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Rocket League mi fa volare (anche se non ne sono capace)

Come ci insegna la Settimana Enigmistica, Forse non tutti sanno che Rocket League è ufficialmente il seguito di un gioco esclusiva Playstation 3 uscito nel 2008, sempre ad opera degli Psyonix. Il titolo, stranamente, non attecchì e la sua stessa esistenza è quasi persa nella memoria. Sarà perché la sua media Metacritic era intorno al 67 (si sa che sotto il 90 è tutta melma), sarà che i tempi non erano giusti oppure sarà che si chiamava Supersonic Acrobatic Rocket-Powered Battle Cars.

Sì, credo che il fatto che venga reputato anche da loro il “gioco con il titolo peggiore del mondo” sia indicativo del perché nessuno se ne ricordi. Eppure la fiamma di quel progetto non si è mai spenta e nonostante molti pitch andati a vuoto per altri giochi, il Soccar non ha mai lasciato le teste degli Psyonix.

Così, nell’estate del 2015, esce Rocket League, sia su PS4 che su PC, e da subito milioni di giocatori si riversano nei suoi server. Chi aveva l’abbonamento Playstation Plus poté scaricarlo gratuitamente, anche se il successo economico derivò tutto dalla versione PC. Poca pubblicità “classica”, tanto passaparola, ma soprattutto la crescita di piattaforme come Twitch e Reddit furono gli ingredienti fondamentali per il successo del gioco.

Bastava guardare un video o una GIF e subito si capiva tutto: come si gioca, chi è bravo e come è costruita l’azione, anche paragonato ad altri giochi come LoL o Dota2, nettamente più complessi da afferrare in così poco. Racchiudere tutto questo in micro video da pochi secondi facilmente condivisibili è stato come la manna per gli sviluppatori. Se volete conoscere un po’ meglio il segreto del successo di Rocket League, vi suggerisco questo pezzo di Eurogamer del marzo 2016, meno di un anno dopo il lancio del gioco.

Fare gol con la Batmobile non è sempre stato il vostro sogno?

OK, ma come funziona Rocket League?

Prendete due squadre di auto da tre giocatori l’una, rinchiudetele in una arena simile ad un campo di calcio, piazzate una grossa palla in centro campo, dei razzi sulle vetture e fateli giocare: voilà, la ricetta perfetta per il delirio multi giocatore è servita. Volete migliorarla ulteriormente? Aggiungete la possibilità di saltare e fare capriole, volare grazie ai razzi e raccattare turbo necessario per alimentare questi ultimi.
Se è vero che Supersonic…SARPBC era la prima versione del Soccar, Rocket League è il perfezionamento della formula sotto ogni punto di vista: 60 frame al secondo, server dedicati, matchmaking e la possibilità di creare gruppi. Certo, era infestato da loot box manco fosse un titolo Electronic Arts, con quel “magico” sistema di regalo della casse legate all’acquisto delle chiavi per aprirle, senza neanche avere la garanzia di avere quel che si cercava.

Poi l’acquisto da parte di Epic e la svolta free to play, le collaborazioni con i franchise più famosi, che avessero o meno a che fare con le auto è del tutto irrilevante, un bel battle pass da compare ogni tre mesi ed eccoci al giorno d’oggi, con 90 milioni di giocatori attivi ogni mese (dati al 2023) e un successo che sembra non volersi fermare.

Ora, per essere sinceri, Rocket League non dovrebbe piacermi. Non sono un fanatico del gioco del pallone, direi l’esatto opposto, e il mondo dei motori mi affascina fino a un certo punto. Eppure eccomi qua, a giocarci in ogni pausa pranzo con i colleghi dopo aver perso innumerevoli ore con gli amici nel corso di questi nove anni di vita del gioco. È un amore scattato lentamente, dapprima con qualche partitella sporadica a casa di amico dotato di PS4, con qualche dubbio, ma il divertimento era presente.
E poi c’è stato il “click”.

Il primo goal, il primo passaggio perfetto, l’emozione di quel rimbalzo scaturito dal “calcio” d’inizio che finisce dritto in porta eludendo la bravura degli avversari. Pian piano mi è venuta sempre più voglia e, complice il tanto desiderato computer nuovo, finii per acquistarlo nel dicembre di quell’anno. Cominciò così il vero amore, quello che mi fa andare avanti a giocarci da allora.

Non ci volle molto prima che anche il gruppo del lunedì sera si appassionasse, portandomi a comprarlo pure su Xbox, anche solo per il gusto di poterci giocare facilmente sulla TV del salotto senza uccidersi gli occhi. D’altronde uno split screen su un 22 pollici non è esattamente comodo, no? Le serate hanno così cominciato a dividersi tra Halo, Mario Kart e Rocket League, spesso tutti e tre nella stessa sera, altrettanto spesso solo quest’ultimo come re della serata.

Passaggi, goal, replay e invettive contro gli avversari cominciarono ad appassionarci (soprattutto le ultime), facendoci salvare replay su replay di giocate relativamente basiche, ma che riuscivano a esaltarci per quella vittoria all’ultimo secondo, la maggior parte delle volte per puro Fattore C. E una volta uscito su Switch, vuoi non fare il TERZO acquisto dello stesso gioco perché “sai mai che ci gioco quando sono fuori casa” e le macchine esclusive a tema Metroid e Mario Bros.

Tempo totale di utilizzo: 20 minuti.

Spoiler: è la versione su cui ho meno ore. Ovviamente. Non per demeriti della conversione, incredibile nel suo essere imperfetta, o per i Joycon che poco si adattano a quello schema di controlli (e in generale alla forma della mano adulta), quanto per le poche occasioni in cui potevo effettivamente usarla. Insomma, se sono in giro preferisco giocare ad altro sulla console Nintendo e se sono a casa… Tra PC e console, meglio giocare lì, no? In tutti questi anni di rotolamenti e goal all’ultimo minuto, le mie abilità si sono stabilizzate sul medio basso, vuoi perché non sono un tipo troppo competitivo, vuoi perché ho sempre trovato difficile fare quei gesti incredibili che si vedono in mille video.

È importante? No, assolutamente.

Rocket League ricorda, con le sue regole, gli arcade degli anni Novanta: easy to learn, hard to master. Le regole base del calcio le sappiamo tutti, far correre una macchinina pure e l’unione di queste due è stato qualcosa di esplosivo, esaltante e rinvigorente. Non riesco a guardare gli eSport, sia perché non conosco i giochi più popolari abbastanza a fondo per godermi le giocate più complesse, sia perché sono… noiosi. Chiunque non giochi ai Moba abitualmente vi dirà la stessa cosa, ne sono certo. Ma Rocket League ha quella brevità, quell’entusiasmo e quel genuino divertimento anche solo nel vedere qualcuno infinitamente più bravo di te a giocare che è trascinante. Dev’essere così che ci si sente a tifare per la propria squadra del cuore, ma quelli sono in pantaloncini, mica hanno dei razzi che li fanno volare.

Questo articolo fa parte della Cover Story “Sport mostruosamente proibiti”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.