Nessuno tocchi Mass Effect
Alla vigilia del 221mo anniversario del secondo emendamento della costituzione statunitense, che garantisce il diritto di tutti i cittadini americani a possedere armi, un ragazzo ventenne di nome Adam Lanza è entrato in una scuola del Connecticut, armato di due pistole e un fucile, e ha cominciato ad aprire il fuoco, togliendo la vita a ventidue bambini e sei adulti e infine suicidandosi. Che c'entra con Outcast? C'entra, perché ovviamente un massacro causato da un ragazzo di vent'anni non può non avere a che fare con i videogiochi. Almeno, questo è quello che si sono sbrigati a dire i media più importanti degli Stati Uniti, tra cui Fox News e CNN. Anzi, nei battage subito seguente la tragedia, i media americani hanno indicato il fratello di Adam, Ryan, come carnefice. E come i tempi di internet ci hanno abituato, la reazione della gente è stata subito immediata, andando a pescare tra i vari Ryan Lanza su Facebook quello che potesse combaciare con il profilo dell'assassino, come fossero protagonisti di Crimnal Minds.
E una volta trovato Ryan Lanza su Facebook, l'occhio non poteva non cadere su di un“Like” dato a Mass Effect. In men che non si dica, la teoria che l'esperto criminologo di Fox News aveva proposto, di un omicida aizzato dalla reality TV, da Facebook e dai videogame, era divenuta la verità assoluta, con quel “Like” a fare da prova schiacciante. Poco importa che quello non fosse neanche il profilo dell'assassino, ma di suo fratello: la pagina di Mass Effect su Facebook è stata riempita di insulti.
“Bandite questo gioco e chi ha creato questa schifezza”, “Sono sicura che quei poveri bambini non avevano questo gioco nella loro lista di Natale”. “Uno dei vostri fan ha ucciso trenta bambini in Connecticut”, “Riempi la tua mente di violenza, ed essa trasparirà nelle tue azioni”, “Crepate all'inferno”... e così via, un centinaio di commenti poco carini all'indirizzo di Mass Effect e BioWare. Tra l'altro, è abbastanza ironico che sulla pagina Facebook di Facebook (ehm) non sia apparso nulla. Non è stato forse indicato anche il social network, come causa dell'assalto alla scuola?
Ovviamente, tra un insulto e l'altro, alcuni videogiocatori hanno cercato di rispondere alla massa di predicatori dell'internet, dicendo che con il loro metro di giudizio si dovrebbero bandire anche l'acqua e il pane, visto che il presunto assalitore ne ha fatto quasi certamente un largo uso nella sua vita e che, come si è scoperto poi in seguito, l'assassino non era stato accertato.
Tuttavia, dopo che l'identità dell'assassino è stata accertata come quella di Adam Lanza, l'aggregatore di notizie statunitense Drudge Report ha sottolineato vari aspetti che avrebbero contribuito a motivare il suo attacco, tra i quali un disturbo della personalità, il fatto che sembrasse a molti come un ragazzo con dei problemi, addirittura indicato come autistico dal fratello, e che giocasse ai videogiochi. Così, come se videogiocare fosse un problema paragonabile ad un disturbo della personalità o all'autismo.
Quando Andrea mi ha chiesto se volevo scrivere qualcosa a riguardo, linkandomi la notizia, non ne sapevo niente, perché avevo passato tutta la giornata, casualmente, a videogiocare. La mia risposta, in tutta onestà, è stata: “È sempre la solita storia, tra due mesi siamo punto e a capo”, con un tono da "ne vale la pena?". Perché purtroppo è così, lo sappiamo tutti. Fino a quando ci sarà un ventenne con in mano una pistola fumante, sarà sempre colpa dei videogiochi. Non dei genitori, che non si curano dei suoi problemi e non lo aiutano ad affrontarli. Non di chi vende un arsenale a un ragazzino che non ha neanche l'età legale per comprare alcolici, e neanche dello stato, la cui costituzione permette che gli vengano vendute. No, la colpa è chiaramente del motivo di svago che accomuna praticamente tutti gli adolescenti del mondo e che, anzi, spesso è d'aiuto a chi cerca di rilassarsi, prendersi un po' di tempo per sé, senza pensare a niente che non sia un obiettivo da raggiungere o una galassia da esplorare.
Alla fine ho scritto comunque questa cosa, perché per quanto possa essere di poco conto, trovo che sia doveroso palesare l'ovvio: i videogiochi non rendono i giocatori degli assassini. La vita sa proporre sfide più dure della minaccia dei Razziatori, e se anche le soluzioni sembrano tutte portare allo stesso finale, non è così. Purtroppo certe persone si fanno schiacciare dalla pressione, ed esplodono in modo terribile come è successo in Connecticut, ma non perché videogiocano. Semplicemente perché affrontano problemi che anche chi è “sano” ha paura di affrontare, trovando più comodo scaricare la colpa su qualcosa che non comprendono.