Old! #62 – Maggio 1984
Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".
Il primo maggio del 1984 si manifesta su Famicom Golf, simulazione golfistica (ma no?) con protagonista un tizio baffuto che io da poppante identificavo con Mario, anche se poi tecnicamente magari Mario non era. Ovviamente si tratta di un gioco molto semplice, ma che comunque offre la sua bella selezione di diciotto buche e viene considerato il primo simulatore di golf della storia munito del – successivamente diventato standard – indicatore "a barra" per gestire precisione e potenza del colpo.
Golf, come tutti i primi titoli per Famicom e come la console stessa, arriverà in occidente molto in ritardo, a fine 1985 negli USA e a fine 1986 in Europa. Nel corso degli anni, per altro, godrà di qualche conversione e riedizione: lo vedremo su Famicom Computer Disk System, in versione Classic NES per Game Boy Advance, come contenuto extra in Animal Crossing e perfino convertito su una macchina non Nintendo, il NEC PC-8801. Ma la "conversione" forse più sfiziosa è costituita dall'omaggio inserito nei due Wii Sports, dove i percorsi golfistici sono riproduzioni tridimensionali dei circuiti contenuti nel gioco per NES.
Il 10 maggio 1984 è invece il giorno in cui viene pubblicata una versione più o meno definitiva, forse, quasi, vai a sapere, del primo King's Quest. Il gioco era già uscito un anno prima in una veste molto più semplice, ma nel 1984 arriva la quarta edizione, che per altro non sarà neanche quella finale, dato che la tarantella proseguirà con una quinta versione nel 1985 (senza contare l'edizione, molto diversa, uscita su Sega Master System del 1989 e il remake del 1990 basato sul motore Sierra's Creative Interpreter). E poi ovviamente ci sono le varie raccolte dei giochi Sierra e i remake amatoriali, ma sto divagando.
King's Quest (successivamente ribattezzato King's Quest: Quest for the Crown) è ovviamente il primo capitolo della storica saga di Roberta Williams ed è un'avventura grafica brutalmente anni Ottanta, con tutti i pregi e i difetti che quei giochi avevano e che, ovviamente, vengono evidenziati dai tanti anni trascorsi. Racconta una storia piuttosto semplice, ma che fa il suo e già mostra bene o male tutte le caratteristiche basilari della saga da un punto di vista narrativo: forte melodramma misto a umorismo dell'assurdo e gusto per la continua citazione dai classici delle fiabe.
Al di là di questo, è ovviamente una pietra miliare nell'evoluzione dei giochi d'avventura, perché, pur conservando un metodo d'interazione tramite interfaccia testuale, propone una visualizzazione tridimensionale (si fa per dire) del mondo di gioco, con dei personaggi che se ne vanno in giro per gli ambienti e passeggiano davanti, dietro, di lato rispetto agli oggetti, potendo perfino (pensate un po'!) andare a nascondersi, che so, dietro un albero. Chiaramente si tratta di caratteristiche all'epoca già diffuse in altre tipologie di gioco, ma per il mondo delle avventure basate su enigmi è una mezza rivoluzione. A rimetterci mano oggi, probabilmente, fa venire voglia di uccidersi, ma io conservo ancora tanto amore nel mio cuoricino per quei giochi Sierra, che mi hanno fatto vivere tante belle avventure e fra l'altro sono stati enormemente importanti, con i loro parser testuali, nello spingermi ad imparare meglio la lingua inglese e nell'ampliarmi il vocabolario. Da qualche parte dovrei avere ancora il dizionarietto che tenevo fisso sulla scrivania.
Il 21 maggio 1984 viene annunciato l'Atari 7800, una nuova macchina pensata per fare da successore all'Atari 5200, che verrà però posticipata di un paio d'anni a causa della vendita dell'azienda e finirà per ritrovarsi a dover competere con Nintendo Entertainment System e Sega Master System. E hai detto niente. Il 7800, che fra l'altro può vantarsi di essere la prima console Atari creata da un'azienda esterna (General Computer Corporation), punta a proporre una potenza grafica superiore alle precedenti macchine, più vicina a quella dei giochi da sala e, per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, risolve i due più grossi problemi dell'Atari 5200, grazie al ritorno a un controller digitale e alla retrocompatibilità quasi totale coi giochi dell'Atari 2600 (mentre al 5200 serviva un apposito adattatore).
E siccome i cerchi e le botti non finiscono mai, il 7800 supporta pure l'utilizzo di una tastiera, per altro munita di porta d'espansione cui collegare drive e stampanti, per avere a disposizione un vero e proprio personal computer. O quasi. Tutto molto bello e tutto molto inutile, perché Atari farà molta fatica a supportare la sua macchina con titoli di spessore e la concorrenza devastante del NES (unita ai contratti d'esclusiva che Nintendo firmava a destra e a manca) finirà per magnarsi tutto quanto. Ciononostante, pur totalizzando numeri non paragonabili a quelli di Nintendo, l'Atari 7800 si rivela a conti fatti un discreto successo, anche se oggi viene bene o male ricordato più che altro in quanto ottima console su cui usare i giochi dell'Atari 2600. Povero cicci.
Chiudiamo con una rassegna veloce su due giochi psichedelici usciti nella seconda metà del maggio 1984 (in realtà volevo segnalare anche Psytron, ma non ho trovato video adatti su YouTube). Sono tutti e due per ZX Spectrum e, come praticamente qualsiasi altro gioco uscito su quella magica macchina dai tastini di gomma, credo che le immagini parlino da sole.