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Paperback #24 - La guerra mondiale degli zombi

Paperback è la nostra rubrica in cui parliamo di libri non strettamente legati al mondo dei videogiochi. Visto che per quelli legati al mondo dei videogiochi c’è quell’altra.

In concomitanza con l'uscita del film apocalittico World War Z, voglio oggi parlarvi del romanzo da cui è tratto, ossia World War Z. La guerra mondiale degli zombi di Max Brooks (nota gossip: figlio di Mel Brooks. Sì, QUEL Mel Brooks).

Ora, sapete che per me un buon libro su apocalissi zombi, aliene, vampiriche, biologiche, chimiche quello-che-è deve avere alla base una cosa e una soltanto. L'angoscia. Non deve lasciare scampo, respiro, speranza se non proprio verso la fine. Altrimenti stiamo parlando di altro. Non è APOCALITTICO, ecco.

Quindi ho approcciato il romanzo, che poi un romanzo proprio non è, con un certo scetticismo. Innanzitutto per il punto di partenza: l'apocalisse zombi c'è stata, ha più che decimato la popolazione mondiale, ma, tranquilli, è passata. In secondo luogo, per la struttura dell'opera stessa. Come dicevo, non è un romanzo, o meglio non ha la struttura narrativa del romanzo: non c'è un protagonista ma una voce narrante che raccoglie le testimonianze dei sopravvissuti all'olocausto planetario di tutte le parti del mondo, dai semplici cittadini agli alti papaveri dell'esercito o della politica mondiale, contrabbandieri, truffatori, mercenari, chi più ne ha più ne metta. Come creare la giusta atmosfera per far proliferare e scatenare quella sensazione del "oh my God" che tanto affascina gli appassionati del genere?

Beh, Brooks ci riesce. Da un lato le note asettiche con cui il narratore introduce il testimone di turno e il contesto di riferimento, dall'altra questo saltare di palo in frasca, da paese a paese, di situazione in situazione, seguendo l'iter cronologico della diffusione pandemica del contagio, ti fa rendere conto della portata del fenomeno.

Pensateci. Quando leggete un romanzo o guardate un film di questo genere, vi ritrovate sempre ristretti nella visione parziale del protagonista alle prese con le sue beghe, conscio che probabilmente l'umanità è agli sgoccioli, ma di fatto ignaro di quel che accade nel resto del mondo. Che qui è il fulcro dell'opera. Non solo quello che accade ai singoli in giro per il mondo, ma anche i diversi approcci dei governi mondiali al fenomeno zombi. Dagli USA alla Cina, passando per il Medio Oriente e il Sud Africa, è interessante osservare come Brooks, sfruttando anche un po' di cliché storico-politici, attribuisca reazioni differenti ai diversi Paesi.

Racconto dopo racconto, l'ansia sale proprio per questo meccanismo narrativo indiretto. Il lettore non partecipa con il narratore agli eventi ma ne è spettatore; non ne sa quanto lui ma ancora meno di lui, viene edotto dal narratore, sempre diverso, pagina dopo pagina. Orrore si aggiunge ad orrore, in quanto ogni esperienza con il morbo e le sue conseguenze è diversa da persona a persona.

Un esperimento, quello di Brooks, secondo me riuscito a pieni voti. Consigliatissimo.

Se siete interessati ad altri libri del genere apocalittico o post apocalittico, vi rimando alle recensioni di Il Passaggio di Justin Cronin, La Progenie di Guillermo del Toro e Chuck Hogan e il tributo a Richard Matheson in cui parliamo, tra le altre cose, di Io sono Leggenda. Per chi invece desidera cimentarsi in una lettura più soft ma non per questo meno piacevole, consiglio anche le recensioni di Warm Bodies di Isaac Marion e de L'Ospite di Stephenie Meyer.