Febbraio 2010: Dante ha i pugni nelle mani, David Cage ci fa sognare (?) | Old!
Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".
Il 4 febbraio del 2010 si manifesta dalle nostre parti Dante's Inferno, bizzarro tentativo targato Visceral Games ed Electronic Arts di adattare la Divina Commedia sotto forma di un God of War ancora più becero, brutale, sessualizzato e accazzodecane del suo modello ispiratore. Ne viene fuori un gioco neanche malaccio, certo distante anni luce dai capisaldi delle mazzate ma con un suo bizzarro fascino a base di peni giganti sullo sfondo. Lo ha ricordato Stanlio Kubrick in occasione del decennale (e, volendo, ne scrissi io qua).
Il giorno dopo, fa il suo esordio Star Trek Online, MMORPG di Cryptic Studios basato sul mondo inventato taaanti anni prima da Gene Roddenberry. Il gioco è ambientato nel venticinquesimo secolo, trent'anni dopo il film Star Trek: Nemesis (e quindi, col senno di poi, oltre dieci anni prima di Star Trek: Picard), e si propone al pubblico secondo la tradizionale formula ad abbonamento, anche se due anni dopo proverà un rilancio come free to play. L'ambientazione vede Federazione e Klingon nuovamente in conflitto, romulani ancora in crisi per la distruzione del loro pianeta (avvenuta nello Star Trek di JJ Abrams) e i Borg e il Dominio tornati sulla cresta dell'onda. Il gioco viene accolto dalla critica in maniera tiepida, soprattutto per lo scarso equilibrio fra le due componenti (comando della nave e missioni sui pianeti), ma nel complesso vive a lungo e prospera, considerando che vedrà espansioni fino al 2018 e sulla stampa finirà per essere ricordato tra i migliori videogame dedicati a Star Trek.
Sempre in quei giorni, giunge sui Wii europei Final Fantasy Crystal Chronicles: The Crystal Bearers, nuovo spin-off "nintendaro" della serie Square Enix che si presenta forte del successone riscosso in patria ma viene in realtà accolto in occidente da pareri contrastanti, sopratutto per la svolta action, da molti giudicata eccessiva. Ammetto ignoranza, proseguo.
Il 9 febbraio tocca a BioShock 2, secondo episodio della trilogia firmata Irrational Games che in realtà, su questo capitolo centrale, viene affidata allo studio 2K Marin. Il gioco verrà ricordato come momento "minore" della serie, e in parte ci sta, soprattutto perché sul piano narrativo è decisamente quello meno riuscito, con idee, intuizioni e momenti senza dubbio di gran spessore, ma tutto molto diluiti in un racconto complessivamente poco efficace. D'altro canto, se lo chiedete a me, sul piano del gameplay, dà la birra a entrambi gli altri episodi, per idee, implementazione, realizzazione e level design, alla faccia delle arene al bromuro di BioShock Infinite. A mettere tutti d'accordo, comunque, ci penserà qualche mese dopo lo splendido DLC Minerva's Den, fra i punti più alti della trilogia senza se e senza ma. Ah, ne scrissi qua.
Dieci giorni dopo, giunge in Europa l’ennesimo Aliens vs. Predator sviluppato da Rebellion Developments, che ancora una volta si gioca la carta dello sparatutto in prima persona con tre campagne separate per umani, predatori e xenomorfi. Ne viene fuori un gioco con qualche bella intuizione, alcuni momenti riusciti, abbastanza divertente ma anche pieno di limiti e senza dubbio lontano dalle vette e dall’importanza raggiunta in precedenza dallo stesso studio con lo stesso titolo. Toh, avevo scritto pure di questo.
Qualche giorno dopo, tocca a Heavy Rain, il gioco con cui Quantic Dream e David Cage si rifanno dell’esperienza di Fahrenheit, centrando decisamente più il bersaglio in termini di idee, coerenza e capacità di concretizzare il game design del loro concept di avventura narrativa. Ne esce un gioco che, nel bene e nel male, segnerà il decennio, tanto in termini di grossa produzione a modo suo coraggiosa, quanto sul piano della definizione di un genere che verrà portato avanti da molti altri studi, oltre che dalla stessa Quantic Dream. Qua su Outcast ne abbiamo parlato più volte, l’ultima proprio per celebrarne il decennale.
Pochi giorni dopo, tocca a Silent Hill: Shattered Memories, intrigante reinvenzione del primissimo Silent Hill che ne prende il protagonista e lo usa per farci altro, alternando delle sedute di psicoterapia in prima persona alle più tradizionali fasi di esplorazione in terza persona, che comunque presentano diverse novità, a cominciare dalla scomparsa dei combattimenti. Il gioco, che vanta una colonna sonora del solito Akira Yamaoka e il design di Sam Barlow (poi creatore di Her Story), sfrutta anche molto bene il Wiimote, viene accolto favorevolmente e finirà per essere ricordato da molti come il migliore dei Silent Hill “occidentali”. Ne chiacchierammo qua.
Lo stesso giorno vede l’uscita di Might & Magic: Clash of Heroes, primo gioco realmente d’alto profilo di Capybara Games e anche ultimo prima della svolta che li vedrà diventare fenomeni della scena indie con Superbrothers: Sword & Sworcery EP. Clash of Heroes pesca dalla mitologia di Heroes of Might and Magic V e costruisce un gran guazzabuglio di gioco di ruolo, strategico a turni e puzzle game, trovando una formula che lo fa accogliere molto positivamente da critica e pubblico.
Il carichissimo 26 febbraio ci offre anche Sonic & Sega All-Stars Racing, seguito non seguito della serie Sega Superstars, nata su PlayStation 2 con una raccolta di minigiochi prima e una “simulazione” di tennis poi, il cui “quid” è ovviamente il mescolare personaggi pescati da tutti i giochi Sega possibili e immaginabili. Con questa nuova uscita, l’armata Sonic si dedica alle corse su kart, ricevendo grande riscontro di critica e pubblico e meritandosi quindi un seguito due anni dopo.
Infine, sempre lo stesso giorno vede l’uscita dalle nostre parti di Castlevania: The Adventure ReBirth, terza uscita della serie Rebirth, che ripropone su Wii classici Konami dei bei tempi andati. Questo, nello specifico, è un delizioso remake di Castlevania: The Adventure per Game Boy, da cui comunque recupera più che altro la trama, facendosi poi abbondantemente gli affari suoi. Il gioco viene accolto favorevolmente, anche se qualche inghippo di diritti fa sì che non sia disponibile su tutti i negozi WiiWare d’Europa. Ma insomma, basta cambiare la nazionalità e il gioco è fatto. I problemi di disponibilità, però, permarranno nel tempo, tant’è che non verrà incluso nella Castlevania Anniversary Collection (che però conterrà l’originale per Game Boy). Ah, ne parlammo qua.