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Racconti dall'ospizio #21 - Streets of Rage 2 e il mistero buffo di un 94%

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

In quel febbraio del 1993 è probabile che io abbia inforcato la bicicletta, che col motorino ancora non ci andavo propriamente d’accordo, e me ne sia andato frettoloso in qualche edicola di paese. Non che ce ne fossero poi molte, di edicole, e infatti è possibile che mi sia diretto alla solita, quella panciuta che ancora si ostinava ad ammonticchiare le vetuste super raccolte di giochi su cassettina per Commodore 64 e Spectrum. Una volta entrato, immagino di aver chiesto esitante, che il povero giornalaio doveva avermi già risposto no almeno sei volte negli ultimi quattro giorni, ma comunque speranzoso, se fossero arrivate le mie riviste, quelle di videogiochi, le preferite! Nell’ordine: Game Power, Console Mania e Computer + Videogiochi, o più semplicemente CVG, che era pure una graziosa terza lettura, ma aveva il fastidioso difetto di arrivare in edicola una volta sì e tre no. E poi parlava pure di Amiga e PC. E io l’Amiga e il PC non me li filavo per niente.

Ad ogni modo, seppur seccato, il canuto giornalaio quella volta deve aver tirato fuori dal banco il trittico desiderato e così, pagate le dovute quindicimila lire, me ne sarò tornato in strada estasiato e tutto preso a rimirare le copertine del mese: Console Mania e Game Power si raggomitolavano in qualche beotata; CVG sfoderava il colpaccio cenobitico del mese. Mentre al centro della pagina spiccavano su sfondo giallognolo-arancione un rospo fusiforme con mantello rosso e tre personaggi in posa bellica a me del tutto indifferenti, roba da Amiga programmata da un certo Team 17, lì sulla destra, in alto, a caratteri cubitali veniva proclamata la recensione più goduriosa del millennio: Streets of Rage 2 per Mega Drive. Oh yeaaaa!

A quel punto devo essermi teletrasportato direttamente sul mono-letto della mia micro-camera, finta mountain bike compresa, e con rigorosi ettolitri di bava alla bocca, avrò raggiunto le sospirate pagine 80 e 81 infischiandomene di tutto il resto. Quello sgargiante 94% assegnato dall’infaticabile duo Crosignani-Cardillo non mi lasciò indifferente. Afferrata la cornetta del telefono e rondellata la rotella, chiamai in ordine sparso Console Generation, Computer One, Get Ready! Joystick Fun e chissà chi altri, e ordinai seduta stante il gioco al miglior offerente, rigorosamente con pagamento in contrassegno. Purtroppo, nella trepidazione mi dimenticai di verificare la consistenza residua delle mance mensili. Naturalmente insufficiente.

Ho il vago ricordo di aver falsificato almeno un paio di voti a scuola per traguardare le incomprensibili richieste di mia madre, che per elargirmi un super premio speciale in moneta sonante aveva stabilito ottenessi un triplice sette e mezzo nelle successive tre interrogazioni. Mi offrii volontario in qualsiasi materia disponibile. Ovviamente non andò come da me sperato. Tutta colpa della prof. di inglese, che a dispetto della brillantissima interrogazione si ostinava a ripetere: “Ti metto sette e non di più, che altrimenti ti monti la testa!”. E io: “Ma prof. è questione di vita o di morte, cerchi di capire!”. Aggiunsi al libretto scolastico quel mezzo voto… roba da poco, a ben vedere. Di come commutai il cinque rimediato in matematica, invece, meglio tacere.

In volo libero oltre ogni problema e restrizione. Olé!

Nell’attesa del postino con l’agognato pacco, quelle pagine 80 e 81 devo averle consumate, tanto che l’immagine in alto a sinistra, quella con Max che se ne sta fiero in posa vicino ai cabinati del primo Streets of Rage dopo aver ominizzato un paio di sfigatissimi avversari, è per me sinonimo visivo del gioco stesso. Simone Crosignani, in coda al suo commento, scrive: “Streets of Rage 2 è il migliore picchiaduro della storia su console e dovreste proprio odiare questo genere per lasciarvelo scappare”. Parole sante! E racchiuse poi nell’immarcescibile formula: “odiare questo genere, per non comprare”. Ancora oggi il non plus ultra del giornalismo videoludico italiano! Paolo Cardillo è altrettanto entusiasta: “Insomma, per farla breve, non vedo nemmeno un motivo perché non dobbiate comprare Streets of Rage 2, quindi uscite e accaparratevelo subito!” e in effetti è quello che ho fatto, caro Paolo. Certo, la mancanza di soldi era un motivo più che sufficiente per aspettare. Ma non è colpa mia se voi redattori d’epoca piazzavate voti oltre il 90% a destra e a manca, come se noi lettori si sguazzasse nell’oro come tanti bei Paperone. Bassi bisognava tenerli, quei voti, bassi. Comunque moderati. Critici! Che troppo entusiasmo scompagina le vite. Vabbé, fortuna che oggi le cose in Italia sono cambiate…

O forse no?

