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Primi, timidi contatti con Diablo III

A meno che non viviate in una caverna lontana dalla civiltà, senza connessione a Internet e dotata solo di un televisore a tubo catodico e di una console Wii, saprete tutti benissimo che qualche giorno fa è finalmente uscito Diablo III, dopo anni di sviluppo, mesi di beta e infiniti click sulla pagina di login del client del gioco che hanno mandato in Guru Meditation i server di Blizzard. Come potete vedere nel video qua sotto, le reazioni della comunità sono state composte e mature, come succede spesso in casi come questi (ah, il signore del video sta facendo una parodia delle reazioni, non prendetelo troppo sul serio).

Io fortunatamente ho evitato molti dei problemi di accesso, soprattutto grazie al fatto che ho ricevuto la mia copia del gioco nel primo pomeriggio di Martedì 15 Maggio, così non ho passato la notte di Lunedì a cercare di giocare e maledicendo nel frattempo tutti i santi di Blizzard. Già che ci siamo, soffermiamoci un attimo sul fatto che sia necessario essere costantemente collegati ai server ufficiali anche per giocare da soli: a livello teorico, trovo che la cosa sia perfettamente accettabile, del resto si tratta di un gioco per PC e fatico a immaginare che ci sia qualcuno che ai giorni nostri abbia in casa un computer non collegato a Internet 24 ore su 24. Nella realtà, però, succedono casi come quello del lancio di Diablo III, con server inaccessibili a causa del numero eccessivo di utenti che cercano di collegarsi contemporaneamente (possibile che non abbiano previsto nulla del genere basandosi sulle copie prenotate e i numeri della beta?). Diablo III, per quanto certe sue meccaniche siano simili, non è un MMORPG, sarebbe quindi auspicabile e gradito non avere una restrizione come quella del collegamento costante ai server anche per giocare in solitario e, visti i requisiti hardware tutt’altro che proibitivi, immagino che ci siano anche molti giocatori che lo faranno girare su un portatile. Tuttavia, si spera che queste lamentele cadranno rapidamente nel dimenticatoio quando Blizzard sistemerà i server e i giocatori potranno accedere senza problemi.

Sì, ma il gioco com’è? Per un giudizio definitivo dovrete aspettare la recensione che scriverò non appena lo avrò finito (o prima, nel caso mi annoi a morte e lo abbandoni), ma per ora posso dire che le prime impressioni sono miste. L’impatto con la realizzazione tecnica non è dei migliori e in alcuni momenti viene da pensare quasi che il buon vecchio Torchlight non abbia molto da invidiare al nuovo gioco di Blizzard. Sì, si sa che Blizzard vuole che i suoi giochi possano girare sul maggior numero di PC possibile, e Diablo III sul mio i5 750 con 8 GB di RAM e una ADM Radeon HD 6850, quindi una configurazione buona, ma non certo eccelsa, gira costantemente a 60 FPS con tutti gli effetti al massimo e V-Sync attivato. Un maggiore sforzo sotto questo punto di vista forse sarebbe stato gradito. Un altro aspetto che ha fatto discutere molto è lo stile estetico adottato, più simile all’impostazione cartoonesca di World of Warcraft che non ai toni cupi e gotici di Diablo II: a me il nuovo stile grafico piace, quindi non ho molto di cui lamentarmi, anche se le prime ambientazioni mancano un po’ di varietà.

Le meccaniche di gioco sono le stesse che conosciamo, nel bene e nel male. Giochi come Demon’s Souls e Monster Hunter, entrambi produzioni giapponesi, hanno mostrato come il genere degli hack & slash possa evolversi in qualcosa di nuovo, più al passo coi tempi, ma Blizzard ha deciso di fare di Diablo III un vero seguito, anche a circa dodici anni di distanza: quindi niente rivoluzioni, con una telecamera saldamente ancorata alla prospettiva isometrica e un’azione sempre legata ai click furiosi del mouse. I primi livelli potrebbero essere noiosi, soprattutto a causa di un’estrema facilità del livello Normale (l’unico disponibile all’inizio) e delle poche abilità a disposizione del nostro personaggio. Crescendo però le cose cominciano a farsi molto più interessanti, e intorno al livello 12 o 13 si comincia a intuire il vero potenziale del nuovo sistema di crescita del personaggio, che non utilizza più i classici rami di specializzazione, ma propone una combinazione di abilità attive e passive da modificare a loro volta con delle rune. Come ho già scritto nella mia anteprima di qualche settimana fa, questo nuovo sistema m’ispira molta fiducia, mi sembra più libero e più stimolante per il giocatore rispetto alle soluzioni del passato, ma approfondirò questo aspetto del gioco nella recensione.

Quello che colpisce all’inizio di Diablo III è come sembri antiquato per molti suoi aspetti. Il che non vuol dire che non possa essere ancora divertente ma, come ho già scritto poco sopra, in dodici anni abbiamo visto come possano esistere reinterpretazioni del genere con meccaniche di gioco più fresche e moderne. Tuttavia, se avesse fatto qualcosa di radicalmente diverso, Blizzard non avrebbe potuto pubblicare Diablo III, ma avrebbe dovuto probabilmente inventarsi un nome nuovo o, come minimo, farne uno spin-off. Già così, i fan più sfegatati della serie hanno trovato di che lamentarsi, e non oso immaginare cosa sarebbero riusciti a combinare se Diablo III fosse diventato un gioco d’azione con telecamera in terza persona e un sistema di combattimento diverso da quello che ci presenta. Le prime ore di Diablo III sono state un’esperienza piacevole, e mi auguro che il divertimento del resto del gioco cresca insieme al livello del mio personaggio. E non vedo l’ora di riuscire a giocare in compagnia di qualche mio amico, magari coordinandoci via chat vocale. Ora scusate, ma torno a giocare, ho una recensione da scrivere.