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Prosegue la serie con The Walking Dead – Episode 3: Long Road Ahead

Giunti al terzo episodio dell'ottima serie dedicata da Telltale Games a The Walking Dead, diventa ormai sempre più evidente come lo spirito che anima il gioco non sia quello di creare un'avventura strutturata su bivi. Il racconto è scritto chiaro e tondo, si sviluppa sui suoi binari, permettendo variazioni sì importanti, ma che non hanno reale influenza sullo svolgersi degli eventi. Insomma, c'è ancora meno controllo sulla storia rispetto a un Heavy Rain. Ma va bene così, il punto non è quello, perché questo The Walking Dead lavora sul permettere al giocatore di manipolare il racconto in maniera differente e, comunque, molto efficace.

Il focus della storia, come da tradizione della creatura di Robert Kirkman, è puntato sui personaggi e sulle relazioni interpersonali fra i vari sopravvissuti all'apocalisse zombi. E per questo motivo, la discrezione garantita al giocatore, seppur ridotta, diventa ben più fondamentale rispetto al semplice decidere se andare a destra o a sinistra. Le decisioni che il giocatore prende nei panni di Lee non vanno magari a cambiare in maniera radicale quel che avviene (se non in situazioni molto specifiche, perlomeno), ma stravolgono completamente il modo in cui il protagonista si rapporta con chi lo circonda. E le relazioni che si vengono a creare appaiono esse stesse in larga misura instradate su binari, ma definiscono il tono della storia e creano presupposti per elaborare le vicende nella propria testa. Il punto sta tutto nel coinvolgimento emotivo, nell'immedesimarsi con Lee e nel vivere le vicende in maniera sincera, appassionandosi a quel che accade e ai personaggi.

Non che sia difficile, vista la qualità della scrittura, ma è chiaro che approcciarsi a The Walking Dead in questo modo rappresenta l'unica via per goderne appieno e non stare a farsi troppe domande su quanto effettive siano le scelte, su quanto gameplay ci sia nascosto dietro a quei quattro clic. Anche perché le scelte, è vero, spesso sono più di facciata che altro, ma smettono di esserlo nel momento in cui vanno a influenzare il coinvolgimento emotivo del giocatore e riescono a provocare sensi di colpa, timori, ansia. E in questo, la scrittura del gioco è fenomenale, per come riesce a rendere importanti e credibili anche i momenti più posticci. Senza contare, poi, che la natura effimera delle decisioni prese da Lee è in fondo tema portante del racconto e dell'esperienza. Il punto è proprio quello: quando attorno a te si sta scatenando il disastro, quando la persona che stai cercando di calmare ha evidentemente già deciso di voler premere quel grilletto, quando il mondo ti sta crollando addosso e puoi solo fuggire, non hai realmente scelta. Puoi solo seguire la tua coscienza e vivere con quel che accade al di fuori del tuo controllo.

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Dopodiché, intendiamoci, non voglio neanche ammantare il lavoro di Telltale Games di meriti eccessivi. Alla fine si tratta solo di una semplice storia di zombi, ben scritta e orchestrata, che fra l'altro in questo terzo episodio riesce a gestire un po' meglio, rispetto a quanto visto nel precedente, l'inevitabile avvio in cui fare il punto della situazione. Certo, la seconda parte sembra pagare un po' il timore da gioco troppo breve e costringe, coi suoi semplici enigmetti, a lunghe passeggiate avanti e indietro, ma nel complesso continua a funzionare in maniera appassionante, agghiacciante, se vogliamo pure toccante, come Telltale Games non ha mai saputo fare prima. E in ogni caso avercene, di videogiochi che mi spingono a chiacchierare di tutte quelle cose là sopra.

Ho acquistato il terzo episodio su Xbox Live Arcade, dove sto portando avanti la "mia" partita, e l'ho completato nel giro di due ore abbondanti. L'ho poi rigiocato su PC, grazie alla stagione completa che mi è stata fornita da Telltale Games, usando il salvataggio in cui faccio il fetente, tratto tutti da schifo e provo le scelte in direzione opposta. Si rompe un po' il giocattolo, ma è divertente.

Voto: 8,5