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Lo straordinario racconto di Pixel Ripped 1978

La VR è morta, questo pensano tutti, ma pochi sanno quanto sia in grado di rendere speciale persino le cose più banali. Pixel Ripped 1978 (non conosco il primo e il secondo episodio della serie) non è un videogioco straordinario, tutto quello che fa è riciclare meccaniche trite e ritrite seppur in modo competente, ma è straordinario nel raccontarmi la sua storia.

Perso nel mio caschetto, chiuso in un angusto ufficio, mi sono ritrovato tanto concentrato da essere genuinamente spaventato dall’arrivo di altri personaggi, da infastidirmi per una telefonata di troppo, da voler zittire le persone intorno a me. In un modo che è impossibile da spiegare, io ero realmente il programmatore alle prese con un giochino da costruire, stavo vivendo un ricordo e non più un videogioco.

E non è questo che dovrebbe essere la realtà virtuale? Uno spazio vuoto in cui essere davvero qualcun altro, in cui perdersi completamente, in cui accettare non solo le regole di gameplay, ma anche quelle narrative, senza farsi condizionare dalle nostre vite. Seduto davanti a quei pc, a quelle console, non c’ero io, io non avrei capito altrettanto bene cosa volesse dirmi Pixel Ripped 1978, c’era una persona di cui invece percepivo la fatica, l’impegno e la frustrazione.

Poi c’è anche il videogioco, non vi sto parlando di un prodotto perfetto, un videogioco diviso tra sezioni banalotte in 3D ed altre sicuramente più ispirate in 2D. Se dovessi parlarvi di quelle, ricorderei sopratutto la sofferenza e il motion sickness ma davvero non può essere sempre quello il centro di ogni cosa. Pixel Ripped 1978 è una storia di videogiochi molto più di quanto sia un videogioco, un episodio di quelli belli di Mythic Quest in cui vedi e senti come il protagonista perché sei il protagonista.

Sto giocando Diablo, Zelda e Street Fighter 6 ma per un giorno, magari solo uno, è Pixel Ripped 1978 che mi ha scosso e sorpreso più degli altri.

Ho giocato a Pixel Ripped 1978 dopo aver ricevuto una chiave dal distributore, terminando l’avventura principale in circa cinque ore (consecutive) e soffrendo abbastanza di motion sickness.