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Paper Trail, un puzzle game sulla carta con qualche idea riciclata (pun intended)

Trovare la propria strada nella vita non è sempre semplice, né tantomeno lineare. A volte ci si incarta (pun intented 2), bisogna fare un passo indietro, cercare nuove vie. Ma alla fine, con impegno, molta testardaggine e, perché no, un pizzico di fortuna e qualche aiuto, spesso si riesce ad arrivare dove si vuole. 

È tempo di partire.

Paige, la protagonista di Paper Trail, sembra avere le idee chiare. Vuole frequentare l'università, lasciare i suoi genitori e il piccolo e noioso villaggio in cui vive, per inseguire il sogno di diventare un’astrofisica. I primi intoppi li trova però appena mette piede fuori casa. Un temporale ha rotto ponti e pezzi di strada che le impediscono di procedere. È qui che viene introdotta la meccanica principale del gioco e che ci accompagnerà per tutte le dieci macroaree che compongono l’avventura, ovvero piegare la carta. 

L’arte di piegare la carta.

Con una visuale 2D dall'alto, Paige si muove sopra dei fogli di carta e il suo scopo è quello di arrivare al prossimo foglio che si intravede ai lati dello schermo. Per passare da un foglio all'altro, e quindi avanzare nel livello, l'unico modo è piegare il foglio su cui Paige posa i piedi. Naturalmente non si può piegare il foglio sopra Paige, o non lo si può dispiegare se lei è sopra quella porzione. Il foglio ha un retro (visualizzabile con la pressione del tasto destro del mouse nella versione PC da me provata) che “nasconde” altri pezzi di strada. Compito del giocatore è piegare la carta nel giusto modo e far combaciare il sentiero su cui Paige può muoversi ed avanzare. Detto così sembra molto semplice, in realtà le meccaniche di gioco vanno assimilate bene prima di riuscire a dominarle. Infatti, il foglio in genere si può piegare sia sugli angoli che sui lati, dando così otto possibilità di piega che vanno moltiplicate anche per quanto a lungo decidiamo di piegare. Se all'inizio ci muoviamo su un solo foglio, andando avanti dobbiamo maneggiare anche quattro o cinque fogli alla volta. Le cose si complicano ulteriormente quando vengono introdotti massi da spostare, pulsanti da premere, piattaforme rotanti, porte teletrasportanti, raggi di luce e specchi.

Leve, specchi, raggi di luce, statue: tutto l’armamentario del puzzle in azione.

Alla fine di ogni macroarea contraddistinta da un bioma diverso, dobbiamo affrontare  una sorta di "boss fight" che consiste in un puzzle molto grande e complesso. Per chi dovesse trovarsi in difficoltà, è stato inserito un comodo aiuto in game che visualizza passo passo la sequenza di piegatura corretta ma lascia comunque al giocatore il compito di tutte le altre operazioni, quindi muoversi, leve da azionare, oggetti da spostare, ecc. Per i più sadici (sia chiaro che il livello di difficoltà è già di per sé piuttosto alto), si possono anche collezionare delle barchette origami che sono spesso posizionate in luoghi apparentemente inaccessibili, a cui si arriva dopo un gran numero di elucubrazioni e tentativi. A fare da collante e da transizione tra un livello e l'altro ci sono delle cutscene doppiate, sempre disegnate su fogli di carta, in cui il giocatore deve continuare a piegare le immagini per fare combaciare i disegni e proseguire. 

Anche nelle cutscene si piega.

Com'è stata la mia esperienza con Paper Trail? Partiamo dal fatto che si vede chiaramente che è un gioco in cui gli sviluppatori hanno riversato molta cura, passione e amore. Dal punto di vista dei rompicapi, fa assolutamente il suo dovere, tenendo impegnato il giocatore fino alla fine con puzzle sempre gratificanti e ardui. Eppure almeno secondo me non riesce ad entrare nell'olimpo dei puzzle game (Bonfire Peaks, Baba is you, Patrick’s Parabox solo per citarne alcuni recenti) pur piazzandosi subito sotto. La meccanica dell'origami è innovativa all'inizio, ma alla lunga stanca. Purtroppo, anche se vengono introdotte sempre nuove meccaniche all'interno di quella principale, queste non riescono a cambiare le carte in tavola (pun intended 3) e creare quel momento “a-ha” che invece ritroviamo in altri giochi. Ma dove proprio Paper Trail scivola è nella parte narrativa, che risulta abbastanza banale e scontata, con una deriva fantastica che non mi ha convinto fino in fondo. Resta comunque affascinante dal punto di vista artistico, con uno stile acquerellato dai toni caldi e morbidi e la grana della carta che dona la sensazione di star sfogliando un bel libro illustrato.

Paper Trail è sicuramente un puzzle game ben confezionato, che offre un tasso di sfida cerebrale alto ma mai impossibile. Con una quantità impressionante di ottimi titoli indie che stanno uscendo in questo periodo, ha comunque le carte in regola (pun intended 4) per farsi notare.