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Il telefilm di Spider-Man degli anni 70: come sbagliare tutto lo sbagliabile

Prima di Sam Raimi e della sua trilogia, prima degli anni 2000 e dell'esplosione dei cinecomic, c'è stato un lungo periodo tra gli anni Sessanta e la fine dei Novanta, nel quale Marvel le ha provate tutte. Un sacco di prodotti che sono stati prontamente sotterrati nel giardino dietro la Casa delle Idee, ma che negli anni sono riaffiorati nei ricordi di chi ci era entrato in contatto, come succede con gli incontri alieni. E ci ha pensato Internet a preservarli, custodirli e soprattutto a trasformarli in meme.

Vista la popolarità, tentare la via live action per Spider-Man era d'obbligo e Marvel ci ha provato nel 1977, puntando sulla carta vincente di Spider-Man ma sbagliando praticamente tutto. Sarebbe andata decisamente meglio col quasi contemporaneo telefilm dell'Incredibile Hulk, che vedeva Lou Ferrigno nei panni del gigante di giada e Bill Bixby in quelli del dottor Bruce Banner. Hulk proseguirà infatti la sua corsa per cinque anni di trasmissioni e regalando colpi di reni addirittura fino al 1990, grazie a tre film TV: i primi due dedicati agli incontri con Thor e Daredevil, il terzo incentrato sulla morte del gigante di giada.

Hulk era facile da portare su schermo. Una volta risolto il problema del bestione verde, il 90% del lavoro era fatto. E dipingere della tinta corretta un culturista era stata tutto sommato una buona idea. La scrittura semplice, l'atmosfera malinconica, le storie on the road che difficilmente non attecchiscono sul pubblico... Pochi elementi che hanno fatto diventare la serie un culto, godibile anche da chi non era assolutamente interessato ai supereroi.

Oddio, vedendo il team-up con Thor, ci si rende conto che certe tavanate le tirava fuori anche la serie di Hulk. Ma insomma, รจ accaduto quando ormai eravamo alla fine.

Spider-Man è però concettualmente diverso. È uno che salta fra i palazzi travestito, che affronta nemici travestiti, che hanno folli piani criminali. C'è un cast gigantesco di comprimari tutti di un certo peso e la città di New York sullo sfondo, che è quasi un personaggio a sè stante. Molto più difficile da mettere in scena, in un mondo senza effetti digitali. Marvel decise quindi di puntare anche qui sul realismo. Ma, come già detto, Hulk può perdere i tizi in costume e certe situazioni parecchio fuori dal comune, Spider-Man molto meno.

Nel 1977 debutta quindi The Amazing Spider-Man, con un pilot di 92 minuti in cui le basi ci sono tutte. C'è il morso del ragno, c'è il Daily Bugle, c'è Zia May. Oddio, mancano l'assassinio di Zio Ben e tutta la questione della responsabilità, ma è anche vero che Peter Parker è un universitario che va verso i trent'anni e non un quindicenne, e parte da una certa base di maturità ben più solida. A interpretarlo, il sosia di Francesco Alò, Nicholas Hammond. Nel lungo episodio iniziale, Spider-Man deve già affrontare il suo primo nemico, un finto guru che che con l'ipnosi vuole rendere New York City una città di criminali. OK, ci si aspettava qualcosa di diverso, vero? Un finto guru. Però, dai, è il primo, c'è il morso, le origini, il cast, ci sta mettere un nemico un po' scemo, per concentrare il pubblico sulle origini e tenersi le bombe dei nemici migliori per il resto della serie. E invece no.

Il cast, uscito da una telenovela per massaie.

Due stagioni, episodi da 60 minuti, per un totale di quindici episodi. O tredici, se consideriamo appunto il primo e l'ultimissimo, che in TV sono stati spesso spezzati a metà, vista la lunghezza extra. Ecco, in tutte queste avventure, non c'è traccia di uno - che sia uno - dei nemici storici del Ragno. C'è qualche scienziato pazzo, altri mentalisti guru (eravamo proprio negli anni '70), c'è un episodio con un clone, ma dire che ci azzecchi qualcosa con la celeberrima saga... immaginate, per un appassionato, dell'epoca, pupparsi ogni settimana sessanta minuti di gente che parla in giacca e cravatta e qualche combattimento mal coreografato contro nemici super anonimi. Le scene in cui l'Uomo-Ragno scalava i muri erano mal pensate, ma anche per i mezzi dell'epoca: nessuno mette in dubbio che si dovessero arrangiare, ma non erano proprio cosa. Così come gli effetti delle ragnatele, vere e proprie corde. Inutile dire che nel 1979, dopo soli due anni, la serie chiuse.

Mi accascio un attimo qui, che mi viene da vomitare.

Folle pensare che alcuni episodi diventarono dei film, tre per l'esattezza, e in alcuni paesi calcarono pure le sale cinematografiche. Il pilot venne venduto internazionalmente come un film fatto e finito, Spider-Man, in italia L'Uomo Ragno (uscito anche al cinema, come i due successivi). Spider-Man Strikes Again (L'Uomo Ragno Colpisce Ancora) univa i due episodi successivi al pilot (che vedevano dei cambi di cast dopo l'inizio della serie, fra l'altro) e poi c'era Spider-Man: The Dragon Challenge (L'Uomo Ragno Sfida il Drago), che è il lungo episodio di fine serie, con scene ad Hong Kong. Niente magia, draghi, arti marziali, eh. Una storia di appalti rubati, spie industriali e false accuse. Law & Order anni Settanta, classica storia da supereroe. No?

Ecco, se proprio volete dare un occhio alla serie, la cosa migliore da fare è vedere i tre film, che sono una summa di quel poco che aveva da offrire. Non esistono edizioni italiane fuori dal circuito delle VHS, potete avventurarvi nel mondo dell'importazione o cercare nelle oscure pieghe di internet per ritrovare il doppiaggio italiano storico. Ma lo fate un po' a vostro rischio e pericolo, ve lo dico.

Questo articolo fa parte dell'amichevole Cover Story di quartiere su Spider-Man, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.