Chissà poi perché 94%. Che nelle pagine successive della rivista ecco un Rolo to the Rescue ricevere un altisonante 95% così come, un poco più in là, Ecco the Dolphin. Recensioni firmate sempre Crosignani-Cardillo. Paolo, nell’elogiare il delfino di Sega, non si smentisce: “COMPRATELO IMMEDIATAMENTE!”. Scrive a lettere cubitali. Nel commentare Rolo l’elefante, invece, l’amato duo riesce pure a superarsi, copia-incollandosi a vicenda: “Il miglior platform del momento per il vostro Mega Drive: perdetelo a vostro rischio e pericolo”. Fortuna che me li sono persi entrambi, che altrimenti mi toccava falsificare l’intera pagella!

La storia del 94% comunque è curiosa, sembra che tutte e tre le riviste si fossero messe d’accordo. Immagino che, vista la recensione di Paolo e Simone, le ciurme di Game Power e Console Mania debbano aver convenuto che quel voto fosse degno di rispettabilissima approvazione. Così, nei numeri di marzo delle due testate, Streets of Rage 2 riceve lo stesso brillante trattamento: 94% e tutti contenti.

Su Console Mania, numero 17, si va a pagina 98, e 99 e 100 e 101: super servizio firmato dal caporedattore Alex Rossetto. Sul testo della recensione poco da dire, non si parla del gioco. Dei suoi aspetti tecnici, quantomeno. A quelli ci pensa il commento, con i suoi “più e meno”. Era, del resto, una piacevolissima e consolidata prassi dell’epoca, quella di scrivere di tutt’altro: storie pantagrueliche, quel che uno aveva in corpo, la quotidianità. I redattori di allora erano “avanti”, sapevano già benissimo che al lettore interessa solo il voto! Aldilà del testo, su Console Mania erano come al solito le immagini a stupire: è come osservare un gioco di qualche generazione superiore a quella allora attuale. Come facevano? Le ritoccavano? Le dipingevano? Confrontandole con quelle di Game Power sembra di parlare di giochi completamente diversi. Uno è già Saturn, l’altro, beh, un Game Gear scassato. Ma si sa, Game Power era così: tutta sostanza e il tocco di Zia Marisa. E la Bio Massa!

Immagine opaca in stile Game Power…

Prima di arrivare alla recensione dell’uomo più mitico di sempre, un ultimo sguardo al numero di Console Mania. Piermarco Rosa ci diletta con la recensione di due hit Capcom per Super Famicom: U.N. Squadron (aka Area 88) e Final Fight; Raffaele Sogni si occupa del sopracitato delfino di Sega; Stefano “BDM” Petrullo firma il pezzo di uno dei miei spara-spara alternativi preferiti: Bio Hazard Battle (Crying: Aseimei Sensou nella versione giapponese); a pagina 129 La Prof, nel suo angolo, rimarca gli errori dei lettori. L’undicesimo della lista mi trova concorde: “i giudiZZi sono troppo alti…”.

Game Power numero 15 si presenta (esteticamente) peggio che mai: copertina dedicata ai Tiny Toons con immancabile recensione “della” Red Fury. Gioco cicciosissimo e chiaramente stupendo. Anzi: “Semplicemente F-A-N-T-A-S-T-I-C-O!!”. A pagina 41 si arriva finalmente a parlare di Streets of Rage 2. La Bio Massa non perde tempo e si sofferma subito sull’effetto che fa veder respirare a pieni polmoni la bella Blaze, dedicandole un paio di sgranatissime foto consecutive, poi rifila un colpo basso al Super NES, affermando che lo sfondo roteante della città, al terzo livello, e roba da Mode7 (sempre pensato che dentro Game Power prevalesse la fazione Nintendo, comunque... Dupont in testa!), infine nel commento si lancia in un confronto metabolico: “Giunti a questo punto vi chiederete se [Streets of Rage 2] sia addirittura più bello del capolavoro Capcom [Street Fighter II]. Purtroppo vi devo dire di no […]”. E buona notte al secchio. La chiusura è inappuntabile: "Streets of Rage II è il miglior picchiaduro/arcade che sia mai uscito su console o computer". Punto.

