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Shin Godzilla è già il miglior film possibile sulla pandemia

Quando ho aperto la mail istituzionale con l’indirizzo tematico del mese di marzo, la prima cosa a cui ho pensato è stato, appunto, Pacific Rim, ma i mostri grossi, i kaiju esistono indipendentemente dai robottoni.

Credo che questo pregiudizio sia un problema dettato del mio approccio alla materia, considerando come il primo kaiju che vidi fu il Godzilla di Emmerich, con Matthew Broderick. Una specie di versione ipertrofica del terzo atto de Il mondo perduto di Spielberg e, quindi, non un vero Godzilla™ ma una lucertola mutata a cui hanno dato quel nome lì. Probabilmente il film che ho messo più spesso per dormire il primo anno di Netflix.

Diapositiva dalla Sala riunioni dell’Organo Esecutivo di Outcast

Quando arrivò Shin Godzilla, Anno era “quello di Evangelion” e solo dopo ho approfondito la sua figura di autore, collocato nello scenario artistico culturale giapponese. E ancora, solo riguardando l’anno scorso Neon Genesis Evangelion ho notato quanto il primo episodio della serie fosse semanticamente identico a Shin Godzilla e, quindi, imbevuto di narrativa Kaiju tradizionale e immagini da scuola del cinema con trenini che deragliano e palazzi che crollano.

In più di un momento, la cosa che più si avvicina a questo film è Chernobyl.

Ad essere incredibile è come questo film sia molto simile al primo episodio di Neon Genesis Evangelion. Lo cose che accadono a schermo sono uguali , ma raccontate in maniera diversa in un curioso mix di innovazione e tradizione. C’è una narrazione frammentata di fatti di cronaca che poi convogliano nella narrazione principale, convergendo sul Godzilla come causa di tutto.

A differire profondamente è lo sviluppo: mentre in Evangelion assistiamo al passaggio di consegne dell’unità di crisi istituzionali alla Nerv, in Shin Godzilla vediamo l’incapace perseverare dell’organizzazione nazionale fatta di burocrazia fortemente gerarchizzata, da un formalismo esasperante che avvolge tutto, esplicitato dalla ripetizione degli ordini impartiti ripetuti più volte ad ogni passaggio.

Un tema molto caro ad Anno che si evidenzia già in alcuni episodi di Evangelion, quelli che per certi versi diventano delle piccole gemme dell’animazione contemporanea per freschezza e cinismo, con gli Eva accantonati e il ponte di comando della Nerv al centro dell’azione.

Fino al momento in cui, all’innesco del secondo atto circa, l’organizzazione statale e la scienza “ordinaria” fanno un passo indietro e viene allestita una task force di pensatori fuori dal coro che diventano di fatto i protagonisti della pellicola, un gruppo di otaku sacrificabili e scienziati in rovina.

La perfetta sovrapponibilità tra Shin Godzilla e Evangelion è illuminante e ci racconta di quanto Anno sia un autore consapevole con guizzi di puro genio riuscendo a riportare al centro di un film di Godzilla la metafora e non il mostro in sé.

Il suo dichiarato intento è fare una cinica satira dell’incapacità istituzionale di reagire al disastro di Fukushima, ma rivederlo adesso, nel 2021 in Italia, dopo un anno passato tra pandemia, lockdown, zone rosse, ricchi premi e cotillon, Shin Godzilla diventa una cinica satira dell’incapacità istituzionale di reagire al disastro del COVID.

As “Giuseppe Conte”

Mi sorprende che nessuno abbia provato a tagliare fuori dal film originali le parti con “giapponesi che parlano intorno ad un tavolo” (anche queste, bellissime per contrasto con quello che accade fuori dalla stanza, a raccontare una distanza infinita che passa tra stanza dei bottoni e strada) montando al suo posto le scene che abbiamo visto lungo tutto il 2020, i discorsi dei Conte, Zingaretti che fa l’aperitivo a Milano e che prende il COVID, i DPCM, “l’Italia una sola zona rossa”, “questo governo non lavora con il favore delle tenebre”.

Ne verrebbe fuori un’opera metatestuale affascinante.

Ed è asfissiante quanto ancora dopo un anno (è l’anniversario del lockdown, mentre vi scrivo) siamo impantanati nella pandemia. E quanto suonino profetiche le parole del finale del film, quando avvisa che “in un paio d’anni ne saremo fuori” parlando del decadimento radioattivo. 

Una foto dei navigli scattata con il teleobiettivo rivela come vengono CHIARAMENTE ignorate le norme sul distanziamento sociale.

Lo Shin Godzilla di Anno è una creatura rivoltate per la quale è impossibile empatizzare, per come oscilla quando si muove, per quegli occhi vacui completamente assenti, privi di umanità o personalità, quella noncuranza con la quale agisce che non è intenzione o azione ma solo la sua maniera di esistere e così è il COVID, facendo crollare qualsiasi retorica di “guerra” contro un nemico inconsapevole che fa solo ciò che la natura lo ha programmato a fare, evolvendosi (in varianti) e replicandosi.

As “Decreto Ristori”

L’aggettivo “shin” del titolo in giapponese è pressapoco “nuovo” o anche “vero” e “dio” e tutti questi aggettivi sono perfettamente applicabili anche al COVID.

Il COVID è nuovo perché inaspettato, sconosciuto. “Vero” come indice della minaccia che è reale e palpabile al di là delle mistificazioni e della fuffa dei negazionismi.

Sul “dio”, al di là di tutte le imprecazioni che abbiamo lanciato in questi mesi, si sposa alla perfezione con il concetto di entità distruttrice-creatrice insito nella natura del Kaiju.
Demonologicamente parlando è un tema che ricorre nella tradizione giapponese in quanto il potere di un Dio-Demone è parimenti distruttivo creativo, famosa la sensazione di onnipotenza che pervade Koji Kabuto quando pilota per la prima volta il Mazinga Z.
Questo concetto è presente anche in occidente quando parliamo di come “ogni atto creativo sia un atto distruttivo e viceversa”, la creazione è un atto di violenza, un turbamento dello stato di quiete.

Creazione e distruzione estese a tutto il modo di vivere a cui eravamo abituati che è stato spazzato via, lasciando al suo posto una serie di “protocolli di sicurezza sanitari” che sono sicuro rimarranno attivi, o faranno scuola, anche per i prossimi anni.
Un mondo “vecchio” spazzato via da un nuovo mondo “post-pandemico”, un atto creativo.

Shin Godzilla è un meraviglioso film di mostri giganti, uno splendido pezzo di cinema e l’istantanea di una società fragile e inadeguata a fronteggiare un’emergenze.

As “l’emergenza”

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai MOSTRI GROSSI, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.