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Serial Claner, e non dimentichiamo lo sgrassatore

Quando ho iniziato a giocare a Serial Cleaner, non riuscivo a capire chi mi ricordasse il protagonista. Occhialoni da sole, baffi, look anni Settanta, avevo proprio in testa una faccia ma non riuscivo a capire.

Poi, quasi per caso, aprendo Netflix, mi è passata davanti l’immagine della serie Narcos ed eccola lì, la faccia dell’agente Peña interpretato da Pedro Pascal che mi si stampa in fronte. Risolto questo drammatico vuoto di memoria, iniziamo a parlare di Billy, una persona che fa della dedizione nel pulire una sorta di missione di vita. Bobby è quello che al cinema abbiamo identificato negli anni con  Mr.Wolf in Pulp Fiction o Victor in Nikita, un eliminatore. Il suo lavoro, anzi il suo compito, è ripulire scene del crimine in maniera certosina, portandosi via cadaveri (o distruggendoli), prove e piccoli trofei, senza dimenticare, se necessario, di pulire il sangue sparso.

Purtroppo per il nostro amico, questo lavoro già difficile di suo è reso ancora meno agevole dal fatto che la ripulitura deve essere portata avanti mentre gli agenti della polizia sono ancora sul posto e non hanno nessuna intenzione di andarsene.

Serial Cleaner, già uscito tempo fa per PC e console, ci mette quindi nei panni di un personaggio che definire borderline è poco. Tizio solitario, vive con la mamma in difficoltà economiche e cerca di guadagnare qualche soldo con questo lavoro che va ben oltre il legale.

Il gioco di iFun4All si presenta con uno stile grafico davvero ispirato, che cita in maniera quasi tarantiniana gli anni Settanta, prendendo a piene mani dall’iconografia del tempo, come è solito fare il regista americano. Tutto il gioco è una citazione unica di quel periodo, grazie alla palette di colori, al tipo di vestiti, agli innumerevoli omaggi che il gioco ci propone.

Ogni livello, o nel titolo o nella dinamica, ha un rimando a qualche avvenimento del passato e anche gli outfit che il personaggio può indossare mirano a classici del cinema… fantastica la tuta gialla in perfetto stile Bruce Lee.

Come Hotline Miami, il gioco è diviso in due parti, quella in cui siamo a casa, parliamo con mamma, guardiamo un po’ di TV e soprattutto rispondiamo al telefono per conoscere il nuovo incarico, e quella in cui ci ritroviamo nei luoghi dove dobbiamo raccogliere cadaveri e prove.  

I comandi sono decisamente intuitivi, dato che possiamo utilizzare un pad virtuale: con il pollice sinistro comandiamo una levetta analogica, mentre con il destro azioniamo i pulsanti dedicati all’azione vera e propria (raccogliere, lasciare, spostare). Aiuta anche la “visione completa” del livello che permette di capire dove siano i vari oggetti/corpi che dobbiamo andare a raccogliere.

La generazione dei livelli è parzialmente casuale, nel senso che l’appartamento o la scena dove ci ritroviamo non varia anche rifacendo mille volte quel determinato livello, ma la disposizione degli oggetti cambia, non in maniera completamente casuale (i posti sono più o meno sempre quelli) ma non è sempre la stessa di partita in partita.  

Gli stilizzati poliziotti che fanno la ronda possono essere evitati in due modi principali, il primo è seguendo il loro cono di visuale. Standone alla larga, l’agente non ci vedrà. Il secondo modo è spostando alcuni oggetti (armadi, automobili etc.) in modo da creare delle barriere sia alla vista che al percorso prestabilito dei poliziotti.

Se uno di questi, però, ci vede, l’unica è scappare, cercare di nascondersi dietro a un muro o uno steccato, sperando che la ricerca finisca in fretta. C’è da dire che, per fortuna, come in molti giochi, ormai, il game over dura un nanosecondo e in un attimo siamo catapultati nel livello.

Il gioco è completamente in inglese, ma non dovrebbe essere un grosso problema, considerando che il testo non procede in automatico ma bisogna toccare lo schermo per passare alla fase successiva.

L’unico aspetto che non mi ha convinto tantissimo inizialmente (ma è una questione di pratica) è il feeling della levetta analogica, che a volte, nei momenti più concitati (mentre stiamo scappando o se dobbiamo compiere delle determinate azioni in fretta) non la si trova in automatico, con il rischio di vedere il nostro personaggio fermo come un palo. Ripeto, è solo pratica, ma magari, farla con un diametro leggermente maggiore, non avrebbe guastato.

Serial Cleaner è un gioco molto divertente, perfetto per fruirne su dispositivi mobile, con uno stile deliziosamente azzeccato e un gameplay intrigante. Non sono da meno la trama, molto più interessante del previsto, e la colonna sonora, perfettamente integrata nell’ambientazione storica. Devo dire che è una piacevole sorpresa, per il mercato mobile.

Ho giocato a Serial Cleaner grazie allo sviluppatore, che mi ha messo a disposizione una versione review dell’app. Ho ripulito scene del crimine su un iPhone 6s e tutto ha funzionato a meraviglia (quindi non mi aspetto che su modelli più recenti abbia problemi). Purtroppo,l ho patito un po’ leggendo i testi, piccoli su uno schermo del genere, ma magari sono solo io che sto diventando cieco. Ricordo che Serial Cleaner è disponibile anche su PC, PlayStation 4, Switch e Xbox One.