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Siamo alla resa dei conti con i Razziatori e Mass Effect 3

Doverosa premessa: in quest’articolo cercherò in tutti i modi di evitare rivelazioni (dette anche spoiler) sulla trama del gioco, ma ci saranno riferimenti alle scelte che ho fatto nei due episodi precedenti. Lettore avvisato... Ah, ho giocato alla versione PC con doppiaggio e testi in inglese.

Aspettare l’uscita di Mass Effect 3 è stata dura, lo ammetto. Ho adorato i primi due episodi della serie, gemme molto perfettibili che hanno unito meccaniche da sparatutto in terza persona con elementi da gioco di ruolo occidentale e la tipica narrazione in stile BioWare. Le mie aspettative per il gioco che avrebbe concluso questa trilogia fantascientifica erano altissime, fin troppo, al punto che temevo in cuor mio che sarei rimasto deluso qualsiasi cosa sarebbe accaduta (ogni riferimento alla conclusione di Battlestar Galactica è puramente voluto). Ed è stato così? No, o comunque non del tutto. Tornare nell’universo di Mass Effect 3 è come imbattersi al supermercato nella ragazza carina che ci piaceva tanto al liceo e scoprire, con estremo sollievo, che è ancora bella come ce la ricordavamo e che non ha nemmeno sposato l’insopportabile imbecille con cui stava al tempo della scuola. Tutto è come mi ricordavo, poco o nulla è cambiato. Graficamente il gioco è ancora ben realizzato senza toccare vette tecniche, e ha soprattutto il pregio di essere sempre fluido e stabile (la versione PC ha solo un bug degno di nota nel DLC, fastidioso, ma facilmente aggirabile senza dover rinunciare a nessun contenuto; ah, qui trovate la recensione del DLC). La cura per i dialoghi e per i dettagli di contorno dell’universo è immutata e contribuisce come in passato a creare il senso di coinvolgimento che è alla base del successo di questa serie. Le meccaniche di gioco di Mass Effect, sebbene migliorate nel corso di questi anni, sono tutt’altro che memorabili e possono essere considerate accettabili, più che discrete a voler essere generosi, ma mi sarei facilmente dimenticato di questa serie se non fosse stato per la forza con la quale mi sono sentito davvero nei panni del comandante Shepard nel corso di questi anni (solo quando giocavo, non preoccupatevi). Il merito maggiore di BioWare è stato quello di aver creato un universo e dei personaggi credibili, concreti e coerenti in tutto e per tutto, supportati da una sceneggiatura solida e ben ritmata. È presente ancora una volta il sistema di allineamento morale tanto caro allo sviluppatore canadese, che però comincia a mostrare i suoi limiti: se un sistema morale che fa distinzione solo tra comportamenti “buoni” e “cattivi” poteva andare bene in passato, quando le storie e i personaggi erano più semplici e moralmente meno sfaccettati, è invece inadeguato con giochi come Mass Effect, in particolare in questo terzo episodio in cui le nostre decisioni possono decidere il destino dell’intera galassia.

Il cast dei personaggi reclutabili è diminuito rispetto al passato, quasi dimezzato, per precisa scelta degli sviluppatori che hanno deciso, a loro dire, di offrire un’esperienza di gioco meno dispersiva. Ci sono molti graditi ritorni e una faccia nuova, quella di James, di cui avrei fatto volentieri a meno e che è simpatico quanto Jacob di Mass Effect 2 (i.e. molto poco). Tuttavia, nonostante le intenzioni degli autori di BioWare, confesso di non essere riuscito a sviluppare con i miei compagni lo stesso rapporto stretto che avevo con loro in passato. Forse è stato perché il gioco ha un ritmo diverso, più serrato, e l’urgenza del dover raccogliere e accumulare forze per l’attacco finale contro i Razziatori si fa sentire. Quando si è in guerra, non si hanno granché tempo e voglia per chiacchierare del più e del meno con gli amici. La noiosissima scansione dei pianeti di Mass Effect 2 torna anche qui, in forma decisamente più accettabile, ma ancora ben lontana dall’essere divertente. La gestione dell’equipaggiamento trova finalmente un buon punto di bilanciamento tra quella caotica del primo episodio e quella troppo scarna del secondo episodio, con un indovinato sistema di potenziamento e personalizzazione delle armi e una buona varietà di fucili, pistole e quant’altro tra cui scegliere. Ah, una parolina veloce sul multiplayer cooperativo: è meno peggio di quanto mi aspettassi dopo averlo provato in anteprima ai vari eventi promozionali nei mesi scorsi, ma se non ci fosse stato non ne avrebbe sentito la mancanza nessuno. E BioWare non aveva mentito: non è assolutamente necessario per completare il gioco nel migliore dei modi, nella campagna in singolo ci sono risorse a sufficienza.

Il problema maggiore di Mass Effect 3 siamo noi giocatori e le scelte che abbiamo fatto negli episodi precedenti: tutto quello che abbiamo deciso in passato ci si ripresenterà come i peperoni mangiati la sera prima a cena. Che colpa può averne BioWare se ho deciso di sacrificare Kaiden invece che Ashley (al cuor non si comanda), oppure di distruggere la base dei Collettori invece di lasciarla in piedi come mi chiedeva con tanta insistenza l’Uomo Misterioso? L’esperienza di ogni giocatore con Mass Effect 3 può essere profondamente diversa da quella di tutti gli altri, e proprio per questo può essere difficile decidere se questo capitolo conclusivo sia un successo o un fallimento. Ciò che posso affermare con certezza è che ho giocato con estremo piacere a Mass Effect 3 e che non l’ho mollato fino alla fine. Questo è sicuramente indice della qualità della storia e dei personaggi, ma anche della sinergia che si forma tra le meccaniche di gioco, come già detto tutt’altro che eccelse, e l’impianto narrativo che sopperisce alle mancanze delle fasi di azione.

Mass Effect 3 è un prodotto completo e ben riuscito, che forse mi ha coinvolto di meno a livello emotivo rispetto al secondo episodio per motivi che non riesco bene a inquadrare. Tuttavia, mi prendo le mie responsabilità di recensore e affermo senza paura che rappresenta anche la degna e giusta conclusione di una delle saghe migliori di questa generazione di videogiochi.

VOTO: 9