fucili vari e bombe a mano. L'utilizzo del Frostbite 2, grande novità dell'episodio, si manifesta egregiamente nella distruzione che è possibile infliggere agli elementi dello scenario, sgretolati dai colpi inferti e veloci quindi a trasformarsi in ripari sempre meno efficaci. L'avanzata del team procede in maniera sistematica e piuttosto efficace, forte anche delle esigenze di snellezza della presentazione, facendo a fette la resistenza e sfruttando per esempio diverse opzioni disponibili (da selezionare tramite croce direzionale) per l'approccio alle stanze chiuse: davanti alla porta di turno, si può scegliere per esempio se approcciarla con il lancio di una bomba o tramite una bella pedata vecchio stile. In tutto questo non ci si dimentica poi dell'elemento spettacolare: una volta salvati gli ostaggi, la missione si conclude infatti con una fuga in gommone, fra le acque che stanno allagando la città, con le mani ben salde su una torretta, pronti a far fuoco lungo un percorso assolutamente guidato. Un bello spettacolo, insomma, coadiuvato dall'eccellenza del motore grafico utilizzato e che promette senza dubbio contenuti interessanti in arrivo il prossimo 23 ottobre.