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Old! #52 – Febbraio 2004

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

Il 9 febbraio del 2004, Nintendo pubblica su Game Boy Advance Metroid: Zero Mission, ultimo episodio della storica saga realizzato secondo il modello classico bidimensionale di nome e di fatto. Sviluppato da Nintendo R&D1, il gioco è un remake del Metroid originale per NES, dal quale recupera quindi la trama e l'idea di una struttura già all'epoca piuttosto aperta, aderente a molti concetti che oggi vengono identificati sotto l'appellativo “metroidvania”. In realtà, definirlo remake è un po' riduttivo, perché se è vero che recupera gli aspetti base e le location del gioco originale, Metroid: Zero Mission li frulla poi assieme in maniera diversa, per dare vita a un gioco sostanzialmente nuovo.

Il che, in effetti, è quel che fanno i remake migliori: andare per la propria strada. OK, quindi è un remake. Mi sto perdendo. Proseguiamo. Dicevo, va per la sua strada, il che significa che amplia di parecchio l'esperienza di gioco, integrando ovviamente anche caratteristiche dei Metroid successivi al primo, e risponde oltretutto alla principale critica rivolta al precedente Metroid Fusion, accusato di guidare un po' troppo per mano il giocatore. Rispetto a quel gioco, però, Zero Mission è sensibilmente più facile, sia in termini di combattimenti, sia sul piano dei puzzle. Insomma, non ci si accontenta mai. Comunque, oh, considerando che, dieci anni e due console portatili dopo, stiamo ancora aspettando un nuovo Metroid su questo stile, non mi lamenterei troppo.

http://youtu.be/BInKmcDUHA8

Circa dieci giorni dopo, esce l'unico altro gioco degno di nota risalente a quel lontano febbraio di dieci anni fa. E fra l'altro non è che sia poi così degno di nota, al di là del fatto che pure lui porta avanti una storica serie nata negli anni Ottanta. Mi riferisco a Pitfall: The Lost Expedition, rivisitazione in chiave tridimensionale del classico di David Crane, che prova a modernizzare il gameplay tutto giungla, salti e frusta.

Il gioco, pubblicato sui vari formati del momento e quattro anni dopo convertito anche su Wii, non è nulla di eccezionale e non propone idee particolarmente nuove, ma tutto sommato si lascia giocare ed è comunque più riuscito di tanti altri esperimenti a cui potrebbe essere accostato. Certo, rimane una roba poco più che mediocre, soprattutto se poi si pensa che appena tre mesi prima è apparso sul mercato un rilancio di ben altro spessore ambientato in Persia. E insomma, come termine di paragone è un po' ingombrante.

http://youtu.be/bFx2zjN_K-E Chiudiamo ricordando un tragico lutto. Nel 1999, alla luce del successo di Ultima Online e dopo il completamento dei lavori su Ultima IX: Ascension, Electronic Arts acquisisce lo studio Origin Systems. Peccato che, alla luce dello scarso successo di pubblico riscosso dall'ultimo capitolo della saga di Richard Garriott, EA pialla immediatamente tutti i progetti in lavorazione, con conseguente e quasi immediata fuga di Lord British, si limita a finanziare il supporto a Ultima Online e per l'appunto, a febbraio del 2004, subito dopo aver annullato i lavori su Ultima X: Odyssey, chiude Origin Systems. E oggi Origin è il nome del fratello scemo di Steam. Sigh.

http://www.youtube.com/watch?v=LVIq_Wvy0b4&list=PL3873A219A94C1D48