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NBA 2K20 dalla A alla Beta

Recensire NBA 2K è un lavoro sporco, ma qualcuno dovrà pur farlo. È il terzo anno che mi accingo a giudicare gli sforzi di Visual Concepts per Outcast, e a ogni fine agosto mi ritrovo a chiedermi quale sia l’approccio giusto. Per NBA 2K18, decisi di aspettare qualche settimana e un paio di patch, per avere un quadro più definito dopo le montagne russe dell’anno precedente. NBA 2K19, invece, mi ha sedotto e abbandonato, convincendomi a incensare la sua prima versione pubblica, pur con un grosso asterisco che avvisasse tutti della possibilità che il castello di carte di un gioco bello, profondo e competitivo potesse crollare da un momento all’altro.

Quest’anno ho iniziato a scrivere ben prima dell’uscita ufficiale del gioco, dopo qualche ora di esperimenti con la demo, riconoscendo l’attento lavoro fatto sul gameplay dal team di sviluppo capitanato da Mike Wang; ho cancellato tutto e ricominciato pochi giorni dopo, intuendo, grazie a una serie di rumor e notizie trapelate da Twitter (continuate a leggere, se vi appassiona il drama da social); la terza stesura l’ho iniziata dopo aver preso confidenza con la versione completa, ed ero praticamente arrivato a finirla… ma poi ho capito che quello a cui avevo giocato non era NBA 2K20 in versione completa.

NBA 2K20: la beta pubblica

Torni un venerdì sera, alla fine di una settimana di lavoro, e accendi la Play per giocare ad NBA 2K20… ma devi aspettare ancora un po’, perché ci sono da scaricare 23 GB di patch. Nel giro di otto giorni dalla data della pubblicazione, NBA 2K20 è arrivato alla sua versione 1.03, per un totale di 103 GB di download su PlayStation 4, oltre 110 su Xbox One, e su PC… non ero neanche sicuro che 2K uscisse ancora su PC, vista la pochissima attenzione data alla “master race”, ma dalle recensioni spettacolarmente negative che si trovano su Steam, dedurrei di sì.

La verità è che, da quando 2K Sports ha deciso di anticipare l’uscita annuale alla prima metà di settembre, NBA 2K non è mai stato pubblicato come un gioco completo e l’NBA 2K20 arrivato sulle nostre console il 6 settembre era una vera e propria beta. Un prodotto non finito, pieno zeppo di bug, nuovi e vecchi. Il progresso di un MyPlayer che si piantava improvvisamente e i giocatori senza nome sono bug nuovi (ad oggi, risolti), il matchmaking privato che non funziona, l’impossibilità di cambiare la telecamera in alcuni allenamenti, e giocare 5 contro 5, ma 7 con una divisa bianca a 3 con una divisa nera… sono bug vecchi, che in alcuni casi erano anche stati risolti, ma ora sono di nuovo tra noi.

Ogni anno paghiamo per una beta, incontriamo errori, segnaliamo a 2K Support, aspettiamo che vengano corretti con un numero sempre maggiore di patch e hotfix e, forse, riusciamo a goderci sei mesi di gioco completo, dopo che metà dell’utenza si è dedicata ad altri passatempi e l’altra metà è rimasta solo perché non c’è un’alternativa, per il videogiocatore appassionato di basket.

Nonostante tutto, il miglior gameplay della serie

Più delle modalità, più della grafica, più di ogni altro aspetto, il gameplay è il pilastro su cui si regge un buon videogioco, ancor di più quando punta a simulare fedelmente uno sport reale, con tutti i paletti che ne derivano.

Il gameplay di NBA 2K20 è il migliore nella storia della serie, è innegabile. Il mio giudizio era ancor più positivo nei primi giorni di “beta”, ma la qualità si è leggermente abbassata in seguito ad alcuni “aggiustamenti” del dev team e non posso più definirlo buono in senso assoluto, pur riconoscendone i passi avanti rispetto alle precedenti edizioni.

Il sistema di movimento ha subito una piccola rivoluzione, con enormi miglioramenti nel foot planting (uno dei problemi atavici della serie, parzialmente giustificato dal livello della tecnologia con cui ci troviamo ad avere a che fare, ma se c’era una cosa che NBA Live 19 ha interpretato meglio del suo “cugino” 2K era questa, ed è un bene che 2K20 abbia preso spunto) e tante piccole animazioni contestuali che simulano più fedelmente la fisica del mondo reale.

Il risultato è un maggiore equilibrio tra la casualità del basket e la necessità di avere un rapporto input/risultato vagamente attendibile in un videogioco che guarda sempre di più all’esport. Resterebbero un po’ di cose da perfezionare, ma l’esperienza degli ultimi tre anni ci ha insegnato che forse è meglio accontentarsi di quello che abbiamo al momento, che, tutto sommato, non è poi così male.

Modalità affermate, rivedute, corrette, dimenticate e rovinate

Per quanto riguarda le modalità, NBA 2K ha ormai trovato la sua ricetta da riproporre ogni anno, semplicemente cambiando un paio di ingredienti qua e là.

Il MyPlayer torna ad essere un po’ più “My”, col nuovo builder che, pur con qualche giustificata limitazione per impedire la nascita di un improbabile LeWilt Curry alto 2,30, dà più margine all’utente per cucirsi addosso il miglior personaggio possibile, e i cartellini abilità equipaggiabili in base alle proprie preferenze. La corsa al 99 non è più l’obiettivo della modalità, e non c’è più bisogno di (almeno) otto mesi di lavoro per completare il proprio personaggio, bastano un paio di settimane, dopo di che ci si può dedicare al gioco online nella lunga strada verso la reputazione di Leggenda che, come da NBA 2K15 a 2K17, torna ad essere il motivo principale per tenere impegnati i MyPlayer nel corso dell’anno.

