No Game No Life è un bluff riuscito
Immaginate.
Siete un giovane e smilzo ragazzotto, piuttosto aitante senza essere sportivo, top-scorer di quasi ogni multiplayer online esistente, compreso World of WarKarts Extreme Badminton Quake Edition Ultra Poker Revengeance (ho già registrato il marchio, non ci provate). Nonostante siate evidentemente portati alla leadership e geniali nel manovrare sottilmente gli altri, restate reclusi da sempre nella vostra cameretta, attrezzata con le meglio periferiche e sistemi gaming che un reddito da E-Sport Star possano comprare, con la sola compagnia della vostra bella sorellina NON CONSANGUINEA e prodigio del gaming anch’essa.
E improvvisamente venite sbalzati in un mondo completamente di fantasia, dove tutto va secondo i vostri desideri.
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Cosa significa "Ah, perché prima, invece... "?
Non nascondiamoci dietro a un dito: No Game No Life, serie animata di dodici puntate creata dal mostruosamente abile studio Madhouse sulla base della serie di romanzi di Yu Kamiya, è una fiera sfacciata dell'escapismo, retta su presupposti più inconsistenti dello zucchero filato e più irrealistici di una campagna elettorale in Italia, con, per buon peso, una quota standard di fanservice gratuito e abbastanza ipocritamente plateale.
Ed è anche divertente come poche cose.
La ricetta che trasforma quello che sarebbe un ammasso di carne trita, salse dozzinali, cheddar da discount e verdure decongelate in uno sfizioso Cheesburger Hollandaise Cofandinà da hamburgeria hipster è piuttosto semplice: ritmo, carisma e un manico che levati.
Del rest,o alla produzione abbiamo lo studio che ci ha dato One Punch Man, Overlord e una lista di titoli cult che se li elenco finisco lo spazio sul server.
Così, se il pubblico non si mette a spernacchiare l’atteggiarsi di Sora (il protagonista maschile) e ad ululare ad ogni vittoria ottenuta grazie al tarapiatapioco prematurata la supercazzola (o scherziamo?), è solo perché la sfacciata sicumera con cui si muove in una sfida che “ha vinto ancora prima di cominciare” crea fomento in quantità quasi tossiche.
Altresì, non viene facile disinteressarsi di Shiro (la sorellina NON CONSANGUINEA), in quanto combina l’aspetto del più classico “jailbait” con l’essere portatrice sana di badassaggine, commenti corrosivi e, perché no, anche un certo qual contegno da dominatrice.
Ma ancora questo non basterebbe, dato che per farti pagare un hamburger cinque volte quello che costerebbe ad un M*c D…ld, non devi solo prepararlo bene, devi anche avere una bella faccia tosta.
Quindi abbiamo partite a scacchi che diventano una royal rumble, esplosioni nucleari e cataclismi planetari in un gioco delle parole a catena, l’anima messa in palio in una partita a Otello e l’obbligatorio shooter a realtà immersiva trasformato in una gara di computazione estrema con carico di fanservice.
Ad impacchettare il tutto, una fra le migliori opening degli ultimi anni e un cast di doppiaggio originale che assommava alcuni pezzi da novanta, tra cui Miyuki Sawashiro, ragazza prodigio fin dal suo esordio a quattordici anni e di cui mi riservo di raccontarvi qualcosetta in un prossimo articolo.
Contrariamente agli anime di cui vi ho raccontato finora, No Game No Life e il suo film prequel No Game No Life: Zero, sono disponibili su Vvvid e penso siano esattamente quello che ci vuole per un po’ di fomento senza impegno.
Ho visto No Game No Life qualche annetto fa, nella sua edizione sottotitolata inglese, e sono piuttosto contento che VVVVID lo distribuisca in Italia con l’ottimo doppiaggio originale e i sottotitoli italiani.
Se vi piacciono gli anime sboroni, avete poche giustificazioni per non vederlo.