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Plaguemon: Lost Diaries - Pokémon è mutato, come noi

Scrivere di Plaguemon: Lost Diaries non è semplice. E no, non è solo una scusa per il fatto che questo articolo verrà pubblicato con un ritardo ridicolo rispetto alla Cover Story di Outcast sui Pokémon a cui appartiene. È vero, potrei aver avuto svariati incubi, in queste settimane, al pensiero di essere drammaticamente in ritardo sulla consegna. Incubi confusi e ricorrenti in cui un giopep sfigurato da un qualche tipo di brutto incidente radioattivo mi rincorre in una palestra Pokémon scagliandomi addosso fiale verdastre, da cui fuoriescono creature sempre più mostruose. Scrivo queste righe nella vana speranza di liberarmi di queste orribili visioni notturne.

Dicevo che non è semplice parlare di Plaguemon perché trascende quelli che sono i normali canoni del videogioco, finendo inevitabilmente dalle parti del progetto artistico, squisitamente dadaista e iconoclasta. E Pokémon, col suo carico di facile nostalgia fanciullesca, è il bersaglio perfetto per una reinterpretazione senza freni inibitori, in grado di fare a pezzi e ricostruire quella nostalgia in maniera familiare e allo stesso tempo inquietante. È il frutto di un anno di lavoro di Michele “Hiki” Falcone, che ha pazientemente disassemblato e riscritto il codice originale di Pokémon Rosso per Game Boy, in modo da ricavarne un prodotto che non potrebbe essere più lontano dalle sue fonti. Certo, nell’essenza si tratta pur sempre di un “ROM hack” della prima generazione dei Pokémon, e quindi gran parte delle meccaniche sono familiari ai più. Eppure, tutto è completamente cambiato e stravolto: fin dalle prime battute, il faccione amichevole del Professor Oak è sostituito da un inquietante tizio in tuta anti-radioattiva, mentre un motivo ossessivo e nefasto suona in sottofondo.

Hiki ha realizzato anche versioni modificate delle carte Pokémon.

Il gioco trae chiara ispirazione dal mondo dei creepypasta, ovvero brevi storie e racconti dell’orrore che nascono in seno a molte community di videogiochi. In questo caso, Plaguemon rappresenta la vostra cartuccia di Pokémon. Poco importa se fosse rossa o blu: l’avete dimenticata in un cassetto o in una scatola in cantina, e nel frattempo è cambiata. È completamente nera e, quando la inserite nel Game Boy, vi rendete conto che non solo il vostro salvataggio è scomparso, ma l’intero Kanto è stato distrutto da un’esplosione atomica. L’umanità e i Pokémon sono sopravvissuti ma al prezzo della loro innocenza. Dite addio alla faccina caruccia di Jigglypuff, le mutazioni hanno ingrandito a dismisura i suoi occhioni anime, fino a fonderli in un unico grande occhio. E questa è forse la cosa più “normale” che vedrete. Il resto delle simpatiche creature ha tratti anche più inquietanti: Charmander, ad esempio, si è dato al satanismo spinto, mentre Bulbasaur ha fatto la conoscenza della cannabis, finendo per rimanerci sotto. Ogni singolo Pokémon della prima generazione è stato ridisegnato da Hiki nella sua controparte mutata e perversa, ogni sprite è un piccolo capolavoro di pixel art, specie quando lovecraftianamente nasconde i suoi orrori nella bassa risoluzione, dettata dalle limitazioni tecniche del Game Boy. 

La schermata di combattimento con visuale laterale.

Ma Hiki non si è limitato a modificare gli sprite, ha anche cambiato radicalmente il codice del gioco, in modo da introdurre la possibilità di far uso di droghe o armi, con cui uccidere liberamente i vari PNG, spesso con l’unico risultato di rendere ancora più caotico il mondo di gioco. La bici è stata sostituita da una ben più post-apocalittica e rumorosa motocicletta, con cui è possibile effettuare salti per raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili. Perfino l’iconica schermata di combattimento è mutata in una più fedele a quello che avevano in mente gli sviluppatori nelle prime fasi della produzione del gioco, abbandonando la prospettiva in prima persona a favore di una classica visuale laterale, simile a quella dei primi Final Fantasy. Luoghi, dialoghi, allenatori, sono tutti mutati nella loro controparte malvagia o quantomeno degradata: le foreste incantate sono ora disseminate dai cadaveri dei ragazzini che non hanno retto il peso della trasformazione del loro mondo e si sono impiccati ad un albero. Un po’ come purtroppo accade a tanti al sopraggiungere della maggiore età.

Il primo Capopalestra è Kurt Cobain, armato di fucile e pronto a farsi saltare la testa a combattimento finito.

E tutto questo continua e continuerà a mutare nei prossimi mesi, proprio come se la cartuccia continuasse a fermentare nei suoi liquami radioattivi, visto che Hiki sta continuando a far uscire nuove patch per sistemare i numerosi bug del gioco, ma non solo.

Plaguemon è tutti gli aspetti peggiori della fine dell’infanzia; è l’innocenza perduta che fa posto agli angoli più tetri e bui della psiche umana. E in quest’ottica è molto difficile dare una valutazione, perché al netto della follia spesso esagerata, dei tantissimi bug, dei dialoghi spesso sgrammaticati, Plaguemon rimane un’esperienza unica, che fa di tutto per scandalizzare e non piacere ma è pur sempre disseminata di sorprese fantastiche e spesso tetre. Esattamente come la maturità.

Ho giocato a Plaguemon: Lost Diaries (Build 1) sul mio Game Boy retroilluminato, usando una cartuccia programmata con la versione modificata di un mio dump personale di Pokémon Rosso. Ho raggiunto circa la metà del gioco, che ha più o meno la stessa durata del titolo dal cui codice è stato creato, e credo che continuerò a giocarci poco a poco quando avrò tempo. Potete trovare la patch, e il programma per applicarla al vostro dump di Pokémon Rosso, su questa pagina.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai Pokémon, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.