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Then I smahed his face, now I'm a Redeemer

C’è stato un periodo in cui, nell’immaginario occidentale, il fascino dell’Oriente era così potente da permeare qualsiasi opera di intrattenimento. Quanti americani/europei allenati nelle arti marziali da monaci tibetani o vecchi maestri giapponesi abbiamo visto in fumetti, film e videogame? Iron Fist, recentemente approdato - in modo maldestro - sugli schermi di Netflix è uno degli esempi più celebri, ma mi vengono alla mente anche “cult movie” come Karate Kid.

Le premesse di Redeemer, edito dagli stessi Gambitious dei godibili Mutant Mudds e Hard Reset, mi hanno riportato proprio a quel mondo. Il protagonista del gioco, tale Vasily, è un ex militare che si è ritirato dal mestiere per ritrovare pace e tranquillità presso una comunità di monaci “tibetani-like”, tra meditazione, pratica delle arti marziali e pochissimi capelli. Ma ovviamente stiamo parlando di un videogame e quindi spuntano i cattivoni che irrompono nel monastero, fanno una strage e costringono, di fatto, il povero Vasily a tornare alle care vecchie abitudini fatte di botte, uccisioni, esplosioni, mitra e... vabbé avete capito l’antifona.

Tutto inizia così

Indugiare nel descrivervi la trama di Redeemer sarebbe tanto stimolante come l’intreccio del gioco, quindi andrò al sodo: il gioco è una sorta di twin stick shooter che, per meccaniche, può ricordare alla lontana il buon caro Hotline Miami. Con dei notevoli punti di distacco, però.

Vasily può incassare ben più di un colpo prima di cadere a terra e i livelli, invece di essere ipercompressi, sanno anche estendersi in lunghezza. In più, il gioco offre grande enfasi sul combattimento corpo a corpo: tra la pesantezza dei colpi inflitti, il discreto numero di combo e soprattutto le finisher a disposizione del pelato protagonista, sfondare crani e spaccare mascelle in Redeemer è un vero piacere. 

Quando si usano pugni, calci e oggetti contundenti, infatti, lo scorrere di gioco sembra ricordare i combattimenti dei vari Batman Arkham. Ritmate, decisamente basate sulle parate e quasi più simili a una feroce danza, le scazzottate di Redeemer sono poi inframmezzate da scontri a fuoco, quasi sempre da vivere utilizzando pistole e fucili prima in possesso ad avversari appena abbattuti. Armi contundenti e da fuoco hanno ovviamente una durata limitata: poco male, tanto se ne troveranno a iosa tra le decine di avversari che cadranno sotto i colpi di Vasily.

Ho accennato poi alle finisher, vero cuore pulsante del sistema di combattimento. In Redeemer non esistono medikit, ma l’energia del glabro monaco/guerriero va ripristinata uccidendo gli avversari, preferibilmente nel modo più truculento possibile. Ecco quindi che queste esecuzioni, siano esse effettuate a mani nude o con un elemento ambientale, diventano fondamentali per restare in salute e poter continuare nella propria missione di vendetta. Un po’ come nel recente e mai troppo apprezzato DOOM, insomma.

 E quei morti sono pure pochi

Redeemer è fatto un po’ così: è un videogioco “giocattoloso”, che prova a prendersi terribilmente sul serio ma che vive del suo essere un concentrato di azione e adrenalina ottimo per staccare il cervello sfogarsi di piccole e grandi frustrazioni del quotidiano. Ti fa quasi sorridere quando prova a sciorinarti la sua trama e i suoi drammoni interiori, ma alla fine gli vuoi bene perché torni subito a sfondare teste e porte. Non è affatto un gioco perfetto: a fronte di una bella veste grafica, ogni tanto ci sono degli inspiegabili rallentamenti e alcune sezioni non sono un granché riuscite, specialmente quelle finali dove il gioco diventa forse troppo arduo e si perde quella goduriosa sensazione di essere un fiume in piena che può rallentare o deviare, ma resta comunque inarrestabile. In più, quei pochi momenti platform proposti sono mal realizzati, risultando un’inutile orpello dentro al festival di mazzate.

Però boh, è estate, le ferie si avvicinano, voglio essere buono e quindi Redeemer un bel Frechete alla fine lo può anche meritare. Che poi il protagonista ricorda un Marco Tassani incazzatissimo, quindi +10 punti stima assicurati.

Ho giocato Redeemer per circa sei ore su Steam, arrivando al termine dell’avventura. Ho sempre e solo utilizzato il pad, anche se è possibile utilizzare mouse e tastiera. Ho compiuto anche una sfida opzionale, così, giusto per provarle.