E tutto sommato la Bio Massa aveva ragione. Accendendo il buon Nintendo 3DS e giocando all’ennesima riproposizione del classico Sega, ora condito con effetto 3D, si provano le stesse sensazioni di allora. Anche se capita di partire titubanti, magari stufi, e saputi, quindi poco inclini a essere suggestionati, dopo una decina di minuti si riscopre quella sensazione di brutalità che affiora non appena i nemici si moltiplicano, occupando ogni frammento di spazio offerto da una piattaforma semovente o da un anfratto di galeone. La rabbia si accende e non ce n’è più per nessuno. Il gioco è sempre quello, riconoscibile in un lungo e in largo, ma qualche partita risulta ancora più che piacevole. La versione 3DS non aggiunge nulla di nuovo, nessun livello o personaggio, nemmeno una piccola mossa. Si limita a presentare un effetto 3D eccellente, forse uno dei migliori che mi sia capitato di provare (prova ne è che ho tenuto la funzione attiva) e qualche chicca a livello estetico, come la possibilità di visualizzare lo schermo in stile tubo catodico (con sottilissimo effetto panciuto se si attiva il 3D: estasi!). Sono inoltre presenti le versioni internazionale e giapponese del gioco, una inutile modalità “casual”, una ancora più inutile funzione che permette di ammazzare chicchessia con un colpo, e un Rage Mode vattelapesca che fissa l’ordine dei personaggi con i quali affrontare la missione. Decisamente inutile pure questo. Nel mare dell’inutilità, non si scorge neanche mezza galleria di immagini, nessuna preziosità per collezionisti. Il tutto a cinque euro. Bah!

L’opzione a due giocatori è solo in locale, e bisogna avere due copie del gioco. Al solito…

Si ripresenta quindi l’ardimentoso quesito di sempre, quando si parla di operazioni commerciali analoghe: che senso ha? I cari redattori degli anni che furono si barcamenavano col concetto di originalità, qualcuno abbozzava a togliere mezzo voto o più se i seguiti erano troppo simili agli originali, altri si indignavano per i giochi fotocopia; noi ci troviamo alle prese con il riavvitamento del passato che fu. Un effetto nostalgia che si radica in una considerazione: i bambini di allora continuano a giocare. E forse vogliono giocare quello che giocavano allora. Non serve dar loro qualcosa di nuovo. Basta lo stesso prodotto. Su console diversa. Il punto è che ci si divertiva, e ci si diverte pure oggi. Più con Streets of Rage 2 magari che con tutto il contemporaneo possibile. A poco serve puntualizzare che lo sviluppatore ci ha messo passione, ha ridisegnato il gioco pixel per pixel per adattarlo alle specifiche del 3D, o chissà che altro. Non c’è bisogno di giustificazioni. Alcune teste sono rimaste lì, questo è quanto, dentro le riviste cartacee (profumatissime), ancorate a uno stile scanzonato, pioneristico nell’ingenuità, genuino nell’onestà: era la giovinezza. Con i suoi eroi. Le sue avventure.

Credo che se mi riproponessero l’intera ludoteca delle macchine a 16 bit, così, al posto di qualsivoglia altro prodotto, sarei felice uguale. Forse più.

Ripresentare un buon gioco del passato è come dire: “Guarda, è ancora attuale! Lo puoi giocare adesso. Senza sentirti vecchio”. Funziona così: ti vendono la giovinezza. A cinque euro. "Bella lì", rispose MBF.

Che dire ancora? Che la cosa più carina di questo articolo è che mi son portato appresso in zaino due numeri di CVG, uno di Game Power e uno di Console Mania per mezza Italia. Li ho sfogliati e risfogliati per l’ennesima volta. Mi è pure tornata voglia di cercare un paio di titoli rimasti in sospeso dalla notte dei tempi. I nomi di quei redattori sono cristallizzati. Dei giovani senza età, con storie meravigliose da raccontare. Chissà se i ragazzini di oggi godranno di qualcosa di analogo. Qualcuno cercherà mai un vecchio articolo sul database di un sito? Si emozionerà ancora? O tra un meta-aggregato e l’altro verrà trascinato via dalla corrente?

Adoravo la lentezza del periodico mensile.