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Old! #103 – Marzo 1985

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

A marzo del 1985 spunta nelle sale giochi giapponesi Dig Dug II, seguito del primo videogame mai giocato da Fotone. Hai detto niente. Sviluppato quell'hardware Namco Super Pac-Man che negli ultimi mesi è presenza fissa in questa rubrica, il gioco cambia approccio rispetto al primo episodio sotto diversi punti di vista, a cominciare dall'inquadratura sopraelevata che sfrutta per mostrare l'isola su cui si svolge l'azione. A disposizione del protagonista ci sono due armi: la pompa già vista nel primo episodio, per gonfiare i nemici fino a farli esplodere, e un martello pneumatico con cui può creare condotti che possono essere riempiti d'acqua per affogare i nemici.

Dig Dug II non conquisterà esattamente la fama e la portata iconica del suo predecessore, ma godrà comunque di una versione casalinga su NES, prodotta da Bandai e ribattezzata Dig Dug II: Trouble in Paradise sul mercato americano. Esistono fra l'altro due versioni del gioco, distinte per il differente livello di difficoltà, ed entrambe verranno incluse tanti anni dopo nelle raccolte Namco Museum Battle Collection e Namco Museum DS. Sulla Virtual Console Wii, invece, ci arriverà solo la versione originale, perché Nintendo c'ha il braccino e non ci si può fare nulla.

Nello stesso mese esce un gioco, diciamocelo, ancora meno iconico e ricordato con piacere, ma che infilo comunque perché fa numero e colore, oltre ad essere una produzione bizzarra. Si tratta infatti di Gridiron Fight, un gioco dedicato al football americano ma prodotto da Tehkan, l'azienda che circa un anno dopo avrebbe cambiato nome in Tecmo. Ovviamente (?) la riproduzione dello sport è quella che è, semplificata e, come dire, romanzata, ma nel complesso il gioco, realizzato tramite una visuale dall'alto, fa il suo dovere in maniera dignitosa, riuscendo anche a infilare qualche elemento tattico, come si conviene per un gioco dedicato al football americano.

Prodotto in due diversi tipi di cabinati, Gridiron Fight sfrutta un sistema di controllo tramite trackball, illuminate in colori differenti che rispecchiano quelli della palla. Un trip visivo mica da ridere. Nello stesso anno, fra l'altro, verrà pubblicato Tehkan World Cup, simulazione calcistica basata sostanzialmente sullo stesso hardware ma destinata a risultare più popolare in giro per il modo a causa di ragioni che non credo di dover spiegare.

Il pezzo grosso del mese, comunque, è senza dubbio The Empire Strikes Back, seguito targato ancora una volta Atari dell'amatissimo coin-op basato su Star Wars (e, fun fact, in realtà terzo gioco della serie, uscito dopo un diversissimo Return of the Jedi). Realizzato come "conversion kit" del suo predecessore, il gioco fa vestire i panni di Luke Skywalker e Han Solo, impegnati nelle principali battaglie del film, riprodotte tramite una visuale in prima persona con grafica vettoriale. Ci si trova quindi a rivivere la Battaglia di Hoth e la fuga successiva a bordo del Millennium Falcon, per capirci. L'impianto grafico e le meccaniche sono in larga parte riciclati dal gioco originale, ma non mancano diverse innovazioni tecnologiche e qualche nuova trovata di gameplay, come per esempio il bonus JEDI, legato alla raccolta delle lettere che compongono la parola.

Tra fughe in sella a snowspeeder e inseguimenti ai comandi del Millennium Falcon, c'è parecchio da divertirsi, ma nonostante questo il gioco non riscuote il successo del suo predecessore. A detta dei creatori, le ragioni vanno ricercate sostanzialmente nella sua mancanza di grosse innovazioni e nella scelta di distribuirlo sotto forma di upgrade per il gioco originale: se hai ancora a disposizione Star Wars che incassa monetine a valanga, chi te lo fa fare di sostituirlo? Non mancheranno comunque conversioni casalinghe sui principali sistemi degli anni Ottanta e ulteriori apparizioni sparse un po' in giro, tipo quella come extra nascosto in Star Wars Rogue Squadron III: Rebel Strike per Nintendo Game Cube.

Chiudiamo con il gioco che probabilmente vede la luce prima di tutti, il 5 marzo del 1985. TwinBee è uno sparatutto a scorrimento verticale targato Konami che segna l'esordio dell'hardware Bubble System e vanta soprattutto l'onore di aver dato vita a una serie ancora piuttosto vispa trent'anni dopo. Nel gioco si controlla un'astronave antropomorfa dal taglio cartoonesco, che risponde appunto al nome di TwinBee (WinBee è invece quella controllata dal secondo giocatore), e se ne va in giro sparando proiettili e scaricando bombe in pieno stile Xevious. Fra le caratteristiche distintive del gioco c'è il fatto che, pur valendo la classica regola in base a cui basta un colpo subito per rimanerci secchi, le braccia dell'astronave fanno in un certo senso da scudo. Se vengono colpite, finiscono distrutte ma si sopravvive, rinunciando però, nel caso le si perda entrambe, alla possibilità di sganciare bombe. Ma in quel caso entra in gioco l'ambulanza, che può ripristinarle.

Insomma, il tono è evidentemente cartoonesco e non a caso è soprattutto questo approccio bizzarro e sopra le righe a dettare la personalità tutta particolare e, in larga misura, il successo pluridecennale di TwinBee. Negli anni, ovviamente, il gioco godrà di conversioni più o meno casalinghe assortite, ma solo nel 2007 raggiungerà i lidi occidentali grazie a Konami Classics Series: Arcade Hits per Nintendo DS, per spuntare poi anche su 3DS, PC e perfino nella Game Room di Xbox 360. Il tutto, chiaramente, senza contare la ventina di altri giochi, fra seguiti e spin-off, e le "conversioni" in fumetti, cartoni animati e perfino drammi radiofonici.