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Quei maledetti tasti

Proprio quelli là, quelli che non ti ricordi dopo mesi dall'ultima volta che hai preso in mano un gioco. Stavolta, l'ispirazione arriva da Vanquish, bellissimo shooter che non vedevo da secoli e che ho rimesso su tanto per godermi l'azione, le sparatorie e la bella "graffega". Solo un problema: due secondi dopo aver iniziato ero già morto, e non solo per colpa dei nemici. Da lì è ricominciato il solito calvario pausa-schema comandi-prova pratica a suon di Game Over con relativi improperi all'indirizzo del gioco.

Vero, ho scelto un gioco troppo "bastardo" per concedere anche un solo metro al giocatore sprovveduto, però i comandi oggigiorno restano una grossa barriera al divertimento.

Anni fa Nintendo ci aveva provato con Wii, troppo presto ribattezzato come la manna e soluzione a tutti i mali, peccato che uno stick da smanazzare in aria non offra la stessa versatilità dei controller classici. E infatti si è visto come, per Wii U, il design del controller sia tornato alle origini (pur con touch screen e accessori vari).

Come è successo per i cavi, spariti con l'avvento del wireless, sarebbe ora che i tasti venissero semplificati, ridotti in numero e resi comuni almeno tra i vari generi. Già ora in quasi tutti gli shooter si corre cliccando uno stick, mentre nei giochi d'azione il salto è sempre A o X. Ci vuol tanto a fissare uno schema che valga per tutti?

Almeno smetterò di prenderle a Vanquish.