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Paperback #7: Il Gioco di Ender

Paperback è la nostra rubrica quindicinale in cui parliamo di libri non strettamente legati al mondo dei videogiochi. Visto che per quelli legati al mondo dei videogiochi c’è quell’altra.

Poco meno di trent’anni fa, nel 1985, Orson Scott Card pubblicava il primo libro di quello che sarebbe poi diventato il ciclo di Ender, uno dei più longevi esempi di fantascienza, assieme  ad Asimov, Dick e pochi altri.

Il titolo del romanzo in questione è Il Gioco di Ender.

Ve ne voglio parlare oggi per due motivi: primo perchè DOVETE leggerlo, per fare un favore a voi stessi innanzitutto. E poi perché nel 2013 uscirà il film nelle sale cinematografiche, con Harrison Ford nel ruolo del colonnello Graff e Asa Butterfield (Hugo Cabret, il bambino con il pigiama a righe) nel ruolo di Ender Wiggin.

La storia è ambientata in un futuro non troppo lontano, sulla Terra. I ragazzini di tutto il mondo vengono impiantati, per un periodo più o meno lungo di tempo, con uno schermo dietro la nuca che serve alle forze dell’esercito terrestre a scoprire e reclutare, spiando letteralmente i loro atteggiamenti e le loro menti, i più abili guerrieri da mandare contro gli Scorpioni, una razza aliena che ha già tentato l’invasione della Terra e che si teme stia preparando l’attacco finale.

Ender Wiggin è un ragazzino di sei anni, ma soprattutto è un Terzo, ossia un terzo figlio in una società dove il massimo legale di figli per famiglia (a meno di non incorrere in sanzioni anche pecuniarie) è due. Ma Ender è speciale, è la grande speranza della Federazione Internazionale, e la sua nascita è stata autorizzata al fine di mettere al mondo quello che molti sperano sia il grande condottiero e il grande stratega di questa guerra.

Ragazzino geniale dicevamo, Ender è il fratello di altri due ragazzini altrettanto geniali, la pacifica Valentine e il quasi sociopatico Paul. Proprio a causa della genialità dei due fratelli e del loro temperamento inadatto, a vario titolo, alla carriera militare, Ender è stato messo al mondo.

Ender viene quindi reclutato e mandato alla scuola di addestramento reclute prima e di ufficiali poi.

E nella scuola dell’esercito, collocata su una base spaziale, la vita dei giovani futuri soldati ruota attorno alle sale di battaglia, dove le varie “orde” (ossia dei battaglioni di circa 40 ragazzi) combattono per la supremazia nella classifica scolastica, applicando le teorie belliche apprese a lezione e ideando nuove strategie. Ender non tarda a farsi notare per la propria genialità e per il proprio spirito intraprendente. Spronato, a volte in maniera subdola e brutale, dagli alti papaveri dell’esercito, Ender cresce con pochi, ma fidati amici, cercando di diventare quel campione bellico che la Federazione brama disperatamente.

Nel frattempo, mentre il lettore segue avidamente le vicende di Ender, sulla Terra i due fratelli Wiggin non sono rimasti con le mani in mano e, una volta scoperto che la pace tra le varie nazioni della Terra è messa in pericolo e rischia di far scoppiare nuove guerre i due ragazzini , sotto gli pseudonimi di Locke e Demostene iniziano a scrivere delle arringhe pubbliche cercando di mettere in guardia gli uomini contro il rischio in agguato.

Se il romanzo racconta la crescita del protagonista, sia dal punto di vista umano che militare, che deve trovare il proprio posto in un mondo dove tutti vogliono manipolarlo per qualche interesse supremo, tutta la saga è un inno alla comunicazione, alla tolleranza e alla convivenza. Come spesso accade alla fantascienza, al di là di racconti fantastici di futuribili più o meno desiderabili e più o meno possibili, lo scopo della saga è, in un certo senso, scandagliare pregi e difetti dell’umana specie. E per Orsco Scott Card il più grande difetto degli esseri umani è la mancanza di comunicazione, mancanza, questa, determinata il più delle volte dalla paura o dalla superbia degli uomini stessi che da vere e proprie barriere fisiche.

Harrison Ford è stato scelto per interpretare il ruolo del Colonnello Graff

Anche gli altri libri della serie Il riscatto di Ender (in inglese intitolato molto più propriamente L’araldo dei defunti), Ender III - Xenocidio e I Figli della Mente, proseguono sullo stesso stile. E così scopriamo altre forme di vita, più o meno senzienti, collaborative e autonome, in un universo quasi interamente, ormai, colonizzato dall’uomo. E ce ne innamoriamo. Amiamo la Regina dell’Alveare per la sua saggezza e la sua compassione, i Pequeninos per il loro entusiasmo e il loro altruismo e per la loro meravigliosa, delicata alterità. Impariamo ad amare perfino la Descolada, in un certo qual modo.

Sempre più spesso penso che se nelle sale dei bottoni, sulle poltrone dei potenti, potessero sedersi per cinque minuti uomini in grado di immaginare l’inimmaginabile, degli Isaac Asimov piuttosto che degli Orson Scott Card, forse noi umani smetteremmo di guardare a ciò che ci rende diversi, e scopriremmo che siamo Raman e non Varelse.

Nota a margine: nel 2008 è stato pubblicato un quinto romanzo, intitolato Ender in Exile, che si colloca nel lasso di tempo che intercorre tra il primo e il secondo romanzo della saga, una sorta di seguito ideale e cronologicamente più esatto de Il Gioco di Ender. Purtroppo Ender in Exile va a fare compagnia a quella folta schiera di opere che gli editori italiani non ritengono sia opportuno portare nel nostro paese, e quindi non è mai stato tradotto nell’italico idioma. Speriamo che le cose cambino con l’uscita del film (se avrà successo, ovviamente).