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Racconti dall'ospizio #16 - After Burner II, F-14 Tomcruise e… pugno di pollice!

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Sarò breve e andrò dritto al punto, per evitare che questo Racconti dall'ospizio diventi un Racconti dall'obitorio (scusate, ho fretta, sto morendo): rigiocare oggi After Burner II su un Nintendo 3DS, anche se nel comodo formato XL, equivale a sentirsi immediatamente vecchi bacucchi come cento o più Peter Molyneux messi assieme.

In pratica, rifarlo oggi, dopo decenni di penosa eppur moderna atrofia videoludica, significa non capirci davvero un beneamato cappero, tra vertigini, traveggole, forse nausea e un grosso senso di frustrazione generata dalla mia vecchiezza incipiente.

Altro che come Tom Cruise: io sono mio nonno.

Da qui, tutto ha inizio.

"C'era parecchia pressione in Sega quando si trattava di produrre un nuovo videogioco. Quando il presidente entrava negli uffici e scrutava un'immagine accattivante sullo schermo, allora insisteva in tutti i modi per pubblicare il gioco alla svelta. Se avessi avuto un pulsante sotto la scrivania per applicare tempestivamente un downgrade grafico ogni qual volta il presidente fosse entrato nel mio ufficio, avrei potuto completare After Burner prima del lancio ufficiale", (mi) ha raccontato una volta Yu Suzuki. Ecco perché, forse, After Burner II arrivò dopo nemmanco un anno dall'uscita del primo episodio.

L'illusione di pilotare un vero F-14 Tomcat costava almeno miiiiille lire e durava sempre troppo poco. Ma guardate che cosa splendida che era:

Stringere fra le mani After Burner II, oggi, vuol dire impugnare saldamente chissà quanti ricordi, quanti odori, quante paure e tutti i fumi degli anni Ottanta, per rispecchiarvisi dentro. E al suo interno, tra i suoi cazzo di colori sparati, io rivedo chiaramente "Marisa", sala giochi in voga nei fluorescenti anni Ottanta teatini, quando il gusto del proibito era palpabile e dicotomico: quel luogo conteneva, in egual misura, cabinati da sogno e teppisti appoggiati con fare spavaldo e sigaretta accesa.

Bei tempi, tempi pericolosi, fatti di gentaglia che aveva ormai oltrepassato l'età della mìmesi tecnoludica, incapace di immedesimarsi in Maverick (After Burner), Randy Mamola (Hang-On) o Luca Cordero di Montezemolo (Out Run). Io no, cioè, io sì, sognavo ancora di possedere una Kawasaki GPZ 900 R, un giubbotto di pelle con le toppe con tutte le scrittine e dei denti bianchissimi. E per questo motivo, c'andavo giù col gettone, come se fossi anfani o John Connor.

John Connor gioca beato con After Burner II prima che inizi Terminator II al cinema.

A questo punto, diciamolo: l'originale After Burner II, ancor più di After Burner, era difficile, per lo più monotono, avido, bastardo. E lo è ancora oggi, toh.

Praticamente, la prima missione è uguale alla ventitreesima, cambiano solo i colori. Nel 2015, però, è finalmente possibile personalizzare ogni aspetto del gioco, dai comandi alla trasparenza delle scie di fumo (opzione utilissima per non accecarsi da soli e morire mestamente), per non parlare dell'effetto "visuale basculante", gradevole (o vomitevole, dipende da quanto avete mangiato, bevuto o fumato) omaggio ai tempi che furono. Per di più, completando ora le 23 missioni (nel 1987 si faceva prima a comprarsi un vero cacciabombardiere), si sblocca l'Arrange Mode, che non consente di continuare né di scegliere lo stage iniziale, ma dispensa vite extra, generose ricariche di missili e un preziosissimo indicatore "Burst" con cui rallentare il tempo. Utilissimo per i vecchi, per l'appunto. Ah, e i brutti canyon vengono rimpiazzati da duelli aerei.

After Burner II è ancora veloce, velocissimo, troppo velocissimo, caotico, convulso, fulmineo, frenetico, folgorante e dannatamente giovane. Sprizza grossi sprite ogni secondo, in ogni dove, anche tutto in faccia. Il Circle Pad fa il suo egregio lavoro, specie per la gestione dei capovolgimenti aerei. Due armi a disposizione, solo due: mitragliatore con munizioni infinite e missili limitati, da gestire oculatamente.

In parole pratiche, After Burner II per 3DS è uno sparatutto grandissimo, difficilissimo, come non se ne vedono più al giorno d'oggigiorno.

I cazzo di colori!

La pratica videoludica arcade, nel 1987, era primariamente una questione di mera sopravvivenza fisica, e solo poi di pura prestazione ai comandi dell'agognato cabinato. A quei tempi, l'essere necessariamente coraggiosi, l'essere videogiocatori per cui non solo il pigiar tasti, ma anche già lo stare fosse un rischio necessariamente cercato, faceva sì che non si poteva affatto rinunciare al malsano altrove di una vecchia e malfamata sala giochi. Oggi, invece, mossi ancor più verso il centro dello spazio domestico, abbiamo preferito il rischio dello spaesamento virtuale, eludendo alla radice il pericolo di rientrare a casa con un occhio nero. In questo bizzarro panorama s'iscrive oggi 3D After Burner II. Giocatelo oppure no, non farà differenza alcuna. Contano solo i vecchi ricordi, di quando si stava meglio quando si stava con una saccoccia piena di cinquecento lire. Quella SEGA è ormai morta.

"Non ho la pretesa di interpretare il personaggio. Io sono il personaggio. Quello che cerco in un ruolo è la sfida che mi permette di esplorare orizzonti che io neanche sospetto possano esistere, oppure dei territori nei quali non ho mai messo piede. Non voglio venire ricordato solo come un paio di bicipiti con un sorriso appiccicato", disse una volta Tom Cruise, chiosando così: "Italia fuori dall'euro o sarà default!"

Morta, vi dico. E frechete.

Dio.