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Searching, il thriller nel PC

Searching si inserisce in un filone che, onestamente, non mi aspettavo sarebbe davvero diventato tale, vale a dire quello dei... non saprei, vogliamo chiamarli desktop movie? Mi dicono che il termine tecnico è Screencasting. Ad ogni modo, si tratta di film in cui l'inquadratura è costantemente piazzata sullo schermo di un computer e l'azione si propaga solo attraverso quel che avviene su quel desktop, con un racconto che viene quindi portato avanti anche solo mostrando un puntatore del mouse che va ad aprire cartelle e gli attori che appaiono perché ripresi da videocamere, coinvolti in videochiamate o, insomma, pescati da espedienti simili. Certo, è fondamentalmente un'evoluzione del concetto di found footage, ma ormai ne sono usciti a sufficienza perché si possa parlare di un filone per i fatti suoi. Tra l'altro, come per i found footage, l'idea è stata utilizzata quasi solo per il genere horror ma comincia a manifestarsi anche in altri ambiti, come è il caso di questo Searching.

Searching, inoltre, fa un'altra cosa tipica di molti found footage: se ne fotte della coerenza interna al gimmick. Mentre, per dire, un Unfriended aveva fra i suoi motivi di interesse il rigore con cui l'idea veniva portata avanti, Searching la prende decisamente più alla leggera. Infatti, tanto quanto in certi found footage si trovano stacchi di montaggio, riprese e accompagnamenti musicali che rompono l'illusione, qui abbiamo diversi passaggi in cui il giochetto "Stai osservando il desktop di una persona" si rompe, perché il protagonista compie azioni che hanno senso solo nell'ottica di favorire l'opera cinematografica. La cosa non è necessariamente un problema, ma certo non aiuta che ad accompagnarla non ci sia particolare fantasia nell'uso degli strumenti a disposizione. Aneesh Chaganty, qui al suo primo lungometraggio, non propone idee nuove o interessanti, mostra scarsa fiducia nello spettatore con il modo in cui sembra spesso voler spiegare cosa stia accadendo nel computer e si adagia fin troppo sul semplice utilizzo di videocamere per raccontare le vicende mostrando gli attori.

La storia di un padre che cerca disperatamente di ritrovare la figlia adolescente scomparsa e si fa sempre più prendere dalla paranoia ha, ovviamente, uno strato di coinvolgimento emotivo che manca all'horror con i ragazzini insopportabili destinati al massacro. La tensione è lieve, si accumula con calma, non mira agli spaventi improvvisi e il film prova anche a fare un discorso sul nostro rapporto con la tecnologia e il modo in cui influenza le relazioni, oltre che sulla difficoltà, per un genitore, di conoscere realmente i propri figli. E insomma, tutto sommato, pur senza stupire, Searching funziona abbastanza, grazie a un paio di attori in forma e a una scrittura che non inventa molto ma ha qualcosa da dire e porta avanti il mistero in maniera solida, anche se le sensazioni che ti lascia addosso dipendono forse troppo da quanto tu ritenga prevedibile e/o cretino il twist finale.

L’ho visto un mesetto fa, qua in Francia, in lingua originale, ma con quella situazione surreale in cui gli attori parlavano in inglese ma tutto il testo a schermo era stato tradotto in francese. Dal trailer, mi sembra di capire che in Italia ci abbiano speso un po’ di meno, traducendo solo i testi più importanti fra quelli che appaiono. Sarebbe un po’ un peccato, ma insomma, si sopravvive.