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Dicembre 1999: Un florilegio di seguiti improbabili e quella bomba di Planescape: Torment | Old!

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

Il primo di dicembre del 1999, arriva sui Dreamcast europei, con tra l'altro oneri e onori della distribuzione presi in mano direttamente da Sega, nientemeno che Soulcalibur, bomba atomica del prendersi a mazzate. La conversione per la console bianca di culto viene identificata come prime esempio di port casalingo graficamente superiore all'originale da sala (si segnala, in particolare, l'aggiunta di ambientazioni tridimensionali), ma ha dalla sua anche una pletora di modalità aggiuntive, un personaggio extra e tante altre amenità. Il successo è totale e la serie nata qualche anno prima con Soul Edge viene definitivamente lanciata nella stratosfera, dove rimarrà per qualche anno.

Il giorno dopo, tocca a Quake III: Arena, con cui id Software raccoglie la sfida lanciata un mese prima da Epic Games e propone la sua versione di uno sparatutto 3D completamente incentrato sul multiplayer online, con il gioco in singolo limitato a una serie di scontri con bot da abbattere nelle varie arene. Sarà gloria, come ci ha raccontato alla sua maniera Davide Giulivi. Tra l'altro, qualche mese dopo, Quake III arriverà proprio su Dreamcast, in una conversione davvero ottima (pad permettendo), che fra l'altro offrirà il multiplayer cross-platform.

Avanti un giorno ancora e giunge sui Nintendo 64 europei Donkey Kong 64, gioco di piattaforme 3D con cui Rare riprende in mano il gorillone che fama e gloria le aveva garantito nella generazione precedente e lo infila nel modello del platform game tridimensionale lanciato da Super Mario 64. Nel suo bel cartuccione trovano spazio cinque personaggi da controllare, otto mondi farciti, come da deriva folle della Rare d'allora, di fin troppi elementi collezionabili e un bug micidiale che viene risolto con il supporto all'Expansion Pak da 4MB di RAM, che comunque garantisce anche altri miglioramenti e a quel punto viene incluso nella confezione del gioco. La serie verrà poi rilanciata da Retro Studios su Wii con Donkey Kong Country Returns.

Passa una decina di giorni e si manifesta su PC Planescape: Torment, capolavoro di Black Isle Studios e Chris Avellone che verrà ricordato nei secoli dei secoli per la sua (logorroica) scrittura di qualità e per un approccio ruolistico molto distante da quello di Baldur's Gate, nonostante il motore di gioco condiviso. Lo ha ricordato con affetto Stanlio Kubrick.

Tocca poi a Strider 2, quello vero. Quasi un decennio dopo l'uscita esclusivamente "casalinga" dello Strider II apocrifo firmato Tiertex, infatti, Capcom produce finalmente un seguito ufficiale del suo classico, che spedisce per direttissima in sala giochi e successivamente arriverà anche su PlayStation. L'impianto di gioco conserva la sua natura da action/platform bidimensionale, ma il motore grafico propone personaggi 2D che si muovono all'interno di ambientazioni poligonali. Per il resto, è un seguito molto fedele alla linea di partito, che recupera in larga misura il gameplay originale. La serie rimarrà poi surgelata fino al poco riuscito reboot del 2014.

A metà mese si manifesta su Nintendo 64 un'altra operazione di recupero, decisamente meno fortunata rispetto a quella dedicata allo scimmione. THQ lancia infatti in Europa Road Rash 64, che ripropone una serie di grande successo su Mega Drive con un gioco dignitoso ma non all'altezza degli illustri predecessori.

Infine, il 30 dicembre 1999, Activision lancia su PC il gioco d'esordio di Pandemic Studios, Battlezone II: Combat Commander. Così come il suo pregevole predecessore, questo seguito si appoggia su un marchio storico dell'era arcade per proporre un fascinoso mix di azione in prima persona e strategia in tempo reale. Il frullato continua a funzionare molto bene ma il gioco viene in parte affossato da una realizzazione imprecisa e un florilegio di bug, che ne ammazzeranno il potenziale commerciale e porranno sostanzialmente fine alla serie. Battlezone II verrà riproposto nel 2018 in un remaster intitolato Battlezone: Combat Commander.