MyCareer ha una nuova storyline, con attori sempre più importanti nel supporting cast (quest’anno tocca a Idris Elba e Rosario Dawson, più il consueto manipolo di stelle NBA capitanato da LeBron James), e un processo di “crescita” del personaggio più coinvolgente. Le novità del gameplay e dell’I.A., inoltre, sembrano fare piuttosto bene alla modalità.

Il Parco non è cambiato graficamente, ma ci aspettano più eventi e più vari, compresi passatempi di discutibile utilità come il golf coi frisbee e il dodgeball a tema western. Il tutto sperando che sia stata messa a punto l’infrastruttura dei server, così che ci si possa anche partecipare.

I server di 2K19, sperando restino nel passato.

MyTeam conferma il catalogo di sottomodalità, 5 contro 5 o 3 contro 3, e la varietà di carte su cui spiccano le carte “Evolution”, versione riveduta e corretta delle carte dinamiche di 2K16. Ma soprattutto, è finalmente stato implementato un position lock, per impedire ai più “scaltri” di presentarsi in campo con uno Shaq geneticamente modificato in posizione di playmaker. Si aspetta solo che 2K trovi un equilibrio sulla quantità di nuove carte da pubblicare durante l’anno, dopo la siccità di 2K18 e l’inflazione di 2K19, che ha progressivamente appiattito la modalità.

MyLeague era e si conferma la modalità franchigia più profonda e dettagliata nella galassia dei videogiochi sportivi, e quest’anno il MyLeague Online funziona, persino (!!!). Ci sarebbe anche il MyGM, ovvero il MyLeague con qualche opzione in meno e tante cutscene in più, che quest’anno aggiunge un sistema di leaderboard così, semplicemente per giustificare la sua esistenza. Se ne sentiva il bisogno? Decisamente no, non si sente il bisogno di una modalità come MyGM, quando se ne può trovare una sua versione decisamente superiore all’interno dello stesso gioco.

Infine, solo in modalità Gioca Ora offline, è arrivata anche la WNBA, per dare un cenno di riconoscimento al mondo dello sport femminile in costante crescita. NBA Live ci era arrivato prima (e l’aveva fatto leggermente meglio, includendo le giocatrici anche nelle modalità “street” e online), e per ora siamo al contentino, com’era stato in passato per l’Eurolega, ma è sicuramente un esperimento importante.

Il drama: Twitter contro NBA 2K20

La mattina del 9 settembre 2019, il trending topic numero 1 al mondo su Twitter era #fix2K20. Ora, quella di 2K è l’unica gaming community di cui faccio parte, e non so come siano le altre, ma la community di 2K è letteralmente spaccata a metà tra giocatori “sim” e giocatori “arcade”, MyPark e ProAm, online e offline… e se la community di 2K si unifica per spingere a gran voce la richiesta di correggere i difetti di 2K20, la situazione dev’essere di una tonalità di grigio piuttosto scura.

Sia chiaro, la richiesta di correzioni era quasi interamente relativa ai grossi problemi di funzionamento di cui parlavo poco fa e non al gameplay, che è stato largamente apprezzato (al netto di qualche voce fuori dal coro, ma Laggente™ non si può patchare), ma la prima risposta di Visual Concepts è stata un piccolo aggiustamento al gameplay.

...è una questione di priorità.

Peggio (peggio del tuo gioco criticato in tutto il mondo dopo soli tre giorni dall’uscita?) ancora, nel paio di settimane tra l’uscita della demo e quella del gioco completo, una serie di botta e risposta tra vari dev, con la ciliegina sulla torta delle tante mezze promesse, puntualmente disattese, fatte dall’odiato Ronnie2K (a volte community manager, a volte capo della divisione influencer marketing) ha contribuito a rafforzare l’idea che lo spogliatoio della squadra di 2K non sia poi così coeso, sia tra sviluppatori con visioni contrastanti su quello che dovrebbe essere il gioco, sia tra sviluppatori e dirigenti in giacca e cravatta, più interessati al fatturato che all’effettiva qualità del prodotto. E tutto ciò ci lascia con un grosso dubbio su cosa potrà diventare NBA 2K20, nonostante il potenziale che mostra anche ora, un po’ acerbo.

Sono un vigliacco, lo so, ma credo di aver trovato il modo giusto di approcciare la recensione di NBA 2K20. È il più grande Vai a sapere possibile, che potete considerare valido (forse) per tutto il mese di settembre.

Dopodiché, in base a patch, modifiche, correzioni e disastri, potrebbe diventare RCM ad ottobre...

… e Frechete il mese successivo.

Facciamo così: se avrò l’onore di recensire anche NBA 2K21, vi prometto che vi darò prima un giudizio definitivo su 2K20. O almeno ci proverò.

Ho ricevuto un codice per il download del gioco su PlayStation 4 dal distributore italiano e ho trascorso più di settanta ore tra MyTeam, MyLeague e soprattutto MyCareer/MyPlayer, sia offline che online. NBA 2K20 è disponibile su PC, su PlayStation 4 e su Xbox One. Come al solito, se acquistate il gioco (o qualsiasi altra cosa) su Amazon passando dai seguenti link, una piccola percentuale di quello che spendete andrà a noi, senza alcun sovrapprezzo per voi. Se volete procedere su Amazon Italia dirigetevi qui, se preferite Amazon UK puntate qui.